Charlie Gard, così giovane e nonostante ciò così conosciuto nel mondo intero

 

foto (3)Questa vicenda ha ormai superato ogni limite. Ma chi ci dice, poi, che non sia tutto uno sporco gioco a danno del popolo pecorone e sentimentale? E non solo. Chi ci guadagna in tutta questa assurda, discriminatoria e losca vicenda?

1)      I giornali, i rotocalchi, la tivù, il web, ecc.

2)      La Brexit.

3)      I genitori del bambino. Qualcuno, forse, gli ha offerto un sacco di soldi, purché stessero al gioco e tenessero il becco chiuso.

4)      Tenere poi col fiato sospeso milioni, se non miliardi di esseri umani in giro per il Pianeta, è un grande successo per i manipolatori di esseri umani.

5)      La religione cristiana in generale e la Chiesa di Roma in particolare.

6)      Charlie Gard è già famosissimo, lui che non sa neppure di esserlo, in tutto il mondo, e cosa ha fatto per meritarselo?

7)       Cinismo? Puro volgare spietato cinismo stile occidentale? Perché no?

8)       Eccetera.

Chi ci perde in tutta questa fumosa faccenda?

9)      Sicuramente non la regina, non lo Stato, non i capitalisti, non i giornalisti, perde chi paga il conto. E chi paga il conto? Quelli che, a torto o a ragione, l’hanno sempre pagato: i lavoratori.

10)   C’è un altro perdente in questa storia d’orrore e questo è il piccolo innocente Charlie: chi è il responsabile di tutti i suoi dolori e silenziosi supplizi?

D’altra parte, ci chiediamo noi, perché fare tanto chiasso per un bambino che comunque, ci dicono, non si può salvare? Ci sono milioni e milioni di bambini nel mondo che muoiono di fame e sono in ottima salute, in ottima forma e con tanta voglia di vivere, e per questi bambini non si fa nulla, invece si sta voltando il mondo sottosopra per Charlie Gard e la sua rara malattia genetica.

E nel caso fosse vera la storia di Charlie, perché gli inglesi non permettono che il bambino sia portato e curato negli Stati Uniti? Forse i britannici hanno paura di confrontarsi con la scienza medica americana e temono poi di essere svergognati nei secoli a venire?

Supponiamo ora che si riuscisse a salvare Charlie Gard dalla sua malattia genetica, sarebbe questa una vittoria (sicuramente per lui e la sua famiglia sì) o una sconfitta umana? A quanti bambini, poi, si dovrebbe dare la stessa chance e la stessa attenzione che è stata data a lui, a Charlie, tutte le volte che un male sconosciuto li invade? E cosa dire di tutti quei bambini che sono malati di malattie conosciutissime e nonostante ciò non vengono curati?

In ogni caso, e questa è la mia posizione, se potessi utilizzare tutto il denaro, il tempo, l’energia, insieme a tutta quella materia grigia che sono stati usati fino ad oggi in questa vicenda, diciamo tra Charlie e altri bambini affamati e malati in giro per il mondo, beh, mi dispiace, ma avrei seguito la massima di Brentham: “la più grande felicità per il maggior numero”. Sono un cinico? Probabilmente per il lettore, io mi vedo come un umanista.

E così via.

Per me, in tutto questo carnevale e isteria, c’è qualcosa che spicca chiaramente: vedo un quid di mostruoso e terrificante nel cuore dello Stato inglese. Hamlet si sbagliava. Non era nello Stato della Danimarca che c’era qualcosa di marcio, “Something is rotten in the state of Denmark”, ma lo era, e lo è ancora oggi più che mai, in quello inglese.

Viviamo in un mondo malvagio e pieno di manipolatori di esseri umani, e più si va in alto della piramide sociale, più i loschi individui che vi troviamo, sono inumani, falsi e ipocriti. Il loro unico dio e la loro unica etica sono la conservazione del loro potere e dei loro averi, il resto, per questi signori, non esiste, ovvero esiste solo per essere sfruttato e soggiogato al massimo.

Leibniz aveva torto: non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma nel peggiore di tutti gli immaginabili e inimmaginabili possibili mondi.

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.

 

 

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