La fisica come esercizio spirituale, 5 post, il quinto e ultimo

L’invenzione come fuga

 

Le interpretazioni, con la benedizione di Nietzsche e degli ermeneutici, sono sacrosante, ma soggettive, approssimative nelle loro stime e tappabuchi temporanei. Ad esempio, per la scienza, la Bibbia non è da interpretare, è solo un libro zeppo di crimini e di stoltezze mentali (anche questa è un’interpretazione, però, reale!); per la scienza, la povertà non è da interpretare, è un fatto sociale che crea sofferenza, miseria, dolore; per la scienza, il cancro non è da interpretare, è un fenomeno che uccide il corpo che l’ospita; per la scienza, l’ingiustizia non è da interpretare, è una barbara prepotenza applicata dai forti sui deboli. Almeno sul pianeta terra, queste vicende, e un milione di altre ancora, non sono interpretazioni come le vogliono gli ermeneutici e il nostro caro Nietzsche, sono fatti reali. La morte esiste, così il mare, il sole, la Via Lattea e questa è scienza. Io distinguo quindi tra scienza e interpretazione. La scienza è una, le interpretazioni sono tante, tante quante sono gli esseri umani sulla terra.

Ogni cultura ha la sua interpretazione del mondo, un’interpretazione (tra le altre) impastata col fantastico e con ogni altro tipo di abracadabra. Aborigeni, ebrei, africani, islamici, americani, polinesiani, cinesi, europei, indiani, sudamericani e via di seguito, tutte queste civiltà hanno una loro interpretazione dei fenomeni naturali e soprannaturali, un’interpretazione però soggettiva, circoscritta, che, spesso, se non spessissimo, non ha nulla a che vedere con una conoscenza reale, obiettiva, scientifica. La conoscenza locale, come le superstizioni, le religioni, i miti, le favole, vale quel che vale e solo per il popolo che se l’è inventata.

L’invenzione come fuga è una via senza ritorno. Ma chi ha creato questo bisogno di evadere? Noi, ce lo siamo creato noi, grazie al mondo falso e bestiale che ci siamo costruiti. La fuga in un luogo dove l’immaginario si scatena indisturbato, è dovuta al mondo barbaro in cui viviamo. E non solo. È dovuta anche alla nostra ignoranza, alla scimmia che domina in noi. E ancora. E poi non c’è solo il sociale, c’è anche il mondo reale, spietato per chi non l’accetta. Il fantastico allora è la risposta: fuga dal mondo sociale e fuga dal mondo reale. L’invenzione come fuga dal sociale e dal reale è diventata il nostro ideale. La salvezza sta nella fuga, dunque, nella fuga in mondi immaginari. Gli esiliati mentali si rifugiano lì dove si annidano le idee di una vita bella, quella che desiderano ma che non possono avere sulla terra per com’è fatta, né nella società in cui vivono. La fuga, a questo punto, è l’unica salvezza!

Siamo stati tutti, chi più, chi meno, ma tutti comunque, cresciuti con le menzogne, coi soprusi, con “la disonestà e l’ingiustizia legalizzate, istituzionalizzate, fatte legge!”, e adesso però è giunta l’ora di crescere, di appropriarci della nostra condizione per com’è e non per come si vuole che sia. È ora di vivere la nostra vita per come la natura ce l’ha data e viverla fino in fondo! È l’unica crescita valida, non ce n’è un’altra.

L’invenzione è una cosa importantissima. Senza la capacità inventiva, noi come specie, non saremmo stati noi. Solo che ci sono invenzioni e invenzioni. Naturalmente ognuno è libero (libero per modo di dire!) di credere in quel che vuole. Però è giusto che sappia che l’universo ci ha messo 14 miliardi di anni per crearsi. Quindi, se crede nelle invenzioni che alcuni dei suoi simili, le scimmie interessate, si sono create per el particular loro, lo faccia pure, ma deve sapere che sta buttando nell’immondizia 14 miliardi di travaglio evoluzionistico, e non sono pochi!

Nel prossimo post, “Per un contratto sociale planetario”

UN INVITO: passate parola, condividete, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più! Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani! È questo ciò che raccomanda agli amici del Web, Orazio Guglielmini.

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