Il regista e attore Roberto Benigni e gli Ebrei dei Lager

Andiamo subito al nocciolo per cercare di rispondere a tutti quelli che hanno visto il film di Roberto Benigni “La vita è bella” e l’hanno tanto amato, tanto osannato. Cerchiamo di immaginarci queste famiglie ebree mentre sono a casa, mentre stanno accudendo alle loro cose, mentre sono tranquille e non tranquille nella loro routine quotidiana e, proprio allora, sentono dei colpi alla porta, sentono dei gridi malvagi, sentono che sono arrivate le SS. Queste, senza una ragione e senza un perché, li prendono, li sradicano, li maltrattano, li picchiano, li trascinano sui camion, poi sui treni, poi li chiudono dentro a carrozze piombate. Una volta chiusi li dentro, senza latrina, senza acqua, senza cibo, senza posti dove sedere, proprio come bestie, e rimangono lì così per giorni e giorni prima di arrivare nei campi di concentramento e, una volta arrivati nei campi di concentramento, li si separa dai figli, dai familiari, da tutti gli affetti, da tutto. Gli si dice che quella della separazione è solo una cosa temporanea, così alcuni sono portati subito ai lavori forzati, altri dentro a dei capannoni, e altri ancora direttamente, come i bambini, i vecchi, gli ammalati, i ribelli, le donne, tutti questi li si porta immediatamente e direttamente alle docce, e che docce!, dicendogli che devono farsi una doccia, che devono pulirsi dal lungo viaggio,

così si devono spogliare di tutto e all’aperto, nel freddo o sotto la pioggia, devono mostrare i loro corpi nudi, vincendo il pudore, e mostrarsi così ai kapò, alle SS, ai soldati, al filo spinato, a tutto ciò che li circonda, poi li si fa entrare dentro alle docce dove al posto dell’acqua scorre il gas. È troppo tardi. Solo gridi disperati, solo il tempo di capire quello che non avrebbero mai e poi mai potuto capire o immaginare. Muoiono nel modo più atroce, più impensabile, più barbaro, più indegno, più grottesco al mondo. E voilà. Ora sono morti, ora la cosa è finita per loro, ma non per i loro aguzzini, uccisori, assassini. Adesso a questi spazzini di corpi umani senza vita spetta il lavoro di pulizia, devono prendere i loro corpi senza vita e portarli ai forni crematori. E così i corpi di quelle famiglie, di quelle persone, di quegli esseri umani, che fino a qualche giorno prima svolgevano la loro vita quotidiana, adesso sono diventati corpi senza vita, corpi che vengono bruciati, cremati, corpi che diventano fumo, fumo nero, fumo umano, fumo che si perde in un cielo grigio, in un cielo senza speranza, il cielo della morte. Ecco come si è conclusa la vita e il viaggio di questi Ebrei che fino a qualche tempo prima nutrivano ancora delle speranze e tentavano di vivere al meglio l’incubo della persecuzione.

Ora, dopo aver accennato a questo fatto, noi dobbiamo, per far capire ai signori a cui piace il film “La vita è bella” di mister Benigni, dobbiamo resuscitare (e chiediamo scusa, perdono se riportiamo di nuovo in vita gli Ebrei morti nei Lager, ma ci auguriamo che ce lo permettano visto la ragione) dobbiamo resuscitare un milione di Ebrei gasati, poi li portiamo tutti in un grande teatro e gli facciamo vedere il film “La vita è bella” di mister Benigni e poi, alla fine del film, sempre se è rimasto qualcuno a vederlo fino alla fine, gli chiediamo cosa ne pensa o cosa ne pensano del film appena visto. Vediamo se dicono che l’hanno trovato una meraviglia, un capolavoro, un film da oscar, un film di cui si deve essere orgogliosi di far parte del genere umano, oppure se ne andranno via ancora più disgustati e atterriti di quanto mai lo fossero stati quand’erano in vita.

E per finire, io a volte mi chiedo, e non posso fare a meno di chiedermelo, mi chiedo se questi signori a cui piace così tanto, piace addirittura alla follia, il film di mister Benigni, se in questi signori non si nasconda una patologia profonda, oscura, falsa e criminale che loro stessi non sanno neppure di avere, non ne sono coscienti; oppure non sanno proprio nulla, non hanno mai letto un articolo o un libro sui campi di concentramento nazisti, ascoltato i racconti dei pochi sopravvissuti ai Lager, sono dei veri e propri analfabeti dei campi di sterminio; o magari sono solo degli handicappati mentali; o ancora sono degli incalliti superficiali, insomma dei mostri in abiti umani. Ecco cosa io mi chiedo quando sento gente dire che ama alla follia il film “La vita è bella” di mister Roberto Benigni!

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  1. By Valerio Mazzotta

  2. By Gianni Lucca

  3. By Carlo

  4. By Gabriella Gersi

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