Per una filosofia perenne ovvero viaggio nell’immortalità fisica e virtuale

Libertà e responsabilità totali

Contro i divieti

L’etica vale solo in una società dove ci sono libertà di parola e d’azione, diversamente non esiste; i divieti valgono solo per gli ammalati mentali. Se fosse per me, metterei sul mercato qualsivoglia tipo di droga, di alcool, di narcotici; eliminerei ogni proibizione. Ognuno dev’essere all’altezza di decidere da sé e per sé come vuole vivere la sua vita. Se vuole drogarsi, allora si droghi; se vuole ubriacarsi, si ubriachi; se vuole suicidarsi, si suicidi. Attenzione però, libertà totale significa anche responsabilità totale: chi sbaglia paga!

 

Lo specchio come riflesso dell’anima

Avere il coraggio di guardarsi allo specchio. Non nel senso di scimmiottare gli altri e neppure come un narciso, ma nel senso di contemplare la propria anima. Guardarsi a tu per tu negli occhi e vederli puliti, è una gran bella cosa. Fare di se stessi la propria norma, un’altra bella cosa. Essere la legge di se stessi, è vero, è molto impegnativo, ma è anche molto soddisfacente. Dà un grande valore e senso alla vita. Anche se il mondo è fradicio, questo non vuol dire che io debba imitarlo. Prendere le distanze dalla bestia che vive in noi è di capitale importanza. Puntare sull’umano dovrebbe diventare un nostro costante obiettivo. Lo specchio, in questo caso, è una radiografia morale. Il valore dell’onestà con noi stessi e con gli altri è una sana e salutare terapia. Tenere un buon rapporto col proprio spirito dà forza; guardarsi allo specchio ed essere orgogliosi di se stessi, è assicurarsi lunghe e tranquille notti di sonno. Altrimenti, come nel quadro di Dorian Gray, prima o poi, il marcio apparirà e allora addio notti tranquille! Non narcisi, dunque, ma persone responsabili e umane!

 

La verità come ideale

E chi l’ha mai detto! Io? Io mi contraddico. Sta nella mia natura contraddirmi. La contraddizione si trova nell’essenza della materia. La verità è relativa. La verità non esiste in natura. È una nostra fabbricazione, un giudizio di valore soggettivo e, come tale, va soppesato in ogni situazione. La verità a volte è mortale, altre medicinale. Va ponderata da persona a persona, da cultura a cultura, da paese a paese. Dire la verità dipende da un milione di sfaccettature, di ragioni. Ragioni storiche, geografiche, di costume. La verità è figlia del suo tempo. Imparare ad utilizzare la verità con arte e avvedutezza, ecco la saggezza.

Nella misura del possibile, non si dovrebbe vivere con doppiezza. È questione di benessere. Neppure con una maschera. Preferire sempre le relazioni sane, pulite. Quando non è possibile, allora va bene ciò che consigliava Casanova: “Ricordati, bambina mia, che se vuoi essere felice qualche volta, devi imparare a mentire”. Infatti, a volte, la menzogna è benedetta da Bogududù. La verità come ideale? Sarebbe bello, ma è sempre possibile?

 

Una storia di menzogne

La nostra civiltà si è costruita sulle menzogne, è una storia di menzogne, una storia che ha sempre preferito le menzogne alla verità; la fantasia alla realtà. L’unicorno non è mai esistito, è una menzogna; Luigi XIV non era figlio del sole, era figlio di una donna come tutte le altre donne, un’altra menzogna; il mondo delle idee platoniche non esiste in nessun luogo, solo nella testa dell’autore, un’altra menzogna; il papa non è infallibile, è l’uomo che più insulta il mondo con le sue bugie. Le menzogne, ahimé!, sono entità vincenti nella nostra società. Un politico non farebbe il politico se non mentisse; l’attore non farebbe l’attore se non mentisse. I mentitori sono creature spregevoli, ma la società li adora! La nostra storia è una montagna di menzogne. Il suo motto prediletto è: “Mento, dunque sono”. Gli animali non mentono, gli uomini sì.

 

“Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo!”

È così che intitola il suo libro lo psicoterapeuta americano, Sheldon Kopp. Noi siamo d’accordo con lui. Bandire dalla propria mente tutti i guru, tutti gli insegnamenti dogmatici, tutti gli stregoni, tutti i bacchettoni, tutti i cattivi maestri, è un devi! se si vuole ottenere qualche successo individuale ed esistenziale nella vita. Il solo insegnamento degno di nota è quello che ci insegna ad essere liberi nei nostri pensieri e nelle nostre scelte. Siamo stufi marci di indottrinamenti di tornaconto, stufi marci di fascisti seduti in cattedra, stufi marci di predicatori velenosi, stufi marci di preti schiavi dei loro dogmi, che poi inculcano a noi, loro!

 

La libertà come ideale?

Sì, a qualsiasi costo. Dovrebbe essere il nostro respiro, il nostro svegliarci e coricarci quotidiano. Il concetto di libertà è importantissimo. Niente libertà, niente vita. Siamo nati liberi. La libertà è il nostro dio. Schiavi di nessuno, dunque, neppure di noi stessi.

“Ma mi hai dato la tua parola.”

“Sì, è vero, te l’ho data, ma questo era ieri. Oggi ho cambiato idea.”

Un impegno preso può diventare un impegno negato. Liberi, dunque, sempre liberi di pensare e di agire come ci pare e piace. Totale libertà, totale responsabilità. E comunque, meglio liberi all’inferno che schiavi in paradiso, non ha detto così Milton?

 

Gli altri

Non dobbiamo lasciare che altri influenzino, condizionino, limitino la nostra vita, soprattutto quelli le cui intenzioni nei nostri riguardi sono tutt’altro che tranquillizzanti. Gli altri, per certi versi, potrebbero anche non esistere, essere solo di decoro per la nostra vista, delle marionette, niente di niente. Dobbiamo vivere la nostra vita in prima persona e per farlo abbiamo bisogno di conoscenza e libertà. Battaglia aperta con lo Stato predatore (vedere libro secondo de “Il testamento di Orazio Guglielmini”), coi soprusi, con le leggi ingiuste, con le tradizioni fiacche, stupide, marce, con la cultura locale, nazionale, internazionale, stolta, con la società, con tutto e tutti coloro che, arbitrariamente e ingiustamente, ostacolano la nostra crescita culturale e interiore. Emanciparci dall’arroganza che viene dall’alto è un dovere, un must! La cosa più bella, quand’è necessario, è farsi un baffo di tutti e di tutto. Battaglia aperta anche con la propria famiglia, se così dev’essere. Mai abbassare la guardia! Sentirsi culturalmente e visceralmente liberi è d’una bellezza unica. Tutto, allora, eccetto che suonare la musica altrui!

 

Essere e avere

Ovvio, bisogna puntare sull’essere. L’essere è il vivente in noi, è quello che noi siamo, non all’esterno, ma dentro, in quella parte che è ma non si vede. L’essere è la nostra essenza, quella che più ci rappresenta. Bisogna sentirsela viva, vibrante in ogni neurotrasmettitore. È questa la forza principale della nostra vita. L’avere è la bestia, l’apparire, l’artificio; non cibo nutriente, ma veleno. Shakespeare non ha detto to have or not to have – avere o non avere, ma to be or not to be, that’s the question – essere o non essere, ecco il punto. Allora, prima di tutto: siamo!

 

La natura come maestra di vita

Imporsi la virtù dell’umano e non quella del santo, è rimanere in stretto contatto con la nostra natura. Il vero maestro nasce dalle viscere della terra e non dalle romanticherie derivate dal monte Olimpo.

 

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