Le avventure dell’MG, il Mostro Giustiziere *

 

Racconto

 

I così chiamati “esseri umani” camminavano per le strade tesi e impauriti. Se qualcuno gli si avvicinava, il loro cuore era già in subbuglio. Ai semafori, gli automobilisti, nonostante avessero i finestrini ermeticamente chiusi, si guardavano nervosi e circospetti intorno e fra di loro, pronti a scattare e a passare anche col rosso se fosse necessario. Quando uno entrava in un negozio, in un bar, in un ufficio, ovunque, se non era conosciuto creava subito un’atmosfera inquieta, di allarme. Nella testa dei presenti balzava l’interrogativo silenzioso: “Potrebbe essere lui?” Tutti avevano paura di tutti, il terrore si era ormai impadronito delle loro vite. L’MG, il Mostro Giustiziere, come alcuni l’avevano definito, avrebbe potuto essere chiunque e ovunque e, con lui, c’era poco da scherzare.

Mostri non si nasce

In una metropoli, in un lussuoso appartamento, due esseri si guardano in cagnesco. Parlano.

“Tu non sai neppure cosa siano i valori!”

“Di cosa stai bofonchiando?”

“Di valori, valori, valori! Conosci questa parola?”

“No!”

“Proprio quello che pensavo. Quelli come te non hanno valori.”

“Guarda caso, prima di arrivare qui mi sono documentato, ho cercato di capire i tuoi valori. Ho investigato sul loro significato in tutto il mondo e in tutto il mondo la gente diceva che i valori non esistono, esistono solo i soldi e il potere e che con i soldi e con il potere uno si poteva comprare tutti gli immaginabili e inimmaginabili valori. L’umanità, l’altruismo, l’amicizia, l’etica, la rettitudine, la morale, la democrazia, di cui tu ti riempi sempre la bocca, si trovano solo e solo nello spessore del portafoglio e nella forza, ecco i tuoi valori.”

“Allora non è vero che non conosci i valori.”

No comment.

“Devo ammetterlo, continuò, che come mostro la sai lunga.”

“Come fai a sapere chi sono io?”

“Tutti lo sanno.”

“Chissà chi di noi due è il vero mostro.”

“Vattene!”

“In un mondo dove gli unici valori sono quelli della lussuria e della violenza, si deve essere spietati.”

“Mostri!”

“Appunto!”

“Vattene!”

“Quando in una società l’assassino giudica l’innocente, questa società non è degna di esistere.”

L’Mg diede una zumata in giro per la casa e notò che l’oggetto più scalcinato costava centinaia di migliaia di sterline, poi ricordò coloro che si nutrivano di ciò che trovavano nelle discariche dei rifiuti, quelli che allungavano la mano all’angolo d’una via, quelli che morivano letteralmente di fame e cambiò colore.

“Pensa quello che vuoi, ma non ammazzarmi”, si era messo a implorare l’altro tutto ad un tratto. “Prenditi tutto, tutto. Ci sono soldi, gioielli, diamanti, lingotti d’oro nella cassaforte, prenditi tutto, ma non ammazzarmi. La combinazione per aprirla te la do all’istante. Ti prego, non ammazzarmi!”

“Tutto quello che possiedi non l’hai sudato, l’hai rubato. Non è tuo. E comunque io non mi nutro della tua merce.”

“Cosa vuoi allora?”

“Lo sai!”

“Così, a sangue freddo?”

“A sangue freddo, proprio come fai tu con quelli che sfrutti fino all’osso.”

“Vedi che ho ragione,” disse l’altro mentre si avvicinava cautamente al campanello d’allarme. “Sei solo un mostro!”

“Così dicono.”

“Così sei: un mostro!”

Non c’era nessun altro in casa, solo loro due. L’avido, passo dopo passo, si era avvicinato ad uno scrittoio e stava per far scattare l’allarme. L’MG glielo impedì con un balzo fulmineo e con una mossa altrettanto fulminea gli tagliò la gola.

Il “villaggio globale” viveva ormai da tempo nel terrore. Tutti sapevano che il Mostro Giustiziere poteva apparire da un momento all’altro in qualsiasi angolo della Terra; tutte le forze di polizia erano impegnate nel dargli la caccia, ma non c’era modo di prenderlo. Anche quando sembrava di averlo in pugno, riusciva sempre a farla franca. Per l’MG ogni homo, ovvero uno dei così chiamati “esseri umani”, rappresentava un criminale in potenza, un distruttore di se stesso e del pianeta su cui viveva. Non aveva nessuna pietà per loro. E chi poteva provare pietà per creature di quel genere? Non lui, comunque. Lasciava sui corpi dei malcapitati un bigliettino con la scritta: “Tranquillizzatevi, fateci l’abitudine, tanto i Mostri Giustizieri si moltiplicheranno.” Poi si firmava “l’MG” col sangue della vittima appena uccisa.

 

*Questo racconto è stato pubblicato nel 2oo8 ne “Il testamento di Orazio Guglielmini”

Nel prossimo “Donna” e “L’imputato”

 

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