Schettino: un eroe o un pollo dei mari?

Questa storia, la storia della Costa Concordia e di Francesco Schettino, è una storia triste e col tempo diventerà sempre più triste. Inizia anche, col passare dei giorni, ad essere indigesta, a stancare, a innervosire, a puzzare. Il puzzo è ormai entrato in tutte le case nazionali e internazionali e ci resterà per molto tempo.

C’è da chiedersi, comunque, dopo tutto quello che è stato detto e stradetto a riguardo, cos’altro si potrebbe aggiungere senza rischiare di ripetere le solite cose? Questo vale, ovviamente, solo per uno come me, per uno che non ha vissuto quella terribile esperienza, perché, quelli che erano sulla Costa Concordia al momento della sciagura, del dramma, ed erano 4200 anime, più i morti, ognuno di essi, ognuno dei sopravvissuti, ha ancora la sua storia da raccontare, ha il suo shock biologico e psicologico inaspettato da tirare fuori dalle budella, viscere, corpo, cervello, mente.

In ogni modo, anche per uno come me, che non si è scontrato con questo shock biologico e psicologico inaspettato, anche per uno come me, forse, resta ancora qualcosa da dire, raccontare. Intanto uno potrebbe chiedersi, ma il comandante Schettino è veramente un eroe come lo vogliono parecchi dei suoi compaesani oppure è un “pollo dei mari” come lo definiscono gli americani? Soffermiamoci un istante, prima di rispondere a questa domanda, sulla parola “pollo” usata dagli americani. Se uno dicesse ad un altro in inglese (e prescindiamo dal pollo come commestibile): “Sei un pollo” – “You’re a chicken” –, questo insulto verbale avrebbe tutt’altro senso da quello che diamo noi se diciamo a qualcuno “Sei un pollo”. Se diciamo ad un inglese “You’re a chicken,” gli stiamo dicendo che è un vile, un fifone, un vigliacco. In italiano dire qualcosa come: “Conosco i miei polli”, vuol dire so come prenderli, giocarmeli oppure dire di qualcuno che è un pollo, vuol dire che è un credulone, facile da imbrogliare e non ha nulla a che vedere con la codardia. Quindi, pollo uguale a codardo per gli americani; pollo uguale a sciocco, a uno facile da imbrogliare per gli italiani. Chiarito questo particolare linguistico, Schettino è un “pollo dei mari” o un eroe?

Su questo interrogativo non ci dovrebbero essere tanti dubbi. Ci sono fatti, fatti che parlano chiaramente, che non si possono contestare. Ad esempio, può un uomo essere definito un eroe dopo aver abbandonato la sua nave? Può un uomo essere definito un eroe dopo aver detto grossolane bugie? Può un uomo essere definito un eroe dopo aver causato la morte di parecchie persone? Può un uomo essere definito un eroe dopo aver mancato alle sue responsabilità? Può un uomo essere definito un eroe dopo essersi messo al sicuro e su uno scoglio guardare il suo bastimento andare a fondo? Eccetera, eccetera, eccetera. Giudica tu, lettore, se quest’uomo può essere definito un eroe oppure no.

Ma a Schettino, poi, eroe o non eroe, vanno veramente appioppate tutte le colpe per il disastro avvenuto alla Concordia? Non mi pare, non sono convinto. Penso che tutto quello che gli è accaduto ha anche a che fare con la sua educazione ed istruzione scolastica, insomma ha a che fare col determinismo biologico e culturale. Lasciamo perdere il determinismo biologico (nessuno può condannare un coniglio per essere nato un coniglio), ma quello culturale ci riguarda e tanto, e ci riguarda perché sono pochi quelli che sfuggono al determinismo culturale, quelli che riescono a liberarsi dal suo morso fatale. In altre parole, non si nasce italiani, italiani si diventa e si diventa, perciò, un prodotto, per il bene e per il male, un prodotto della cultura italiana che, sul mercato mondiale delle culture, vale quel che vale.

Ad esempio (mi scuso, ma qui mi servo d’un mio brano già usato altrove), tanto per intenderci, vorrei fare qualche paragone con alcune culture. I bambini tedeschi a scuola hanno come eroe Kohlhaas, un eroe letterario, un eroe affamato di giustizia, un rivoluzionario; i bambini francesi a scuola hanno una donna con le palle, Giovanna d’Arco; i bambini inglesi a scuola hanno Robin Hood, un eroe che ruba ai ricchi e dà ai poveri (qui da noi è stato sempre l’opposto: si ruba ai poveri per dare ai ricchi); i bambini svizzeri a scuola hanno Guglielmo Tell, un uomo del popolo e uccisore dei parassiti reali; i bambini spagnoli e i sudamericani a scuola hanno Zorro, un accanito difensore del popolo. I nostri bambini, a scuola, cos’hanno come eroe? Garibaldi? Non direi. Hanno il bambin Gesù, ecco il loro eroe! E così, i bambini inglesi e gli altri, crescendo crescendo, imitano eroi che hanno valori sociali, rivoluzionari, valori di giustizia, di patria, crescono fieri, crescono uomini; i nostri bambini, i bambini italiani, invece, crescono coi santi in testa, con l’avemaria, con l’acquasanta, crescono imitando il bambin Gesù, cioè porgendo l’altra guancia!

Questo esempio sta a significare che le cause di tutte le disgrazie che ci succedono, e sono tante, anzi, tantissime rispetto agli altri paesi, vanno cercate prima di tutto, non negli individui, ma nelle istituzioni che ci governano iniziando con quella scolastica. Se abbiamo uno Stato debole, confessionale, se abbiamo un paese pieno di mafie, se abbiamo un fracco di persone che evadono le tasse, se abbiamo abbiamo abbiamo, ci dev’essere una ragione per tutto questo sfacelo nazionale, no? Cerchiamola! E una volta trovata, estirpiamola, altrimenti i disastri non si fermeranno alla Costa Concordia!

Un lettore poco attento potrebbe dire, ma quello che lei sta dicendo non ha nulla a che fare con Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia. E invece no, e invece sono convinto che ha tanto a che fare con Schettino e la Concordia. Anzi, a me pare molto pertinente. Noi siamo, ci piaccia o meno, un prodotto culturale e, più specificatamente, un prodotto della cultura in cui nasciamo e questa, spesso, determina il nostro pensare, agire, fare.

Lo sento ora, lo intuisco, lo so, ma lo capisco anche, capisco che quello che sto dicendo non mi renderà popolare, ma io non ho mai mirato ad una qualunque sia popolarità. Non so cosa farmene. Dico quel che penso, quel che ritengo giusto dire e invito il lettore, nel caso si riscaldasse, prima di farlo, di documentarsi un pò, di leggere (ad esempio Il Paese delle meraviglie) e informarsi sui fatti storici italiani. Questo lo porterebbe ad una conoscenza più approfondita del nostro paese e anche ad un invito alla riflessione pacata, documentata e obiettiva.

Io penso, dunque, che la colpa di Francesco Schettino sia dovuta ad un momento di debolezza (noi tutti potremmo incapparci), un momento che, una cultura spesso repressiva e stolta, può indurre un uomo a commettere gravi errori. Infatti, il nostro paese è zeppo di personaggi che si trovano a fare i leader, che si trovano alla testa di imprese, di società, di ideologie e che non sono minimamente all’altezza del ruolo che svolgono, un ruolo, il loro, che produce effetti negativi in tutto il paese per anni e anni! E chi subisce questa loro incompetenza e negatività? I lavoratori, quelli che pagano le tasse!

Il nostro è un discorso lungo e io devo fermarmi qui. In ogni modo, tutto quello che si è detto in questo articolo, non è stato detto con l’intenzione di scolpare Schettino. Affatto! Neppure minimamente. Nonostante il determinismo culturale che spesso, senza renderci conto, ci spinge a certi comportamenti anche senza volerlo, ognuno si deve comunque prendere la propria responsabilità per ogni cosa che dice e fa e così anche il comandante della Costa Concordia. Dico solo, però, che, con un’analisi più profonda e più avveduta, riusciremmo a capire, forse, che Schettino, dopo tutto, non è il solo responsabile in tutta questa disastrosa faccenda.

 

 

 

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  1. By Corrado Musso

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