Il Paese delle meraviglie (8)

Muoiono corpi vecchi con cervelli di bambini III

Eppure, ironicamente, i meravigliosi si riempiono sempre la bocca di arte, di cultura e adorano parlare. Parlano, non di libri, non di film d’essai, non delle cose su cui riflettere, ma parlano di cose che li fanno blablaare. Come conseguenza, i telefonini nei negozi vanno a ruba. Le statistiche dicono che i meravigliosi sono i più loquaci d’Europa; il popolo che più è armato di sputasentenze. Li si sente parlare sempre e ovunque: sui treni, sui bus, nelle sale di attesa, al mercato, nei cinema, al ristorante, sugli aerei. Insomma, i meravigliosi non possono stare zitti un secondo. Se vai in un ristorante all’estero, lasciamo perdere quelli locali, e trovi i nostrani, stai pur tranquillo che non rimarrai deluso. Mentre tutti gli altri appena appena aprono bocca, il mandolino meraviglioso sarà musica, dolce musica per tutti i presenti.

Francesco Jovine, ne “Le terre del Sacramento”, mette in bocca al prete, don Giacomo, queste parole riguardo all’Africa dove lui è vissuto per quarant’anni: “Ho visto migliaia di uomini e di donne crescere, invecchiare e morire con perfetto svolgimento della loro vita fisica. Ma la loro mente rimaneva immobile; morivano corpi vecchi con cervelli di bambini. Erano uomini coraggiosi che si battevano contro le belve e tremavano di paura per la predizione d’uno stregone. Erano temerari di corpo e vili d’anima”, p. 84.

Viene da pensare se Jovine, quando aveva messo in bocca al prete le parole: “morivano corpi vecchi con cervelli di bambini ed erano temerari di corpo e vili d’anima”, non stesse pensando in realtà agli africani, ma avesse in mente i meravigliosi? Anche qui da noi, Rossi, muoiono corpi vecchi con cervelli di bambini; anche qui da noi sono temerari di corpo e vili d’anima, e tutto questo, di nuovo e di nuovo, grazie, non alla stregoneria africana, ma a quella dei meravigliosi.

 

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