Seconda riflessione sull’atto suicida di Andreas Lubitz

Proviamo a capire cos’è potuto succedere, in questo tuffo mortale, all’Airbus della Germanwings sulle Alpi francesi.

Prima probalità: il copilota, una volta uscito il capitano dalla cabina, ha toccato qualcosa, ha fatto qualcosa di sbagliato e subito dopo è andato in tilt, in panico creando un errore dopo l’altro fino a quello di chiudere la porta della cabina; seconda probabilità: ha avuto un attacco acuto di depressione. Se così fosse, lui, in questo frangente, non sapeva cosa stava facendo, non era cosciente, cioè poteva fare di tutto senza neppure rendersene conto. Tutti sanno che i depressi, quando si trovano nelle grinfie del loro mal nero, non si uccidono solo loro, ma a volte uccidono anche i propri figli, famigliari, compagni, ecc., senza neppure essere coscienti del crimine che stanno facendo a se stessi e agli altri. Terza probabilità: voleva suicidarsi per davvero. È possibile, ma questo non spiega il fatto di volere uccidere altri 149 persone. Non gli avevano fatto nulla. Perché? Quarta probabilità: secondo la scienza del rischio, tutti i corpi e di ogni genere possono sviluppare, nella loro struttura, da un momento all’altro, particolarmente quando sono vecchi (e qui non sto tirando in ballo gli anni dell’Airbus della Germanwings!), guasti, cedimenti, rotture, laceramenti, ecc. Quinta domanda: come mai, se è vero tutto quello che dicono i mass media, come mai che la Germanwings faceva pilotare un suo aereo da uno che era sotto cure mediche e soffriva di depressione e con tendenze suicide? Oltre a questi 5 interrogativi, e sicuramente ce ne sono degli altri che noi lasciamo agli esperti, eccetto per la quart’ultima probabilità (e non son sicuro), le cause delle altre 4 vanno cercate a monte, vanno cercate nel tessuto sociale e nella natura dell’essere umano, perché sono questi gli autori di questo agghiaciante disastro aereo sulle Alpi francesi.

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  1. By roberto

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