L’Indifferenza divina (11)

Fatima

Conosci la storia di Fatima, Rossi? Non fa niente, te la racconto io. Iniziamo con la danza del Sole che è la parte più carina di questa storia. Pare che il giorno in cui si manifestò la Santa, la Madonna che videro i tre pastorelli, tutti o quasi tutti i presenti, videro il Sole ballare. Il Sole si era messo a ballare, Rossi! Il Sole, un pianeta bollente di un milione e più chilometri di diametro, si era messo a ballare il twist in mezzo al cielo, capisci? Con Giosuè, il Sole si era fermato durante la Battaglia di Gabaon: “O sole, fermati su Gabaon / e tu, o luna, nella valle di Aialon” / E il sole si fermò, e la luna ristette, / finché il popolo si fu vendicato dei suoi nemici” Gs 10/12. Invece, con i pastorelli di Fatima il Sole (1) si era messo a ballare! Pare che l’abbia fatto anche in onore del principe di Dio, papa Pio XII, l’amico di Hitler. Ma lasciamo perdere le ballate del Sole e gli amici di Pio XII e continuiamo col racconto di Fatima.

I portoghesi, in quei tempi, avevano una fifa tremenda del comunismo, perché, questo, nel suo piano, aveva previsto la distruzione di tutte le superstizioni religiose e, in particolar modo, di quella cattolica che è, secondo i marxisti, la peggiore in assoluto al mondo, e lo è, sostengono, perché è una religione che vuole imporsi su tutte le altre e in tutti i paesi, è una religione missionaria, aggressiva, pronta a tutto pur di realizzare il suo incubo, cioè l’inferno sulla Terra. Dunque, per evitare che i comunisti la distruggessero, doveva trovare il modo di sconvolgere le masse ottuse e metterle contro i bolscevichi. Ecco allora che fabbrica una bella storia, ecco arrivare l’apparizione della  Madonna  ai tre pastorelli:  Lucia,  Giacinta  e Francisco. Uno non può fare a meno di chiedersi: ma perché, ma perché la Madonna sceglie sempre degli imbecilli a cui mostrarsi? Perché, almeno per una volta, non è andata da un Feuerbach, da un Darwin, da un Voltaire? Niente, la Santa Santissima Madonna ama quelli privi di storia, i soliti poveri di mente e di cultura.

Il fatto è, Rossi, che la favola di Fatima, come quella di Bernadette Soubirous, come quella di Maria Goretti, è una favola politica. Contro la Russia comunista ci si inventa Fatima in Portogallo; in favore dei dogmi e dei miracoli ci si costruisce la Madonna di Lourdes; per meglio saldare Chiesa e Fascismo, si crea santa Maria Goretti.

La Madonna, a Fatima, ha voluto presentarsi ai pastorelli vestita di luce, altrimenti quelli lì, così ciechi e tonti, rischiavano di non vederla. E vuoi sapere in che anno è apparsa? Non ci crederesti, Rossi. La Signora vestita di luce è apparsa nel 1917, proprio l’anno della Rivoluzione Russa!

Tre anni dopo la famosa apparizione, a causa dell’influenza, la cosiddetta spagnola, ci dicono, Giacinta e Francisco, guarda caso, tirarono le cuoia, mentre Lucia dos Santos ha raggiunto la ragguardevole età di 95 anni. Tu capisci, Rossi, tu capisci che è più facile strumentalizzare una sola persona che tre. Tre persone, per quanto ingenue e idiote, potrebbero, col tempo, dire cose che non avrebbero dovuto dire; meglio tenerne in vita una sola. E il buon Dio, il Muto, quello che vive lassù, capendo e prevedendo tutto, fece ciò che doveva fare: ne eliminò due.

 

L’Opus Dei

Non ci si inventano solo santi per combattere i nemici, Rossi, si inventano anche nomi e precetti per scroccare soldi al prossimo, particolarmente ai pecoroni e a quelli che si sentono persi in un mondo senza direzione e senza senso.

“Come presidente generale dell’Opus Dei, il vescovo Aringarosa aveva trascorso l’ultimo decennio della vita diffondendo il messaggio dell’ “opera di Dio”, che era ciò che significa, alla lettera, Opus Dei. L’associazione, fondata nel 1928 dal sacerdote Josemarìa Escrivà, patrocinava un ritorno ai valori cattolici tradizionali e incoraggiava i suoi appartenenti a compiere grandi sacrifici, nel corso della loro vita, per portare a compimento l’opera di Dio.

“La filosofia tradizionalista dell’Opus Dei si era inizialmente radicata nella Spagna prima della salita al potere di Franco, ma con la pubblicazione nel 1934 del libro di esercizi spirituali di Josemarìa Escrivà, La via – 999 argomenti di meditazione per compiere l’opera di Dio durante la propria vita – il messaggio del sacerdote spagnolo si era diffuso nel mondo; oggi, con più di quattro milioni di copie della via circolanti in quarantadue lingue, l’Opus Dei è ormai una forza a livello globale”, “Il codice da Vinci”, p. 42.

L’autore, Dan Brown, continua riportando un recente fatto successo negli Stati Uniti: “… Due mesi prima, un gruppo dell’Opus Dei, in una università del Midwest americano, era stato scoperto a somministrare mescalina agli aspiranti membri per portarli a uno stato euforico che doveva essere interpretato dai neofiti come un’esperienza estatica religiosa. Lo studente di un’altra università, nella sua malintesa ansia di purificazione, aveva usato il cilicio uncinato per ben più delle due ore al giorno consigliate e si era procurato un’infezione che per poco non l’aveva portato alla morte. A Boston, non molto tempo prima, il giovane proprietario di una banca di investimenti aveva lasciato tutto il suo denaro all’Opus Dei prima di tentare il suicidio in un momento di depressione.

“L’opera di Dio comporta necessariamente voti di castità, cessione dei propri beni, espiazione dei peccati attraverso l’autoflagellazione e il cilicio”, p. 43.

E vuoi sapere, Rossi, come l’Opus Dei utilizza i sudatissimi lasciti e guadagni? Ce lo dice lo stesso autore: “Murray Hill Place, la nuova sede nazionale e centro di conferenze dell’Opus Dei, è collocato al numero 243 di Lexington Avenue, a New York City. Costato poco più di quarantesette milioni di dollari, il grattacielo di dodicimila metri quadrati è rivestito di mattoni rossi e di calcare dell’Indiana”, p. 41.

 

La scomunica di p. Tissa Balasuriya

L’Indifferenza divina non si ferma solo a queste escogitazioni piratesche. Pas du tout! Censura anche. Scomunica anche. Non sto parlando di censure e scomuniche di qualche secolo fa, Rossi, sto parlando di censure e scomuniche di oggi. E così quelli che non riesce ad indurre al suicidio o ad arrostirli sulla terra, scomunicandoli, li manda, of course, a bruciare per sempre nell’inferno. Questa volta è toccata a p. Tissa Balasuriya.

“Città del Vaticano-Adista. Ecco fatto. La vicenda di p. Tissa Balasuriya, teologo dello Sri Lanka sotto inchiesta da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede per il suo libro su Maria (v. Adista nn. 45 e 46/96), è giunta alla conclusione: scomunica. Una parola pesante come un macigno, di cui non si parlava più dai tempi di Léfèvre. La sanzione, datata 8 dicembre, era nell’aria già da tempo, almeno da quando, il 15 maggio di quest’anno, p. Balasuriya, religioso degli Oblati di Maria Immacolata, si è rifiutato di sottoscrivere una “professione di fede” ad hoc che la Congregazione per la Dottrina della Fede gli aveva ingiunto di firmare, pena il ritiro della qualifica di teologo nonché la scomunica “latae sententiae” (scomunica).

“Il tutto senza un processo, nonostante quanto prescrive il Diritto Canonico agli articoli 50 e 22 1. E senza un dialogo. P. Balasuriya ha tentato invano per quattro anni di ottenere, tanto dalle autorità della Chiesa del suo Paese quanto da Roma, un’inchiesta giudiziaria sulle accuse mosse contro il suo libro. Niente da fare. E la condanna è arrivata”, da Internet 2005. Indice. Associazione di solidarietà Internazionale.

 

Omicidio in vaticano

Nel 1506, papa Giulio II, per proteggersi dai lanzichenecchi di Massimiliano d’Austria, i mercenari che saccheggiarono Roma nel 1527, creò la famosa guardia svizzera, un corpo di soldati al servizio di Sua Santità il papa. Oggi, questi difensori del monarca più vecchio d’Europa, il papa re, nonostante l’aria divina che si respira nel suo palazzo, nonostante ciò, sembrano molto insoddisfatti. Alcuni di loro sono depressi, altri nostalgici, altri ancora violenti e pronti al crimine. È il caso del comandante Alois Estermann, di 44 anni, e di sua moglie, Gladys Meza Romero, assassinati, il 4 maggio del 1998, dal vicecaporale Cèdric Tornay, di 23 anni, che si è poi suicidato. L’evento destò molto scalpore, ma presto venne insabbiato. Perché?

Ecco qualche stralcio preso da Internet. Una suora trova i corpi della guardia svizzera Tornay e delle sue vittime. Subito dopo un comunicato fornisce la versione dei fatti. Ma qualcosa non convince, come in molti intrighi del passato tra le mura del Vaticano.

“Stupirsi significherebbe però essere fuori dal tempo e dimenticare vicende del passato. Semmai la tragedia del 4 maggio 1998 riapriva anche capitoli a ritroso di una Roma papale che nei secoli aveva visto ben altro. A riprendere certi fatti dalla notte dei tempi ad Ali Agca (colui che cercò di uccidere il papa nel 1981) non basterebbe un’enciclopedia. Basti ricordare che nel 974, appena eletto, Bonifacio VII fece strangolare il predecessore Benedetto VI per essere detronizzato meno di un anno dopo e assassinato. Il periodo di Papa Borgia vide tra i nefandi protagonisti il figlio Cesare, il quale fece ammazzare in piazza San Pietro il marito della sorella Lucrezia e gettare nel Tevere il fratello Giovanni. Il cardinale di S. Onofrio votò in ben cinque conclavi, si vantò d’essere stato determinante nell’elezione di un paio di papi ma tutto ciò non gli impedì di fare uccidere un mastro di posta e suo padre, chiudendo gli ultimi giorni tra un carcere e un convento.

“Penso, dice a sangue caldo la sorella del vicecaporale Cèdric Tornay, che il Vaticano non ci dirà mai tutta la verità. I giornali parlano di una lettera che Cèdric ci avrebbe scritto per spiegare tutto, ma noi familiari questa lettera non l’abbiamo mai vista, non sappiamo niente, nessuno ci dice niente. Noi vogliamo vedere questa lettera… Abbiamo sentito dalla radio che è stata organizzata per le prossime ore una cerimonia funebre, ma nessuno da Roma ci ha avvertiti…

“Il caso viene archiviato dalla giustizia vaticana per la morte dell’omicida. La dietrologia però si scatena. Si parla di un bossolo mancante e di una lettera mai consegnata. E dell’ultima telefonata di Tornay”.

“Kaos Edizioni”, Rossi, ha pubblicato un libro sul triplice omicidio-sucidio del 4 maggio 1998, intitolato Bugie di sangue in Vaticano – Il triplice delitto della Guardia Svizzera, a firma di un gruppo di ecclesiastici e di laici, racchiusi dalla sigla “Discepoli di verità”, i quali – secondo una nota di precisione – hanno ritenuto di non poter più avallare, con il loro silenzio la verità ufficiale”, muovendosi “in quanto credenti e secondo l’imperativo dell’Ottavo Comandamento”, cioè non dire falsa testimonianza.

Pare che in questa facenda, l’Opus Dèi, il nuovo Ior o banca vaticana, sia coinvolto…; pare ci sia stato un commando formato da un killer spalleggiato da due complici…; pare che l’uccisione del colonnello delle Guardie Svizzere, Estermann, e di sua moglie Gladys, sia stata addossata al vicecaporale Tornay, l’omicida-suicida, per evitare problemi nella casa di Dio…; pare pare pare che… Insomma, Rossi, leggiti l’articolo su Internet e capirai.

A uno, comunque, viene spontaneo di pensare che il papa dovrebbe cercare di far luce su questo crimine commesso nella sua cittadella pontificia. Invece no. Invece ha ritenuto più opportuno fare in modo che le cose fossero messe a tacere e al più presto possibile. Così è stato fatto. Il sangue delle tre vittime, però, griderà giustizia per sempre, anche se, nella casa di Dio, giustizia non c’è mai stata.

 

Il colosso Cristocatto (2)

La Chiesa è un organismo chiuso e, come qualsiasi altro organismo chiuso, esiste unicamente per nutrire e ingigantire se stesso. Il suo obiettivo non ha nulla a che vedere con lo spirituale, con le anime, con la salvezza; il suo obiettivo è quello di restare egoisticamente e tirannicamente in vita a qualsiasi costo. Ci riesce molto bene. Da quando è apparsa sulla scena sociale non ha fatto altro che affinare quest’arte, l’arte dell’autoconservazione. Tutto il clero, dal primo all’ultimo rappresentante, non ha altra funzione eccetto quella di mantenere in vita questa mostruosità ideologica: il colosso Cristocatto.

Potremmo paragonarlo, date le sue caratteristiche, alla regina delle formiche tagliafoglie. Per questa signora, tutto ciò che costituisce il formicaio le appartiene, esiste unicamente per lei; per quello che riguarda il colosso Cristocatto, tutto ciò che lo costituisce gli appartiene, esiste solo per lui. Tra le formiche  e  i  credenti,  poi,  non  c’è differenza: ambedue esistono per tenere in vita i loro padroni; ambedue attaccano tutti quelli che non appartengono al loro gruppo; ambedue sono schiavi d’un sistema che subiscono ma non capiscono; ambedue si nutrono di cadaveri: le formiche di carogne che trovano in natura e di altri insetti o creature che  esse  stesse  attaccano e uccidono; il clero si nutre di cadaveri in forma di ostia e dei corpi di coloro che credono nella favola dell’aria fritta; ambedue fanno parte d’un sistema inutile e distruttivo. Ogni cosa, dunque, viene sacrificata in onore della regina e del colosso Cristocatto. La regina delle formiche è una mostruosità naturale; il colosso Cristocatto è una mostruosità culturale. Il naturale e il culturale, in questo esempio, si confondono, fanno tutt’uno.

La politica istintiva-riflessiva (le formiche sono animali sociali, quindi noi crediamo che qualche briciola di pensiero ce l’abbiamo anche loro) della regina delle formiche è di creare creature sterili, schiavi e soldati che proteggono il suo nido; la politica del colosso Cristocatto è di creare preti sterili, di ammucchiare ricchezze, di avere poteri, di proteggersi contro tutto e tutti.

Di più. Il sistema Cristocatto fa di tutto per far sparire i suoi crimini. E qui, of course, si distingue, per quello che ne sappiamo, dalle formiche che non nascondono i loro crimini. Il colosso Cristocatto cerca, in tutti i modi, di insabbiare i crimini che lo accusano. Coprire pedofili, assassini, casi di prostituzione, sacerdoti sodomiti, ladronerie di ogni sorta, insomma coprire tutto ciò che lo metterebbe alla berlina è di fondamentale importanza per esso. Lo fa senza batter ciglio. Infatti, tutti i cristicoli incriminati nel mondo, quando vengono accusati per i loro misfatti, fuggono via e si rifugiano nel Vaticano, il loro grande Protettore. Il Vaticano, in realtà, non è la casa di Dio, per nulla, è il rifugio di delinquenti, di parassiti, di extraterrestri. Il Vaticano non accusa mai i suoi malviventi, ma li protegge, li mette al riparo, sotto la sua protezione. Deve farlo: ha bisogno di soldati! Ancora di più. Gli dà addirittura una casa, un lavoro, come quello che avevano prima, e les voilà di nuovo integrati nel sistema Cristocatto!

 

Non c’è nulla di più efficace, Rossi, per capire le cose divine, che andare alla fonte delle loro idee. È quello che faremo nei prossimi capitoli.

 

1) Se io onoro, Rossi, la Natura, l’Universo, il Sole, la Vita ecc., scrivendo i loro nomi in lettera maiuscola, non è per fare di essi qualcosa di trascendente, di assoluto, di divino, ma semplicemente per riconoscergli una loro qualità e maestosità intrinseca ed estetica.

2) Questa parola composta, Rossi, “Cristocatto”, la capisci, no? Cristo sta per cristianità e catto per cattolicesimo, okay? L’ideologia della Chiesa è una mistura di queste due parole che, messe insieme, formano la parola“Cristocatto” e noi, d’ora in avanti, la chiameremo anche così.

 


 

 

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