Le università viste per quello che realmente sono: fabbriche mal funzionanti di formattazione umana

 

foto (3)Le università, se ci riflettiamo, non sono come noi usualmente pensiamo che siano, dei luoghi di studio, di sapienza, di saggezza, di libertà d’espressione, di conoscenza sana, obiettiva, di umanità. Non direi, non mi risulta. In realtà le università sono dei luoghi dove l’essere umano viene fortemente e indelebilmente condizionato e strutturato tecnicamente e culturalmente a fare il boss, il despota, il leader. Cosa impara, in fin dei conti, in questi luoghi? Impara l’arte, non l’arte per come vivere in armonia coi propri simili, ma l’arte per come spennarli e impara a farlo vestito con camicia, cravatta e con tanto di patente ufficiale alla mano rilasciategliela dalle università.

Le università, tanto per illustrare alcune delle loro grandi imprese, sono discriminatorie, elitarie, razziste, snob, umiliano e sprezzano quelli che non hanno un’educazione; le università formano caste, creano privilegi, sono dalla parte dei ricchi, dalla parte del Sistema, dell’Establishment, dalla parte dei padroni, dalla parte dei guerrafondai, dalla parte dei banditi istituzionalizzati; le università sono le nemiche del popolo che le costruisce con le sue braccia e poi le finanzia col suo sudore e, come ringraziamento lo lasciano nell’ignoranza, sul lastrico, mettendolo così nelle mani dei suoi carnefici, i boss sfruttatori, tutti o quasi tutti, prodotti formattati nelle fabbriche universitarie.

Le università non creano equità, giustizia, armonia sociale, creano leggi inique, selezioni, distinzioni. C’è forse giustizia tra un barone universitario e cioè un mangia carta (un accademico è uno che si nutre, non d’un lavoro sano, un lavoro a contatto con la natura, ma si nutre di scritti e concetti astratti: quest’essere è fondamentalmente un mangia carta) che per dare qualche lezione di storia bigotta e falsa alla settimana, in un edificio ultra confortevole, sicuro e bello, prende settemila euro al mese, e un operaio che lavora otto ore al giorno, cinque giorni per settimana e fa dei lavori duri, in luoghi spesso freddi, pericolosi e malsani prende solo ottocento euro al mese, e cioè quel tanto che lo tiene in vita? È giusto e umano questo?

Sono loro, le università, che insegnano, direttamente o indirettamente, tutti i trucchi più ingiusti, disonesti e machiavellici ai barbari che ci governano; sono loro l’anima e il cervello della brutalità specializzata in cui viviamo; sono i loro prodotti gli artefici di ogni guerra e di ogni spargimento di sangue; loro, proprio loro, le università, le responsabili del mondo assassino e criminale in cui sguazziamo.

È lì, nelle fabbriche universitarie, grazie alle tecniche sofisticate e psicologiche dell’apprendimento, che si prende coscienza del potenziale umano, il potenziale che c’è in noi e, una volta svegliato questo mostro dai mille desideri addormentato, il gioco è fatto, perché, poi, non tutti riescono a tenerlo sotto controllo e addomesticarlo.

Qualche esempio storico delle università e dei loro accademici e professori:

Platone non ha fatto scrivere sopra la porta dell’Accademia, la prima al mondo, “Non entri chi non conosce la matematica”? E chi non conosceva la matematica? Il popolo.

Aristotele, fondatore del Liceo, non è stato lui il precettore di Alessandro Magno, uno dei più grandi macellai della storia?

Seneca non è stato il tutore di Nerone?

Cartesio non è morto mentre insegnava alla regina Cristina di Svezia?

Voltaire non era andato a Berlino per insegnare a Federico II di Prussia?

Diderot non si è recato a Pietroburgo, in Russia, per istruire l’imperatrice Caterina II in progetti di riforma della società?

Il filosofo italiano Gentile non era al servizio di Mussolini?

Heidegger non era al servizio di Hitler?

Prendiamo ora gli scienziati, quelli che hanno prima creato e poi sganciato la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Forse che Szilard, Oppenheimer, Fermi, Bohr, Einstein, Teller e molti altri, non erano tutti super equipaggiati con lauree, diplomi e riconoscimenti universitari? Forse che questa fauna erudita non è stata forgiata nelle aule universitarie? E sulla testa di chi, poi, sono andate a finire le bombe atomiche? Su quella della loro casta o su quella d’un popolo inerme e innocente? Quale colpa avevano quei poveri giapponesi, quella di appartenere a un paese guidato da leader pazzi e fanatici, tutti abbeverati nelle fonti universitarie di primo ordine? Le guerre, lo spargimento di sangue, la morte, sono il gioco e il business preferito dei criminali istituzionalizzati e, guarda caso, tutti forgiati, formattati, istruiti e addestrati nelle fabbriche universitarie.

Quello che è ancora più raccapricciante con codesti individui di ieri e di oggi, è che dopo aver ucciso centinaia di migliaia di persone accademicamente, sapientemente e con la benedizione delle università, non gli si taglia neppure la testa, non li si manda neppure in prigione, tutt’altro, gli si dà delle medaglie, pensioni d’oro, comodità di ogni tipo, onori a volontà. E poi arriva la ciliegina sulla torta: avranno alla loro onoratissima morte funerali di Stato con tanto di rumore, parata e colpi di cannone e saranno ricordati e presenti in tutti i libri di storia, libri che poi diverranno i testi sacri nelle fabbriche universitarie.

Sfido qualsiasi mangia carta che lavora in questi atenei a smentirmi sul fatto che le università non siano alla base di tutti gli egoismi acculturati, di tutte le discriminazioni, di tutti i razzismi, i fanatismi, di tutti i megalomaniaci e di tutti i problemi sociali. È lì, nelle aule universitarie che si annida e si trasmette al resto del mondo il cancro accademico che lo divora e, infine, che lo distruggerà.

Non sto cercando di dire che dobbiamo ritornare all’età della pietra, lungi da me dire una tale cosa, sto solo cercando di far capire che le università, per come funzionano oggi, funzionano non male, ma malissimo.

Le università non sono e non dovrebbero essere incriticabili, dei tabù, dei mostri sacri, affatto, dovrebbero essere le prime a essere sistematicamente valutate da critici che siano all’altezza di farlo e sicuramente non da quelli che sono stipendiati da esse. È nel loro seno che vengono creati gli uomini che poi governeranno il mondo e il mondo in cui noi ci troviamo a vivere, è il prodotto delle università sia laiche che religiose, un mondo che più barbaro non si poteva creare.

Le università sono corporazioni statali, ognuna di esse rappresenta un’ideologia e sono tutte capitalistiche. Si vantano sostenendo che tutti possono andare, ad esempio, alla Oxford, alla Sorbonne, alla Harvard. Non è vero. Solo i ricchi possono andarci, i poveri, e lasciamo perdere le eccezioni, non arriveranno mai al livello di istruzione richiesta per poter superare l’esame d’entrata di questi atenei e tanto meno hanno le possibilità economiche di frequentarli.

Le università non sono baluardi d’un sapere sano e umano, come noi crediamo che siano, per nulla, sono, in realtà e soprattutto, baluardi di delinquenti, di creature ingiuste e assetate di tutto (i veri delinquenti non sono i poveri, quelli che sono spinti dal Sistema a diventarlo, i veri delinquenti sono quelli al potere). Questa brama di ricchezza e di potere viene, consciamente o inconsciamente, trasmessa proprio nelle aule universitarie. I membri, o quasi tutti i membri, degli Stati banditeschi che ci governano, sono stati formattati e condizionati nelle fucine universitarie.

Le università non hanno ancora imparato a tirare fuori il meglio dall’uomo, tutt’altro. Detto diversamente, ci vuole più d’una laurea, più d’un master, più d’un dottorato, più d’una università per fare d’una scimmia egoista e sanguinaria un vero essere umano.

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.

 

 

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