L’Italia analfabeta – Post 14

 

La culla dell’asinità divina –  2  post (I)

 Indovina dove si trova, Rossi? Non dirmi che ci hai azzeccato! Infatti, la culla degli shit head (i pecoroni), come li chiama Bukowski ne “Il Capitano è fuori a pranzo”, si trova proprio nel Paese delle meraviglie. Bravo!

Vediamo.

L’Università degli asini a due zampe (e vogliano gli asini a quattro zampe perdonarmi se prendo la loro specie come esempio, ma io qui sto parlando di quelli a 2 zampe e non a 4), che, guarda caso, si trova a Roma, cioè nel cuore dell’Italia, da secoli ormai rilascia lauree divine-asinine. Sono lauree asinine a tutti gli effetti. La laurea magistrale, quella più alta e più nobile, nella professione asinesca, spetta, of course, al boss del Vaticano, il vice di Dio, l’asino degli asini, colui che siede sul trono più eccelso della gerarchia asinesca, il papa re. Costui vive a Roma. Quando va in giro, è seguito, riverito e applaudito da centinaia di migliaia di altri quadrupedi a 2 zampe, cioè asini professionali, asini interessati, asini bigotti, asini giornalisti, storici, teologi, porta borsa, asini di tutti i tipi e dimensioni.

Alla Città del Vaticano e all’Italia appartiene il primato in assoluto dell’asinità nel mondo: questi due luoghi geografici hanno creato per migliaia di anni solo asini. Figurati, Rossi, li si mandava e li si manda ancora oggi in giro per il mondo ad insegnare la professione di asino. Adesso, sul pianeta Terra, ci sono molti asini a 2 zampe addottorati, grazie alla grande scuola asinina di Roma.

La loro culla naturale, of course, è qui in Italia. Se guardi ben bene gli italiani, Rossi, se li guardi bene – fallo, ti prego! -, ti accorgi che vanno tutti in giro con le redini, ti accorgi che c’è sempre qualcuno che trascina qualcun altro: asino che trascina asino. Lo so, lo so, lo so che non è facile vederli, ma le redini ci sono! Infatti sono lì, lì intorno alla testa, al collo, al petto, alle gambe, al corpo, dappertutto. Il loro è il corpo con più redini al mondo e, nonostante ciò, pochi pochissimi le percepiscono e se ne rendono conto.

Gli asini bardati hanno formattato da secoli gli asini non bardati. Oggi è difficile distinguerli. Solo l’abito li distingue, però diventano tutt’uno quando un asino bardato gli raglia addosso. Lo capisci subito questo ogni qual volta che ci sono dei referendum. In questa occasione, basta che la voce d’un asino bardato dica agli asini non bardati chi devono votare e loro lo fanno alla lettera!

Insomma, ovvio no? Tutta l’asinità ubbidisce al richiamo asinesco, come quello dei macachi con altri macachi. Nessuno può ormai toglierli, i meravigliosi, dalla loro bardatura. E che bardatura! E che lavoro! E che spirito: il loro Dna culturale!

 

Tratto da  L’Indifferenza divina

Nel prossimo: La culla dell’asinità divina – 2 post (II)

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