I semi che germogliano

La lettura dei grandi libri come esercizio di espansione del cervello, di apprendimento, di spiritualità e, soprattutto, di apprezzamento culturale e di ricchezza vitale, è indispensabile. Scrive Ursula Le Guin ne “Il linguaggio della notte”:

“Leggiamo i libri per scoprire chi siamo. Che cosa fanno, pensano e sentono altre persone, reali o immaginarie, o che cosa hanno fatto, pensato e sentito, o che cosa potrebbero fare, pensare e sentire, è una guida fondamentale per poter comprendere che cosa siamo e potremmo diventare noi stessi. Una persona che non abbia mai conosciuto un altro essere umano non potrebbe essere capace di introspezione più di un terrier o di un cavallo; può darsi, ma è improbabile che riesca a mantenersi vivo, ma non potrà sapere niente di se stesso, per quanto a lungo abbia vissuto con se stesso. E la persona che non avesse mai sentito raccontare e letto un racconto, un mito, una parabola, o una storia, rimarrebbe ignara delle altezze e degli abissi dei suoi stessi sentimenti e del suo spirito, non saprebbe davvero pienamente che cosa sia essere uomo. Perché il racconto, da Gilgamesh a Guerra e pace, è uno degli strumenti fondamentali, inventati dalla mente dell’uomo, per conquistare il giudizio. Ci sono state grandi culture che non usavano la ruota, ma non ci sono state culture che non narrassero storie.”

Se le cose stanno così, allora è importantissimo leggere, riflettere, dialogare, perché questo vuol dire vivere da umani e non da bestie. Leggere non dovrebbe essere una fuga dal reale, ma un’attività di formazione e di trasformazione di noi stessi oltre che di emancipazione; leggere, forse, è il cibo più nutriente e più salutare d’un cervello sociale degno di questo nome.

 

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