Lo Stato predatore (7)

Da Stato predatore vecchio stampo a Stato predatore nuovo stampo

Se fosse dipeso dal vecchio Stato predatore e dall’Indifferenza divina, il mondo sarebbe rimasto per l’eternità un inferno per il popolo e un paradiso per i potenti. Il vecchio Stato predatore ha sempre combattuto chiunque si ribellasse contro le sue leggi discriminatorie, ingiuste, inumane, assassine. Il ribelle, poco importava la ragione della sua protesta, veniva umiliato, punito e spesso con la morte.

L’Indifferenza divina, poi, che è rimasta sempre la stessa, è contro tutto quello che respira liberamente: è contro i pensatori liberi, contro i ribelli, i rivoluzionari, l’umanesimo, contro i giacobini, i massoni, i patrioti risorgimentali, contro il comunismo, contro il movimento operaio, contro il progresso, contro la donna, contro l’aborto, contro l’omosessualità, contro l’eutanasia, contro la pillola, contro la scienza, contro la morale, l’etica. In breve, contro tutto ciò che è umano. A lei si addice solo l’istinto di morte, la pulsione macabra, la crocefissione.

In migliaia di anni vissuti sotto il dominio di queste due istituzioni di crimini, di furto e di offuscamento mentale, non si è compiuto alcun progresso, non si sono create altro che fame, ignoranza, ingiustizia. Per i visionari e per i predatori vecchio stampo, che possedevano tutto, il mondo era perfetto com’era; perché avrebbero dovuto cambiarlo? Quando si annoiavano, s’inventavano guerre; quando non sapevano dove trascorrere un pomeriggio, andavano al Colosseo per vedere i gladiatori sbudellarsi a vicenda oppure agli auto da fé per vedere la gente bruciare viva oppure a teatro. Insomma, ne avevano cose da fare, loro!

Poi venne la Rivoluzione francese, quindi il Terzo Stato. Il Terzo Stato, rappresentato dai ribelli e dal popolo, si sbarazzò dai parassiti reali e dal clero: non definitivamente, ma, diciamo che da quell’evento in poi, le uova nel paniere non erano più al sicuro né per la monarchia né per l’Indifferenza divina.

Luigi Capeto, conosciuto come Luigi XVI, dopo essere stato condannato dal tribunale rivoluzionario, fu ghigliottinato il 2 gennaio 1793. Sua moglie, Maria Antonietta, fece la stessa fine del marito. Furono uccisi anche migliaia di preti, non dai rivoluzionari, ma dal popolo! Questo aveva capito finalmente chi aveva ostacolato da sempre lo sviluppo della sua intelligenza e del suo progresso.

Ora, la Rivoluzione francese, come tutte le rivoluzioni che si sono succedute dopo, avrebbe dovuto essere il riscatto del popolo sulla barbarie che l’aveva governato per secoli. Non è andata così, Rossi. Anzi, è andata ancora peggio. Infatti, il nuovo Stato, cioè lo Stato predatore nuovo stampo, che è nato proprio dalla Rivoluzione francese, si è, via via, trasformato in un vero e proprio incubo sociale per il popolo, molto ma molto peggio dello Stato predatore vecchio stampo!

Praticamente, ogni demagogo, nel nuovo Stato, si atteggia e comporta da monarca vecchio stampo. Così, invece di avere un solo monarca in un paese, ne abbiamo centinaia.

 

Quelli che non si contraddicono

La storia non è solo un mondo alla rovescia, è anche un bagno di sangue, sangue, la più parte del tempo, innocente. È fatta di creature che prendono tutto dai loro simili e in cambio danno miseria e tenebre. Sono pochi, tra i gangster con tanto di patente divina o no, che sfuggono a questa definizione, e questo sia tra gli antichi che tra i moderni: tutti lì a spartirsi la torta tra loro.

Forse Alessandro Magno divideva in parti uguali coi soldati e con il popolo tutto ciò che rubava agli altri popoli? Forse i Cesari dividevano coi romani tutto ciò che depredavano in terre straniere? Forse Carlo Magno spartiva coi suoi soldati e coi suoi sudditi tutto ciò che portava via ai suoi nemici? Forse i papi, quando ottenevano terre e ricchezze a colpi di spada e di autodafé, poi le dividevano con il resto dei credenti? Forse i faraoni, i califfi, i maragià, gli zar, gli imperatori si comportavano diversamente? Forse i rivoluzionari francesi sono stati da meno?

Mostramene uno, Rossi, in tutta la fottuta storia bipede, che abbia diviso col suo popolo il bottino che ha saccheggiato con le armi in battaglia o con le parole in campagna elettorale; mostramene uno, ti prego, uno solo, e mi basta per dar un po’ di fiducia alla mia ragione smarrita in tanta crudeltà e barbarie umane.

Il punto è, ahimè, che non ce n’è neppure uno, uno solo che abbia spartito ciò che ha ottenuto con le armi o con la retorica, con coloro che hanno rischiato la vita in battaglia o che l’hanno messo al potere con il loro voto! Tutti lì, uno dopo l’altro, a tenersi il bottino, ad arricchirsi, ad attribuirsi titoli, a credersi chissà cosa, a pavoneggiarsi a destra e a manca nella lussuria del potere e della ricchezza e a mettere sempre maggior distanza tra loro e il popolo. E con quale diritto, ci chiediamo noi, se non con quello di leggi ingiuste e barbare?

Cosa ha fatto la regina Elisabetta II per meritarsi di viaggiare in carrozze d’oro? Cosa ha fatto per avere tutte le ricchezze che ha? Cos’ha fatto, cos’ha fatto, cos’ha fatto? Tutto ciò che ha, l’ha rubato ai popoli della Terra e al popolo inglese. Lo stesso vale per qualsiasi altro monarca del Pianeta. I loro palazzi spuntano in ogni dove, il loro nome è sulla bocca di tutti e cosa hanno fatto per meritarsi tutto questo?

Te lo dico io cos’hanno fatto, Rossi. Hanno rubato! Hanno ucciso! Hanno imprigionato gente innocente! Hanno mentito! Hanno rovinato famiglie, villaggi, città, paesi, mandato popoli in guerra, alla distruzione, allo sfacelo: ecco cos’hanno fatto!

E non venire a dirmi che le cose dovevano andare così, perché ti rispondo che avrebbero potuto andare anche diversamente, molto diversamente!

Voilà di che specie sono composte le nostre gerarchie di potere: di impostori e criminali legalizzati! E noi, Rossi, noi accettiamo passivamente tutto questo disastro senza renderci conto di quanto sia così ignobilmente sistemato. Ci hanno addestrato, drogato, formattato, condizionato per accontentarci del tozzo di pane che riusciamo a conquistarci con il nostro duro lavoro, obbligandoci ad accettare le cose così come stanno, perché non possono stare diversamente.

E chi l’ha mai detto che non possono stare diversamente? E perché, poi, le cose dovrebbero stare così? E perché 26 milioni di francesi, prima della Rivoluzione, dovevano fare la fame e mezzo milione, tra il clero e la monarchia, potevano mangiare a più non posso e vivere tra agi, piaceri e sfarzi?

E perché ci dovrebbero essere oggi milioni di bambini che muoiono per mancanza di nutrimento e altri che buttano il pane? E ancora, perché una minoranza continua a pensare solo al suo egoismo mentre il resto dell’umanità continua a fare enormi sforzi per sopravvivere?

 

God save the Queen!

What a nonsense! Che bestialità! C’è qualcosa in tutto questo business del pensiero umano più grottesca di questa invocazione che il popolo fa: Dio salvi la regina! Vuole, lui, proprio lui, il popolo, che Dio salvi proprio colei che più lo umilia e lo annulla!

Come puoi tu, io mi chiedo, come puoi tu schiavo augurare al tuo peggior nemico, a colei che rende la tua vita un inferno e la sua un paradiso, che Dio la salvi? Con quale criterio, con quale criterio puoi invocare che God save the queen quando questa non fa altro che umiliarti e succhiarti il sangue? Inaudito, la vittima che implora Dio di salvare il suo boia!

Insomma, in tutta questa royal faccenda, qual è il tuo ruolo, popolo, se non quello di sfacchinare da mattina a sera, di pagare tasse, di obbedire, di combattere guerre, di fare tutto ciò che ti viene chiesto di fare e tutto e sempre per la tua queen? E cosa succede se non lo fai? Ti si arresta, ti si bastona e infine ti si butta in prigione. Ecco come vieni ricompensato se non fili dritto!

A volte mi chiedo, non posso farne a meno, mi chiedo perché esiste il popolo. L’unica risposta che mi posso dare, è che esiste per costruire alla queen l’ultimo fantastico palazzo, l’ultima fantastica carrozza argentata, l’ultimo giardino, l’ultima nave da crociera, l’ultimo jet, l’ultimo bunker per salvarle il culo in caso di guerra atomica. Di più. Esiste per tessere e cucirle il milionesimo vestito, per farle assaporare l’ultima novità gastronomica, per pulirle e profumarle la royal fogna quando è piena di merda, per urlare quando la vede God save the queen! E, last but not least, per difenderla a spada tratta contro cani e porci e a torto e a ragione. A questo punto non posso fare a meno di chiedermi ancora qual è la differenza tra la società umana e quella delle formiche che esistono solo per mantenere la loro queen?

Proprio come si condiziona un cane che, anche se il suo padrone lo bastona da mattina a sera, anche se non gli dà da mangiare, anche se gli sputa addosso, è sempre pronto a difenderlo e a morire per lui, così il popolo per la sua queen, per i suoi padroni, per i suoi aguzzini, per i parassiti al potere. Due animali, il popolo e il cane, condizionati per essere schiavi dei loro padroni.

La società, la società in cui viviamo, è un abbraccio, un abbraccio mortale di cinismo e assurdità, di barbarie e infantilismo. La regina sa, il suo staff sa, cioè il governo, la nobiltà, i prof, tutti sanno, sanno che stanno sfruttando e abusando del popolo e sanno anche che non hanno nessun diritto né divino né umano per farlo eccetto quello che si sono dati loro stessi, però, nonostante ciò, continuano a farlo per i loro comodi. La natura umana, non è umana, ma animalesca; non è intelligente, ma furba e sciocca.

La creatura a cui il popolo augura lunga vita sequestra i suoi figli, li manda in battaglia, li fa combattere contro i suoi nemici, li impiega per proteggere le sue ricchezze, per tenerla al potere, per farli lavorare per lei e per darle, appunto, una vita da regina! Come, come può allora il popolo sgolarsi urlando che Dio salvi la regina quando questa lo insegue ovunque, dalla culla alla morte, come una iena affamata?

È tutto un controsenso. Non ci si capisce più nulla. Il mondo è governato dal grottesco, dall’irrazionale, dalle favole dell’orrore. La poesia sociale è una poesia dell’abominio.

 

Il glorioso indottrinamento politico-religioso!

Se non vuoi andare all’inferno per l’eternità, comportati bene nei confronti della Santa Chiesa, del Santo Papa; se non vuoi finire in prigione, tieni in alta considerazione le leggi che il Santo Stato predatore emette di volta in volta. In altre parole: non lamentarti, rispetta i tuoi padroni, sacrificati per loro, accetta la tua miseria e i tuoi tormenti, ubbidisci ai santi, a Dio, ai preti, alle forze dell’ordine, al re, alla queen, al presidente, al premier, paga le tasse fino all’ultima lira allo Stato predatore e all’Indifferenza divina, sii un buon figliolo, soprattutto non ribellarti mai contro i tuoi buoni governanti, fattelo mettere nel culo e, se non provi piacere, fai finta di provarlo; accetta tutto, sottomettiti a tutto, fai di tutto per rendere bella e confortevole la vita dei tuoi signori padroni e vedrai che essi saranno clementi con te e Dio, Dio l’Onnipotente, quando sarai morto e stramorto, non ti dimenticherà!

Amen!

 

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