Ad Andrea Bocelli con amore

Ieri sera, 19 novembre 2011, sentendomi bene e di ottimo umore, dopo aver trascorso una stupenda giornata a camminare in montagna, ho deciso di guardare “Che tempo che fa” su Raitre. C’era, tra gli ospiti che presentavano i loro lavori al mercato della tv, anche Andrea Bocelli. È uno dei miei cantanti preferiti. La sua voce non ha bisogno di tante parole per essere descritta: è sublime. Mi sono rallegrato. Ho pensato che dopo una fantastica giornata in montagna avrei trascorso anche una fantastica serata. Basta poco per rendermi felice. E, perdinci, ogni tanto ci vuole anche questa: la felicità!

Non è andata così. Andrea, prima di cantare, si era messo a parlare di caso, di destino, del bene e del male, di crocevia, del filosofo danese Soren Kierkegaard e di tante altre cose che hanno a che fare con la sua credenza. Certo, lui può parlare di tutto quello che vuole, però, c’è da dire che per quello che concerne il suo credo, questo non è merce di scambio, non è come la sua voce, sublime, impareggiabile e meravigliosa, è una cosa individualissima e personalissima e così dovrebbe rimanere. Per carità, ognuno può esprimere il suo pensiero e anche Andrea, ma quello che lui pensa riguardo alla sua fede concerne solo a lui e a nessun altro.

Si sa, è scritto nella sua biografia su Wikipedia, prima di diventare il cantante mondiale che è, Andrea ha cantato in varie chiese e questo forse l’ha influenzato. Possiamo capire. Comunque, e lo dico con tutto l’amore e l’affetto che provo per lui, penso che sia pericoloso per la sua immagine internazionale farlo parlare di cose che lo riguardano intimamente, che hanno a che fare col suo determinismo culturale, con la sua esperienza privata, con la sua visione del mondo. Niente, ho dovuto accontentarmi della mia bellissima giornata in montagna e, mio malgrado, ho spento la tv.

However, Andrew, always and always with lots and lots of love.


 

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