Fiori di sierra, romanzo, la vita all’estero, parte seconda (9)

IX

Era domenica, l’ora del consueto struscio festivo. Un odore salmastro aleggiava tra la gente che passeggiava in corso Cavour. Gli uomini si prendevano a braccetto come fanno le coppie, parlavano, gesticolavano, sostenendo le loro idee in animate discussioni. Alcuni simulavano un atteggiamento di indifferenza, ma in verità con rapide occhiate coglievano tutti i particolari intorno a loro. Le zitelle gironzolavano per ore, cercando di non sfuggire agli occhi di nessuno. I ‘dottori’, i ‘cavalieri’, i ‘commendatori’, i ‘don’, erano quelli che si distinguevano lontano un miglio per quel loro saluto reciproco e contemporaneo, quel piccolo inchino con la testa, quella scappellata e:

“Buona passeggiata, dottore!”

“Altrettanto a lei, cavaliere!”

I giovanotti, briosi e spacconi, esibivano al meglio la loro mascolinità quando incontravano le ragazze. Queste, nell’istante dell’incrocio, tacevano e, un attimo dopo, scoppiavano in risate isteriche. C’erano anche, tra coloro che passeggiavano, dei campagnoli. Non era difficile riconoscerli, stonavano tra gli stideresi che li evitavano con disprezzo. Raramente si vedeva qualcheduno in giro da solo. Quando ciò avveniva, era quasi sempre un povero diavolo o una personalità che, non trovando un suo pari, camminava a capo chino per non farsi salutare e non salutare nessuno.

The girls, insieme a Nicolò e Vincenzo, dopo un paio di avanti e indietro, si sedettero sulla terrazza del bar Tonino. Presero una granita e per un po’ guardarono quella fiumana che gli passava davanti. Poi, dopo aver consumato e pagato le granite, si erano alzati ed erano andati via.

Una volta visitato Stìdero e dintorni, the girls decisero che per loro la spiaggia era il posto più adatto dove trascorrere quei giorni di vacanza che ancora rimanevano. Il clima, nonostante si fosse in ottobre, era caldo e fare il bagno e sdraiarsi sulla sabbia era pur sempre un piacere.

In spiaggia, the girls, in poco tempo si erano fatte tutta una schiera di ammiratori e guardoni. Ne erano lusingate. Si divertivano, si crogiolavano al sole, e la sera, insieme a Nicolò e Vincenzo, andavano al ristorante, a passeggiare in corso Cavour.

 

Un giorno in cui erano sole – Nicolò aveva un impegno e Vincenzo doveva studiare per un esame -, si erano preparate uno spuntino e da bere, poi avevano preso la macchina ed erano andate a cercarsi un posto lontano da tutti e da tutto.

Innanzi a loro c’era il mare calmo blu invitante, dietro di loro un canneto, poco oltre una fila di pini. Più lontano, tra le colline, i fichi d’India e gli alberi di mandorlo, si sentiva ogni tanto il rombo di qualche automobile.

The girls, con una certa apprensione, diedero un’occhiata in giro per vedere se erano sole oppure no. Non videro nessuno. Per un momento ebbero l’impressione di trovarsi in un luogo primitivo, a diretto contatto con la natura. Il Sole scaldava, la sabbia sotto i piedi scalzi era soffice, piacevole. Sheryl gettò l’asciugamano per terra, posò al suo fianco il cestino che aveva in mano, si spogliò e senza far parola entrò in acqua, nuda. Judy e Gaby la seguirono.

“It’s gorgeous!”1

“Beautiful!”2

“Lovely!”3

Continuarono per qualche tempo a parlottare e a scherzare tra loro, senza smettere di tuffarsi, nuotare e spruzzarsi vicendevolmente. Quando si stufarono, uscirono dall’acqua e si stesero sulla spiaggia con un’espressione di piacere in volto. Si sentivano in forma, rilassate, contente, in grado di godersi la bellezza che le circondava.

Il sole seguitava a riscaldarle, la brezza accarezzava i loro corpi, il pigro flusso e riflusso delle onde le faceva assopire, la quiete intorno le rassicurava. Avevano smesso di parlare. Sonnecchiavano, fantasticavano, e con occhi semichiusi si guardavano il corpo. Quel corpo, che a volte a Sydney usavano per ricavarne un poco di gioia, illudendosi del contrario, adesso lo guardavano con gusto narcisistico. I seni erano sodi, la carnagione vellutata e, al sole che la illuminava, appariva morbida, fine, deliziosa: era seducente il loro corpo e se lo sentivano pieno di vita.

Forse una volta, lungo i secoli, solo gli uomini si erano coricati così sulla sabbia, senza timore, senza pudore, orgogliosi della loro  forma sana, forte e della loro bellezza fisica dominata da sua maestà il Fallo. Quanto tempo era dovuto trascorrere, quante ingiustizie   sofferte, taciute, e quanti pregiudizi infrangersi perché delle giovani donne potessero sdraiarsi nude su una spiaggia del Mediterraneo, a godersi il fascino del luogo e i raggi caldi del sole? Sicuramente le cose stavano migliorando, stavano cambiando, stavano …

Udirono qualcosa muoversi dietro di loro. Trasalirono. Si voltarono per vedere. Orrore! Com’era stato possibile? Come avevano potuto? Videro che quattro giovinastri erano riusciti ad avvicinarsi senza farsi sentire e si stavano masturbando con gli occhi puntati su di loro. Quando i segaioli realizzarono che le femmine si erano accorte della loro presenza, non si scomposero, non scapparono. Pian piano, come in un grottesco rituale, si erano messi a girar loro intorno esibendo i genitali, passandosi la lingua sulle labbra e cacciando grugniti.

The girls, spaventate, si rivestirono alla  meglio, presero quello che avevano portato con loro e senza dire parola cominciarono ad andarsene. Non fu possibile. I segaioli le accerchiarono, strinsero, sbarrarono loro la strada.

“You, filthy things!” 4

“You yahoos, go away, leave us alone!” 5

“Dirty nuisance, how dare you?” 6

Uno di questi si lanciò su Sheryl e non appena le sue mani l’afferrarono, si masturbò, le schizzò addosso sperma. Lei si difese dandogli un colpo fermo e forte col ginocchio nel ventre. Il galletto, fuori di sé dalla voglia e senza più rendersi conto di quello che faceva, ruzzolò per terra e, come se avesse avuto la ragazza sotto di lui, si era messo a fare all’amore con la sabbia.

Ci fu un azzuffarsi generale. Le femmine graffiavano, mordevano, picchiavano, tiravano sabbia e pietre contro i loro assalitori. La loro reazione non scoraggiò i maschi, anzi li rese ancora più aggressivi e i colpi che ricevevano parevano loro baci e carezze.

Gaby aveva rischiato di essere buttata per terra e stuprata, ma Judy corse in suo aiuto mordendo tanto accanitamente l’attaccante da farlo urlare e mollare la preda.

Mentre la zuffa imperversava, apparvero alcune persone in lontananza. I segaioli, specie di bruti in panni umani, scorgendole, tentarono un ultimo assalto buttandosi con ulteriore furia sulle girls, abbracciandole, baciandole e stringendole forte a loro. Poi filarono come il vento sparendo nel canneto.

Le australiane, liberate da quel flagello, si rivestirono, si aggiustarono alla meglio e col cuore pieno di rabbia e di dolore si diressero alla macchina.

A casa, Nicolò non c’era. Ebbero il tempo di rimettersi, nascondere i lividi, i graffi ricevuti e la loro triste esperienza.

Né Nicolò né Vincenzo seppero mai di quella vicenda. The girls avevano deciso di non farne parola. Forse per non sentire di nuovo lo sporco e la violenza di quell’affronto, forse perché, dietro la brutalità sessuale di quei giovani, erano giunte a capire l’infelicità e il livello mentale in cui viveva quella gente, dominata da pulsioni incontrollabili e prigioniera di se stessa; o forse perché quell’attacco era riuscito a riportare la loro coscienza indietro, in un mondo retrogrado e buio, in un mondo in cui le donne dovevano sentirsi colpevoli anche quando colpevoli non erano. L’inaccettabile era che nel profondo del loro animo the girls avvertivano che anche loro, dopotutto, avevano qualche colpa. Sentivano che, in fondo in fondo, non erano altro che femmine e che quegli altri, in fondo in fondo, non erano altro che maschi.

Il resto della vacanza passò in fretta. Nicolò aveva capito che the girls non volevano più andare in giro da sole e che desideravano la sua compagnia. Decise di accontentarle e di fare del suo meglio perché potessero trascorrere il più piacevolmente possibile gli ultimi giorni della loro vacanza.

Amedeo e Lucia li invitarono a cena una sera e loro contraccambiarono l’invito. Trascorsero un altro giorno con Michele e Maddalena e il resto del tempo se lo godettero fra loro.

Un paio di volte Vincenzo e Sheryl se n’erano andati in giro con la Vespa. Li consolava l’idea che un giorno, volendo, avrebbero potuto rincontrarsi. Judy conosceva il gioco: “No deep involvement” 7. E non faceva altro, malgrado le sue idee, che mordersi le labbra quando ci pensava: non poter far nulla per la persona per cui avrebbe fatto tutto! Gaby era l’unica che non vedeva l’ora di lasciare Stìdero.

Quando si dissero addio, avevano tutti, chi più chi meno, un nodo in gola, persino Gaby. Vincenzo fu prodigo di gesti con la mano mentre la macchina delle girls si allontanava. Nicolò le seguì con lo sguardo. Avrebbe voluto gesticolare anche lui, ma non lo fece. Rimase freddo, impalato sul ciglio della strada guardandole scomparire in lontananza.

 

1 “È superba!”

2 “Incantevole!”

3 “Fantastica!”

4 “Voi, cose schifose!”

5 “Voi, zoticoni, andate via, lasciateci in pace!”

6 “Sporchi rompiscatole, come osate?”

7 “Non profondo attaccamento.”

 

 


 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *