L’attrazione fatale – post 1

L’amore a vita, che fantastica illusione  (I)

É semplice, molto semplice, non esiste l’amore a lungo termine e non parliamo poi dell’amore a vita. Non in natura, comunque. Ci sono pochissime specie che sono all’altezza di sostenere un tale impegno a vita, ma la specie umana non appartiene ad esse. Mi rifiuto anche di credere alle eccezioni. Non esistono. Non in questo campo. Il nostro è il mondo dell’artificio e questo vale anche per l’amore, soprattutto per l’amore, quello che, prima o poi, inevitabilmente si trasformerà in amor fatale.

L’eros platonico, la passione a vita, l’amore romantico, l’eterno infatuamento, sono tutte fandonie direbbe Schopenhauer. Una coppia può trascorrere l’intera esistenza insieme, ma ciò non significa che la sua sia stata un’esistenza trascorsa all’insegna dell’amore, all’insegna d’una costante passione gelosamente e strettamente custodita per il proprio innamorato/innamorata.

Quale moroso non tradisce la sua morosa con la mente mentre la stringe a sé passeggiando per le vie d’una città e sbirciando segretamente le grazie di un’altra ragazza che gli cammina davanti? Quale morosa non tradisce il suo moroso con la mente mentre lo stringe a sé passeggiando per le vie d’una città e sbirciando segretamente le grazie di un altro ragazzo che gli cammina davanti? Chi oserebbe dire che in tutta la sua vita, particolarmente in gioventù, non gli abbia mai sfiorato la mente un’idea del genere? E questo pensiero, solo questo pensiero, non basterebbe per dimostrare che l’amore a vita non esiste? No, non siamo fatti per l’amore a vita. L’attrazione fatale è fatale e basta. I più fortunati non superano i cinque anni di questo paradiso della passione.

Per amarsi appassionatamente e per tutta la vita c’è, forse, un solo modo ed è quando i due personaggi s’incontrano di rado per diversi motivi: di lavoro, di famiglia, perché abitano in luoghi diversi, perché la loro unione è ostacolata, perché qualcosa fra loro non va e nonostante ciò si sentono attratti l’un l’altro. In questo tipo di rapporto frustrato e sporadico la passione non viene mai meno. Anzi, col passare del tempo, diviene ancora più forte, ancora più “attrazione fatale”.

È l’amore impossibile che dura, che si mantiene puro, che cattura e fa palpitare il cuore a lungo termine, che unisce a vita; è l’amore calpestato che persiste a farsi sentire, a tenere stretti gli innamorati. In nuce, è l’amore alienato, frustrato, contestato.

Si può, però, amare d’un amore platonico (non passionale) il proprio compagno a vita. Lo si può amare anche per altre ragioni, che so io, per interessi comuni, per dovere (il dovere coniugale, il dovere tout court, è il flagello del vero amore), per affinità, gusti, ambizioni, ideali, progetti, impegni, promesse, contratti stipulati in momenti intimi, imprese da volere realizzare insieme, creare una famiglia con tanti figli ecc., ecc.

Nel prossimo post: L’amore a vita, che fantastica illusione (II)

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