LA FIAT DALL’ITALIA NON SI TOCCA!

Un capitalismo mascalzone e rapinatore

Ad uno, a volte, quando non riesce a dormire, può venire la voglia di pensare, di fare una riga di conti, insomma, si chiede, come mai, dal 1899, quando è stata costruita la prima automobile Fiat, fino ad oggi, 2012, come mai i lavoratori di questa industria sono rimasti lavoratori, cioè poveri, mentre i padroni sono rimasti padroni e si sono fatti anche arcimiliardari? In termini umani non si trova una risposta, in termini di giungla sociale sì.

L’azienda automobilistica italiana, la Fiat, a mio modo di vedere, e io non sono un esperto, sono un lavoratore, non ha e non dovrebbe avere altro destino oltre a quello italiano. La ragione è semplice: appartiene all’Italia, cioè al popolo italiano e soprattutto ai lavoratori della Fiat, quindi non alla famiglia Agnelli anche se l’ha fondata. Le ragioni per questa affermazione sono diverse. Vediamone solo alcune.

La Fiat, intanto, è stata salvata dal disastro economico, e più d’una volta lungo la sua storia, grazie agli innumerevoli interventi dello Stato italiano, quindi del popolo lavoratore. È chiaro: i soldi che lo Stato investiva nella fabbrica, quando andava male, non erano dello Stato ma dei lavoratori, di quelli senza cui le macchine né si costruivano né si vendevano.

Gli Agnelli, nei momenti di grande rendimento quindi sfruttamento, erano più interessati ad investire i loro guadagni, non nell’innovazione delle automobili e nella competitività internazionale, non nella ricerca scientifica e tecnica, ma in “panierini bancari”, com’era di moda fare allora. E non solo. Li investivano anche nelle assicurazioni, in aziende tessili, nello sport ecc., ma non per migliorare la qualità delle vetture.

Quando vado a Monaco di Baviera, in Germania, rarissimamente vedo una Fiat per la strada, e se ne vedo una, il più delle volte appartiene ad un italiano che vive lì o a qualche turista del Bel Paese, è raro che appartenga ad un tedesco; quando poi ritorno in Italia, a Biella, le BMW, le Mercedes, le Volkswagen, le Audi, le Opel sono di lunga superiori in numero alle Fiat e non solo in numero, qui in casa propria! La ragione la conosciamo.

Gli inglesi, non meno stupidi dei tedeschi, hanno trasformato addirittura l’acronimo FIAT in un detto nazionale: Fix It Again, Tommy, cioè se ti compri una Fiat, amico mio, allora vivrai dal meccanico, e questo nonostante ricevano le auto Fiat di prima scelta e le paghino meno degli italiani! Insomma, diciamocelo tutto in una volta, la gente non è fessa, la qualità la conosce, la desidera e la compra.

Agli Agnelli, ad un certo punto della loro carriera imprenditoriale, non bastava più guadagnare quattrini vendendo automobili, si erano messi anche in politica come se tra questa e costruire auto non ci fosse nessuna differenza. E così, oltre ad essere i padroni della Fiat, erano diventati anche i padroni del governo; e così, oltre a manipolare la politica industriale, incassavano anche la busta parlamentare, la busta dei capitalisti che non possono fallire, cioè l’industria dei politici.

I signori Agnelli, quindi, si sono arricchiti più con la furbizia, con la sfacciataggine, più con un capitalismo mascalzone e rapinatore, che col cervello. Sfruttavano i lavoratori come e quanto volevano senza farsi tanti scrupoli di coscienza. Infatti riuscivano addirittura a portargli via anche i soldi che gli avevano dato nella busta paga senza che se ne accorgessero. Come? Semplice. Dalla busta paga gli venivano detratte le tasse, queste andavano al governo e questo, a sua volta, li ridava alla Fiat per tirarla fuori dai pasticci economici e finanziari. Chiaro? Insomma, insomma, insomma, è tutto un bel casino quest’affare Fiat-governo!

La Federazione Italiana Automobili Torinese, cioè gli Agnelli, per quello che io so, e spero di essere poco informato, non lascia dietro di sé monumenti architettonici, grandi opere d’arte, grandi opere di beneficenza, grandi gesti di umanità; lascia dietro di sé, invece, rovine, relitti, povertà, inquinamento, malattie, morte. In ogni regione, città, paese, villaggio italiano si trovano mucchi di ferraglia, di ruggine, di roba vecchia, di cadaveri Fiat.

Gli Agnelli, a dir poco, sono stati e lo sono tutt’ora, dei pessimi amministratori della azienda Fiat e se non fosse stato per i lavoratori e per lo Stato, a quest’ora questa fabbrica non esisterebbe più. Ecco la ragione, ecco perché, ecco i motivi per cui la Fiat non appartiene alla famiglia Agnelli, ma appartiene al popolo, agli italiani e soprattutto appartiene ai lavoratori di questo stabilimento.

Perciò, nonostante tutta questa miseria sociale e mentale, nonostante tutta l’inumanità e l’immoralità istituzionale e politica, nonostante i ricchi facciano sempre quel che vogliono e i poveri se la prendono sempre al solito posto,  nonostante che la qualità delle auto lasci molto desiderare, nonostante tutto ciò e molto altro, la FIAT appartiene all’Italia, al popolo italiano e soprattutto, ripetiamolo, ai lavoratori della Fiat.

In nuce: LA FIAT DALL’ITALIA NON SI TOCCA!

 

 

 

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