Il mongoloide

Si racconta che all’inizio del 2000, in un luogo di montagna del Nord, non si sa esattamente, ma pare nel Biellese, si dovette traslocare temporaneamente una madonna nera da una chiesa di montagna dov’era confinata ad una località a valle. Questa vicenda, per quanto innocua e banale, aveva creato molti problemi, danni e dolori alla popolazione montana e del luogo.

Si racconta che morirono vecchi e donne incinte perché non avevano avuto assistenza medica durante il periodo dei preparativi e dello spostamento della Beata Nera, perché la strada che portava in montagna era stata chiusa; si racconta che si distrussero due interi boschi di pini per agghindare le strade e gli edifici dove passava la Santissima con rami di pino infiocchettati di nastri bianchi che assomigliavano tanto alle corone dei morti; si racconta che c’erano dappertutto delle ambulanze che raccoglievano tutti quelli che stramazzavano per terra a causa della lunga marcia; si racconta che i suicidi, nonostante questo santo divino evento, erano saliti alle stelle; e, da ultimo, si racconta che questo trasloco madonnaro è costato l’ira di Dio agli abitanti della zona.

La vicenda ebbe luogo durante un fine settimana. Era una bella giornata d’autunno che la Santissima Nerissima aveva ordinato al Signore personalmente. Quindi, molta gente religiosa fedele zelosa tradizionalista vi partecipò, sottoponendosi così allo sforzo della grande camminata che si doveva fare insieme alla Santa Vergine. Questa era portata a volte sulle spalle dai fedelissimi e a volte su un carro costruito apposta per la Santa. Tutto lungo questa divina marcia, prima di arrivare a destinazione, ci furono sermoni, canti, preghiere, liturgie, inginocchiature, pestate di petto e tutto questo e quant’altro sempre e sempre in onore della Santa Santissima Beata Nera.

Tra tutta quella gente che seguiva rassegnata e stanca la processione, c’era una famiglia composta da marito, moglie e dei loro due figli maschi, un bambino e suo fratello mongoloide, più grande di lui. I genitori vollero partecipare a questo sant’evento con la speranza che il loro figlio mongoloide potesse ricevere un miracolo dalla Santa, che si diceva ne facesse tanti particolarmente quand’era portata in processione. I miracoli, invero, sempre secondo i racconti di quei tempi, erano all’ordine del giorno in quel luogo. Ma, il miracolo tanto desiderato, guarda caso, quella volta non c’è stato.

I fratelli, che non avevano le idee chiare del perché di quella massacrante camminata, esausti e irritati, seguivano controvoglia i loro genitori. Il più giovane, che teneva per mano il fratello mongoloide, ad un certo punto gli ha chiesto:

Ma tu sai che cos’è quel coso che portano a volte sul carro e a volte sulle spalle?

Sì, lo so, rispose deciso il mongoloide.

E che cos’è?

Un pezzo di legno imbrattato di nero.

Tutto qui? fa il bambino.

Tutto qui, risponde il mongoloide.

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