Scott Fischer e il 10 maggio 1996 sulla cima dell’Everest

 

Se Scott Fischer è diventato un grand’uomo, non lo è diventato perché era un eccellente alpinista, tanto meno perché era il capo di Mountain Madness, ancora meno perché era un americano e non parliamo poi perché era un buon padre di famiglia; Scott Fischer è diventato un grand’uomo perché la società non è riuscita, nonostante tutte le sue trappole, a fare di lui un robot sociale. È questo il ritratto che mi sono fatto di questo personaggio mentre leggevo “Cronaca di un salvataggio impossibile” di Anatolij Bukreev e G. Weston DeWalt, ed è la cosa più bella che può capitare a una vita umana.

 

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