L’immortalità virtuale e l’inizio d’una nuova scienza

Per “immortalità virtuale” qui s’intende sentirsi padrone d’una conoscenza universale che si ripeterà per sempre e per sempre più o meno allo stesso modo: nascita, evoluzione, morte o sparizione. Ad esempio, quando conosciamo le quattro stagioni e sappiamo che dopo la primavera viene l’estate e sappiamo che fino a quando il nostro sistema solare continuerà a funzionare come funziona adesso, allora sappiamo anche che se la vita del Sole è di 10 miliardi di anni, allora per 10 miliardi di anni dopo la primavera viene l’estate. Una ripetizione questa che dura 10 miliardi di anni.

Lo stesso vale per l’universo. Una volta che sappiamo come si è generato, evoluto, ampliato e poi anche come finirà, e cioè per sperdersi nell’immensità dello spazio senza frontiere che lo circonda e che questo fenomeno universale si ripeterà in eterno, allora ci siamo appropriati di una realtà a livello cosmico imperitura e immutabile: nascita, evoluzione, morte o sparizione; nascita, evoluzione, morte o sparizione; nascita, evoluzione, morte o sparizione e, quindi, la nostra, a questo punto, diventerà una conoscenza eterna, immortale: conosceremo lo svolgimento d’un fenomeno che sarà per sempre lo stesso, quindi diventeremo degli “immortali virtuali”. In altre parole, diventeremo degli universi nascenti e morenti in miniatura.

Queste poche parole dedicate al libro che ho appena pubblicato: “I 4 pilastri che reggono l’universo e la nascita di una nuova scienza”, rappresentano una brevissima introduzione. Tutti quei lettori che sono alla ricerca d’una conoscenza che trascende il mondo fisico, ma che rimane strettamente connessa a esso, in questo volumetto di 206 pagine potrebbero trovare spunti di riflessioni molto interessanti sull’origine, lo sviluppo, la storia e il destino del grande tutto.

Vorrei aggiungere, dato che nel libro ne parlo, che io non ho niente contro gli scienziati. Tutt’altro. Ma le cose vanno dette, perché, prima o poi, ci sarà sempre qualcuno che le dirà e le dirà per come stanno. Io vedo questi signori scienziati come dei manovali della scienza. Certo non usano pala e piccone, usano il microscopio e il telescopio, ma non vanno oltre il loro raggio d’azione e questo ha un limite. La loro scienza non può andare oltre il big bang. Solo che prima del big bang l’universo è esistito e si è evoluto in un modo che gli scienziati non lo scopriranno mai. Non hanno gli strumenti adatti per andare oltre, per andare alla vera base dell’universo, lì dove tutto ebbe inizio.

Certo, si sa che ci sono delle eccezioni, ma queste non hanno nulla a che vedere con gli scienziati di cui parliamo qui. Gli scienziati, naturalmente, si possono trasformare in filosofi, in metafisici, in logici, in poeti, in tutto quello che vogliono, ma questi, allora, non sono più scienziati, sono tutt’altra cosa. Lo scienziato, per come lo vedo io, è un manovale della scienza, uno che non va oltre la fisica, la materia, i fenomeni, e il nostro mondo-universo è un mondo-universo metafisico: nasce dal nulla del nulla e nel nulla del nulla ritornerà.

Finirò questa mini presentazione a “I 4 pilastri che reggono l’universo e la nascita di una nuova scienza”, dicendo che noi, noi esseri umani, grazie a una conoscenza seria, reale, umana tutta umana, possiamo costruirci, nonostante tutto, una vita degna di essere vissuta, perché ognuno di noi, alla nascita, è un dio che nasce e un dio che muore.

Per altre informazioni cliccare su questa immagine!

I 4 Pilastri che reggono l’Universo

 

 

 

 

 

 

 

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  1. By Silvano Fasan

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