Dante Alighieri e i “mostri sacri” del Paese delle meraviglie

Se oggi l’Italia si trova ad essere un paese del “quarto mondo” (i paesi del “terzo mondo” sono in via di sviluppo, quelli del quarto in un’involuzione cronica e l’Italia è uno di questi); se oggi l’Italia si trova ad essere al 72esimo posto nel mondo; se oggi il popolo italiano, senza il quale nulla nasce cresce o fiorisce, è un popolo, nonostante la sua operosità, senza brache e senza dignità; se oggi l’Italia è in svendita sui mercati mondiali; se oggi l’Italia è in ginocchio; se oggi i lavoratori italiani devono lavorare 7 mesi all’anno per pagare il debito pubblico; se oggi l’Italia ha i peggiori governanti al mondo; se oggi la terra di Gramsci è diventata uno zimbello mondiale, questo lo deve alla sua cultura, una cultura vecchia, confessionale, intrisa di riti, dogmi, preghiere, abracadabra; una cultura chiacchierona, priva d’un contenuto degno di questo nome, una cultura impotente e senza spina dorsale, insomma una cultura morta e stramorta.

Questa sua posizione, così penosa e umiliante sul piano nazionale e internazionale, la deve in massima parte ai “mostri sacri” delle sue “auliche lettere”, tutti, nessuno escluso, sfruttati e manipolati ad hoc dalla classe dirigente. Dante Alighieri è uno di questi “mostri sacri”. La Divina Commedia, come si è visto nei 4 post che gli abbiamo dedicato, non ha apportato al Paese progresso, illuminismo, emancipazione, scienza, democrazia, forza di spirito, ma sfruttamento, roghi, paura, ignoranza, squallore politico e sociale.

Quelli che oggi difendono questo tipo di cultura, lo fanno per el particular loro, direbbe Guicciardini, e il dramma è che non si rendono neppure conto che i loro “sporchi interessi” stanno per finire e presto si troveranno anch’essi col culo per terra e sulla strada dell’inferno!

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