Chi spinge i suicidi a suicidarsi?

Vediamo.

C’è un determinismo biologico e questo non si discute. Se nasciamo pecore non possiamo trasformarci in balene; se la nostra vita si deve concludere nel giro di cent’anni, è inutile sognare di vivere in eterno; se siamo un contenitore di atomi è assurdo voler concepirci spiritelli.

C’è un determinismo culturale. Se nasciamo e cresciamo in Italia, allora parliamo italiano, mangiamo cibo italiano, viviamo su un pezzo di terra dalle caratteristiche stivalesche, ci nutriamo d’una cultura mafiosa, superstiziosa, schiavista, papale, stregonesca, baciaculo, di mal governo, corruttrice, ci facciamo portatori e portavoce, per il bene e per il male, della storia del nostro paese, cioè diventiamo italiani – italiani non si nasce, italiani si diventa – dalla testa ai piedi.

C’è un determinismo della povertà. Se nasciamo in una famiglia povera, avremo anche una vita povera. Parleremo un italiano da baraccone, faremo un lavoro duro, manovalesco, brutto, spesso anche pericoloso, guadagneremo poco, quel tanto per restare in vita, eccezioni a parte. Di più. Ci mescoleremo con quelli della nostra classe – i poveri si ammazzano e i ricchi si abbracciano, proverbio sacrosanto -, saremo determinati al cento per cento in ogni e per ogni passo che faremo, atto che commetteremo e parola che diremo. Infatti, la massa, senza neppure accorgersene, grazie al condizionamento mentale ricevuto, non riesce, in tutta la vita, a fare una sola scoreggia liberamente: la cultura gli ha dettato la modalità anche di come deve scoreggiare. Altro che credersi libera!

C’è un determinismo della disperazione economica. Quando un lavoratore bussa ad una, due, tre, dieci, cento porte e tutt’e cento si chiudono di fronte a lui e lavoro non ne trova, allora, necessariamente ed istintivamente, inizia ad entrare nel suo cervello la paura, l’agitazione, il terrore della fame, della sopravvivenza, di come dare da mangiare alla famiglia, come pagare l’affitto, i debiti, di come fare per restare in vita e tirare avanti.

C’è, QUINDI, un determinismo sociale. A questo punto tutto diventa chiaro, obbligatorio, inevitabile: al soggetto, cioè a colui che cerca lavoro e lavoro non trova, non gli restano che quattro alternative: lasciarsi morire di fame, rubare, ammazzare o suicidarsi. Ora se ruba va in galera; se ammazza va in galera, lasciarsi morire di fame è impossibile, perché va contro l’istinto di sopravvivenza. Bene allora, cosa gli rimane da fare a questo punto? L’ultima option e l’ultima option è un atto di volontà. Perciò, se non ha il coraggio né di rubare né di ammazzare né di lasciarsi morire di fame, allora non gli resta altro che ammazzarsi ed è quello che fa.

Ed è anche quello che sta succedendo in Italia in questi giorni. Molti italiani scelgono di risolvere il problema della fame suicidandosi. Sono i suicidi del Bel Paese che bello, ahimé, non è! Ma chi chi chi, ci chiediamo noi, chi spinge i suicidi a quest’atto brutale, terminale, contro natura? È chiarissimo chi. Lo Stato. Quando quest’organismo parassitario e sfruttatore non sa più come risolvere i problemi sociali che esso stesso crea, allora mette il popolo lavoratore con le spalle al muro e poi cinicamente gli dice:

“Adesso che di te non so più cosa farmene, ti do quattro scelte per risolvere il tuo problema: ti lasci morire di fame o ammazzi o rubi o ti ammazzi. Fai tu, scegli tu. Io poi, io che decido le regole sociali, io che rappresento la legge, la sovrastruttura, lo Stato, io poi, una volta che tu hai scelto la modalità di risolvere il tuo problema, farò intervenire, se necessario, gli addetti ai lavori.”

È così che parla lo Stato al popolo, è questo il suo linguaggio, questo il suo modo di fare e non ne conosce altro.

Ora, quando uno si trova in una tale situazione, quando si vede con le spalle al muro e ha i fucili del plotone di esecuzione tutti puntati addosso, si rende conto che non ha più la minima scelta, deve per forza agire e qualunque scelta faccia: lasciarsi morire di fame, rubare, ammazzare o suicidarsi, è una scelta fatale, il plotone dello Stato predatore è lì pronto per annientarlo!

Domanda retorica: Chi ha spinto l’onesto cittadino e lavoratore a quest’atto estremo?

Risposta retorica: Lo Stato ossia il determinismo sociale gestito e orchestrato dallo Stato.

L’Italia, non grazie alla crisi anonima, alla crisi globale, alla crisi che giustifica tutto, ma grazie alla CRISI CREATA DAI POLITICI, dai signori che governano, si sta suicidando. Dunque è chiaro, ci sono dei responsabili per questi crimini diretti o indiretti che siano o come li si vuol chiamare, e i responsbili li conosciamo tutti e non esiste il minimo dubbio riguardo a questo.

In altre parole, è ora, è ora che i “veri colpevoli” di questi suicidi, PAGHINO!

 

Se sei d’accordo con il contenuto di questo articolo, lettore, se nel tuo cuore c’è, e questo poco importa di quale credo tu sia, se nel tuo cuore c’è il senso della giustizia, dell’onestà, del rispetto e dell’amore per te stesso, per i tuoi cari e per il prossimo, allora fallo girare e spargi la voce. Grazie.

 

Per capire la politica, per conoscere la sua storia, il suo spirito, la sua anima, per essere cittadini informati e avveduti, leggere e rileggere Lo  Stato predatore

 

 

 

 

No Responses

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *