Chi sono le vere prostitute?

Intanto c’è da dire che ci sono tanti tipi di prostituzione, forse tanti quanti sono gli uomini e le donne sulla terra. La prostituzione è un fenomeno umano: gli animali non si prostituiscono, gli esseri umani sì. Lungo tutto il nostro percorso storico, non abbiamo fatto altro che costruirci una cultura della prostituzione. È la base portante che mantiene l’equilibrio sociale.

Ci si prostituisce in ogni campo e in un milione di modi: in famiglia, sul lavoro, a scuola, sui mercati, nelle fabbriche, in vacanza, sulla strada, in politica, nei sistemi religiosi, nei sistemi aziendali, nell’esercito, in ogni genere di business, in ogni cellula sociale c’è prostituzione. Il detto che meglio descrive il concetto di prostituzione è: forti coi deboli; deboli coi forti. Questo dover sottomettersi in un modo o in un altro al più forte, al più furbo, al più spietato, è il cuore della prostituzione e della civilizzazione.

Nel campo della prostituzione femminile poi abbiamo popolato il linguaggio di termini quali meretrici, passeggiatrici, puttane, sgualdrine, donnacce, troie, peripatetiche, zoccole, baldracche, squillo, bagascie, cortigiane, cocotte, massaggiatrici, ecc. E perché poi? Perché tutta questa sfilza di nomi per designare la stessa persona, la prostituta? Perché, in realtà, siamo tutti sessualmente repressi, tutti ghiotti di sesso, tutti alla ricerca di questo prezioso effetto carnale. I maschi se ne vanno in giro con un pene eretto sulla fronte, il loro occhio polifemico, e le femmine sbavano per poterglielo succhiare. Magari lo facessero! Invece no, invece reprimono, invece si spremono, si grattano e si auto-masturbano d’una parte e dall’altra.

Ma poi, in questo mondo così sistematicamente prostituzionalizzato, chi sono le vere prostitute? Sicuramente non quelle che la mente comune chiama prostitute. Affatto. Spesso, molto spesso, almeno il 99 per cento di quelle che noi chiamiamo prostitute, non sono per nulla prostitute. Sono donne che devono, se vogliono sopravvivere e fare sopravvivere le loro famiglie, devono prostituirsi, devono buttarsi nel fango e devono farlo perché così è stato deciso per loro.

Queste donne, però, se avessero potuto scegliere tra la prostituzione e una vita onorata, quale avrebbero scelto? Se avessero potuto trovare un lavoro dignitoso, se avessero potuto guadagnarsi un pezzo di pane facendo un mestiere qualunque eccetto quello della prostituzione, sarebbero forse andate a battere i marciapiedi? Si sarebbero gettate nelle braccia di sconosciuti per qualche soldo? Avrebbero scelto come via quella del postribolo? Avrebbero dato la parte più intima, più bella e più importante della loro vita a gente che non conoscono e non amano, ma che, per il più delle volte, gli fa schifo? Si sarebbero date a individui sconosciuti, gente spesso viziosa e brutale?

Ma chi, poi, e questo è il punto cruciale del nostro discorso, chi spinge le prostitute a fare le prostitute? Chi le spinge a uscire di casa di notte e di giorno per andare in luoghi brutti, squallidi, solitari, bui, freddi, piovosi, allucinanti? Chi le spinge a fare le prostitute in casa, a luci rosse, negli alberghi, nelle macchine, ovunque possono? Chi le spinge a mettersi al bordo della strada mostrando il loro corpo bello, brutto, stanco, stufo, calpestato, doloroso, al limite dell’umiliazione e della sofferenza, e ciò per attirare ipotetici clienti? Chi le spinge così atrocemente e barbaramente a buttarsi nella melma della perdizione? A darsi a potenziali maniaci sessuali? A esporsi a possibili malattie infettive che il loro mestiere non esclude? A ritornare a casa mezze morte, mal viste, con mal di testa e chissà cos’altro, chi? Chi le spinge a tutto questo bordello fisico e mentale?

Dovremmo essere proprio innocenti, cattivi, cretini, ignobili a pensare che sono i magnaccia, i ruffiani, gli sfruttatori, i protettori, i pimp o come li si vuol chiamare, a farlo. Per nulla, non sono costoro. Questi sono solo una maglia della stessa triste abbattuta catena sociale. È chiaro chi, allora. Infatti lo sappiamo tutti chi. Sono le nostre obbrobriose leggi sociali, la nostra cara società capitalistica e, soprattutto, è lo Stato, lo Stato predatore. Sono queste la causa e il motore che spingono oneste donne a darsi alla prostituzione, a lanciarsi nell’inferno sociale, e tutto questo per sopravvivere.

Queste donne, però, le donne che lo Stato e la società spingono alla prostituzione, non sono in realtà delle prostitute. Semmai le “vere prostitute” sono lo Stato e la società. Il primo che legifera e tollera; la seconda perché è compiacente del fare banditesco e malvagio dello Stato; il primo perché senza il bordello sociale la sua esistenza risulterebbe inutile; la seconda essendo una società depressa e mortifera, ha bisogno delle prostitute per alleviare la sua frustrazione e la sua misera insignificante esistenza.

La prostituta, quella che le leggi sociali obbligano a fare la prostituta, non lo fa per piacere ( e prescindiamo dalle ninfomani, dalle donne sessualmente inappagabili, da quelle che fanno del pene il loro padrone e signore ), ma lo fa per disperazione, per povertà, per continuare a restare in vita. Queste donne bruciano e massacrano la loro esistenza ( raramente una donna che fa la prostituta riesce poi a rifarsi una vita degna di essere vissuta ), grazie ad una società inumana, bestiale, abietta, ma soprattutto grazie ad uno Stato fondamentalmente irresponsabile, indifferente, senza etica, senza pietà, mostruoso, uno Stato che oltre a proteggere il suo culo e il suo bottino non vede e non sente.

Quando vedo, in una notte fredda, buia, piovosa, allucinante, mentre ritorno a casa in macchina dal lavoro, quando vedo una povera donna a fianco della strada, tutta intirizzita dal freddo, tutta sola, tutta avvolta nella sua dolorosa esistenza, realizzo quanto sia ingiusto e grottesco il mondo in cui viviamo; realizzo quanto avrei preferito nascere, se nascere dovevo, tutto eccetto che umano.

Comunque, per conto mio, le vere prostitute non sono quelle che comunemente chiamiamo prostitute, per me le vere prostitute sono quelle che si danno a uomini ignobili per fare carriera, per ricevere promozioni, per ottenere un impiego, per passare un esame, per fare vita comoda e per questo e per quest’altro, ma soprattutto le vere prostitute sono quelle che fanno le prostitute per dovere (vedere il libro di Paolo Sorcinelli “Avventure del corpo”, pagine 155-156). Queste sono tutte quelle mogli, compagne, conviventi che si danno ai loro mariti, ai loro uomini anche se non li amano, anche se li detestano, anche se non li rispettano, anche se le picchiano, anche se gli fanno schifo, anche se le tradiscono e le odiano. Sono queste la vera vergogna e il vero squallore sociale, sono queste le reali prostitute.

E così, conviventi e mariti e mogli legittimamente sposati, sposati con la patente rilasciata dallo Stato e dalla Chiesa, si accoppiano nel più degradante e scandaloso rapporto sociale, e lo fanno, non per amore, ma perché è il dovere che lo esige! Ecco la vera prostituzione.

Allora, quando parliamo di prostitute, facciamo attenzione, per favore, facciamo attenzione a non confondere le donne oneste e dignitose dalle vere e proprie puttane.

 

Comments

  1. By IlCielosemprepiu Blu

  2. By francis

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