L’articolo 18

Se l’articolo 18 sarà cancellato dai diritti del lavoratore, le cose andranno a finire più o meno così.

Come prima cosa, colui che è stato licenziato ingiustamente, andrà da un giudice di pace. Questi fa parte dell’apparato statale, quindi è, per così dire, sposato con lo Stato, perciò difende le leggi dello Stato, quelle leggi che danno anche a lui prestigio e ricchezza; il giudice, inoltre, fa parte della sovrastruttura, dunque fa gli interessi del capitalismo che anch’esso fa parte dell’apparato statale. Il verdetto è chiaro allora, il licenziato che si indirizza a lui non avrà nessuna chance;

il secondo passo del licenziato è di prendersi quello che gli viene offerto dal padrone e starsene zitto;

il terzo passo sarà quello di cercarsi un altro lavoro, però lavoro non troverà, siamo in un periodo di crisi, crisi creata dallo Stato;

il quarto passo si presenta pieno di problemi: i soldi dell’ultima paga sono finiti, l’affitto si deve pagare, i figli hanno fame, la moglie strilla, i creditori minacciono di…, ecc;

il quinto passo non dà scelta: rubare, suicidarsi, andare ad ammazzare l’ex padrone oppure comprarsi un fucile automatico, scendere in strada e scaricarlo sui passanti.

Ecco dove porta la cancellazione dell’articolo 18.

 

 

 

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