Il mistero del ministero

In un party, due personaggi si parlano.

Primo personaggio: Che mestiere fa?

Secondo personaggio: Faccio il politico. Sono un ministro.

Pp. : Interessante. Qual è il suo ministero?

Sp. : Il mio ministero è… Ah, sì, ora ricordo. Sono il ministro della pubblica istruzione.

Pp. : Allora è un filosofo, un professore, uno scrittore?

Sp. : No.

Pp. : Noo?

Sp. : No.

Pp. : Qual è, allora, la sua qualifica per fare il ministro della pubblica istruzione?

Sp. : Ho fatto le elementari con gente che conta.

Pp. : Grande!

Sp. : Cosa?

Pp. : È stato un piacere!

Robin Williams

Ci sono suicidi e suicidi. Ci sono di quelli che si suicidano perché sono incappati in cattive acque, che so io: bancarotta, figli non voluti, debiti, delitti che pesano come macigni sulla coscienza, cattivi rapporti sentimentali; poi ci sono suicidi politici, etici, commessi a causa di gravi malattie, eccetera, eccetera. Però ci sono anche suicidi che vengono pesati e soppesati lungo anni di riflessione a volte e, ad un certo punto di questa penosa ginnastica mentale, la bilancia va più dalla parte della morte che della vita.

Il suicidio, of course, è un atto di volontà, un atto di volontà più forte dell’istinto di sopravvivenza. E qui non sto parlando di suicidi che vengono commessi da violenti raptus omicidi-suicidi tipo, forse, quello di Hemingway, qui sto parlando di suicidi ponderati.

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In vacanza con “Il Contratto”

Vi saluto. Ci sentiamo a settembre. A proposito, se qualcuno di voi desidera andare in vacanza con “francis”, prenda una copia de “Il contratto” pubblicato in questi giorni dalle Edizioni Demian.

“Il contratto” è il racconto d’una metamorfosi esistenziale. Può succedere a tutti di alzarsi un mattino e di non essere più d’accordo coi valori e le abitudini vissute fino al giorno prima. È successo a Max, a Max Barnes, figlio di madre francese e di padre inglese emigrati in Australia, prima a Perth, poi a Melbourne e poi di…

Ma cos’era successo a Max?

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Addio Robin Williams!

Proprio così? Non c’era un altro modo? Fatti tuoi. Il tuo suicidio ti appartiene, è tuo come è tua la tua vita, però io mi chiedo, e non posso fare a meno di non chiedermelo, chi, chi ti ha indotto a quest’atto così disperato e assurdo? Quali sono state le cause? I tuoi film, “L’attimo fuggente” dell’89, tanto per citarne uno, è un film che, anche se pare ci faccia un po’ sorridere, in realtà poi ci fa riflettere e anche tanto.

Si sa, il filosofo francese, Guy Debord, nel suo ormai famosissimo libro, “La società dello spettacolo”, ha condannato lo show che, a suo giudizio, non è null’altro che la mostruosità sociale portata sullo schermo, un’alienazione unica che il capitalismo produce sull’intero Pianeta. Nessuno nel mondo dello spettacolo vive la sua vera vita: né attori né spettatori né direttori, nessuno. Tu, allora, tu anima sensibile e umana, forse, forse hai scoperto il veleno hollywoodiano che viene giornalmente distribuito nelle case del mondo, oppure cosa?

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L’arte di morire – post 4

Il palcoscenico e l’attore

 

Il primo può essere visto come un luogo su cui esibirsi; il secondo, l’attore, come il soggetto che interpreta la vita, il mondo, il tempo che le cose e le specie hanno a loro disposizione prima di sparire. Siamo tutti sottoposti a contratti a termine. Non ci sono favoriti sul palcoscenico. Finito il contratto, finita la vita. Si muore!

Dopo il palcoscenico, non possiamo trovarci un altro lavoro, un altro teatro, un altro luogo. Non tutti però la pensano così. Uno di questi è Jorge Luis Borges che ne “Il giardino dei sentieri che si biforcano” scrive:

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Il nostro mondo politico è hitleriano

Gli israeliani (non tutti) sono sicuramente molto soddisfatti, anzi direi che sono felicissimi del massacro e della totale distruzione di Gaza (dopo la battaglia di Varsavia nel 1939, la città polacca non era un ammasso di macerie come lo è oggi la città palestinese). Nemmeno Hitler in persona avrebbe potuto fare meglio di loro. Grande, molto grande, particolarmente quando vediamo le vittime trasformarsi in boia: raggiungano i massimi risultati nell’arte della carneficina. L’umanità si sta migliorando!

Il nostro mondo, per com’è stato costruito politicamente, è un mondo hitleriano, con questa differenza: Hitler aveva un disegno estetico per riformare il genere umano, quindi il mondo politico. I suoi seguaci, nonostante lo insultino e lo disprezzino, non si rendono conto che, in realtà, sono solo dei cattivi discepoli.

Se questo è l’essere umano, allora che vada pure all’inferno!

L’Italia analfabeta post 13

I semi che non germogliano

            La lettura dei grandi libri come esercizio di espansione del cervello, di apprendimento, di spiritualità e, soprattutto, di apprezzamento culturale e di ricchezza vitale, è indispensabile. Scrive Ursula Le Guin ne “Il linguaggio della notte”:

“Leggiamo i libri per scoprire chi siamo. Che cosa fanno, pensano e sentono altre persone, reali o immaginarie, o che cosa hanno fatto, pensato e sentito, o che cosa potrebbero fare, pensare e sentire, è una guida fondamentale per poter comprendere che cosa siamo e potremmo diventare noi stessi. Una persona che non abbia mai conosciuto un altro essere umano non potrebbe essere capace di introspezione più di un terrier o di un cavallo; può darsi, ma è improbabile che riesca a mantenersi vivo, ma non potrà sapere niente di se stesso, per quanto a lungo abbia vissuto con se stesso. E la persona che non avesse mai sentito raccontare e letto un racconto, un mito, una parabola, o una storia, rimarrebbe ignara delle altezze e degli abissi dei suoi stessi sentimenti e del suo spirito, non saprebbe davvero pienamente che cosa sia essere uomo. Perché il racconto, da Gilgamesh a Guerra e pace, è uno degli strumenti fondamentali, inventati dalla mente dell’uomo, per conquistare il giudizio. Ci sono state grandi culture che non usavano la ruota, ma non ci sono state culture che non narrassero storie.”

Scrive Giorgio Maremmi ne “L’Agenda dello Scrittore”, p. 4. “L’Italia è all’ultimo posto in Europa, e nelle posizioni di coda anche nel resto del mondo, fra le nazioni che comprano libri. È al primo posto fra i popoli che sfogliano rotocalchi e giornalini e fumetti”, Infatti, gli inglesi, i francesi, i tedeschi e gli scandinavi del diciannovesimo secolo leggevano molto di più di quanto leggano oggi nel 2014 i meravigliosi.

            Le cose stanno così e stanno male: l’analfabetismo ci domina, grazie sempre e sempre ai nostri signori governanti che ce l’hanno imposto fin dalla più tenera età.

Tratto da: Per una filosofia perenne

Nel prossimo: La culla dell’asinità divina –  2  post (I)

L’arte di morire – post 3

Le due malattie

Quella biologica e quella culturale. La prima, la malattia biologica, vista in termini umani, ha un’esistenza corta, la durata massima d’una vita; la seconda, la malattia culturale, vista anch’essa in termini umani, ha un’esistenza lunghissima, millenni e millenni di storia. Ma la prima, la malattia biologica, ci chiediamo noi, è veramente una malattia? È giusto definire un fenomeno fisico, un fenomeno che si esprime secondo le leggi della natura, malato?

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L’Italia analfabeta – post 12

Bambina danese, signora italiana e il giro

Voglio raccontarvi tre brevissime storie, due di parecchi anni addietro e una recente. La prima.

Sono vissuto per un paio d’anni, verso la fine degli anni Settanta, in Danimarca, a Copenhagen. Condividevo un appartamento con una giovane coppia danese che aveva due figli. La bambina, che non doveva avere più di 7/8 anni, una mattina entrò nel bagno e mi vide fare la doccia. Le dissi subito un po’ sgarbatamente di uscire e di chiudere la porta. Lei, che aveva capito il mio disagio, composta e tranquilla mi apostrofò dicendo che a scuola aveva imparato tutto sull’anatomia sessuale dell’uomo e della donna e sapeva anche cosa succedeva quando si faceva all’amore: nascevano i figli. Poi, sempre composta e padrona di sé, uscì chiudendo la porta e facendomi un gesto, una specie di saluto sfottente e teatrale con la mano destra.

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L’arte di morire – post 2

Essere sempre pronti *

 

“La morte non era inclusa nella mia educazione. In dodici anni di scuola e altri quindici in università diverse non ho mai ricevuto nessuna istruzione sull’arte di morire. Credo che addirittura la morte non sia mai stata nemmeno nominata… Vivere è una corsa ininterrotta verso la morte. La morte è l’unica cosa di cui ci dobbiamo preoccupare. Pensare a qualcosa di diverso dalla morte è solo una scappatoia… La società, l’arte, la cultura, la civiltà intera sono solo scappatoie, un unico gigantesco autoinganno il cui scopo è di farci dimenticare che incessantemente cadiamo attraverso l’aria e ci avviciniamo ogni istante di più alla morte.”

    Sven Lindqvist, “Sterminate quelle bestie” 

“Non c’è ‘arte di morire’ senza ‘arte di vivere’ né arte di vivere senza arte di morire,”   Orazio Guglielmini.

La morte, dunque. Questa, nonostante sia la padrona assoluta d’ogni nostro istante di vita, nonostante ciò, noi non l’accettiamo. È un fatto. Nessuno è mai pronto per questo inevitabile appuntamento. Essere pronti per la morte è accettare il fatto che noi siamo mortali e che su questo fenomeno non abbiamo nessun controllo, quando arriva arriva.

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L’arte di morire – post 1

Cenno introduttivo

 

Questi post sull’ “arte di morire” (e diciamolo pure sin dall’inizio che non c’è un’arte di morire senza un’arte di vivere e viceversa) dovrebbero supplire a ciò che le nostre scuole sono incapaci di fornirci: un’educazione illuminante ed emancipatrice. Detto in nuce, tutta la nostra impostazione scolastica è falsa. Infatti, i mali, le incomprensioni, la barbarie, la mancanza d’amore, l’assenza d’una vera fratellanza a livello planetario, d’un vero altruismo umano e sentito, tutto questo e molto altro è dovuto ad insegnamenti sbagliati, bigotti, nazionalistici, truccati, dogmatici; insegnamenti della violenza organizzata, insegnamenti che spiritualizzano la guerra, i campi di concentramento, i forni crematori, le bombe atomiche; insegnamenti che non hanno altro obiettivo eccetto quello di creare discriminazione,  odio e confusione mentale.

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L’Italia analfabeta – post 11

 Il paese dei monologhi

 Gli inglesi, i francesi, i tedeschi, gli scandinavi del diciannovesimo secolo leggevano più di quanto leggano oggi gli italiani. “L’Italia, scrive Giorgio Maremmi ne “L’Agenda dello Scrittore” p. 4, è all’ultimo posto in Europa, e nelle posizioni di coda anche nel resto del mondo, fra le nazioni che comprano libri. E al primo posto fra i popoli che sfogliano rotocalchi e giornalini e fumetti.”

Girala come vuoi, Rossi, il senso è sempre quello, i meravigliosi sono rimasti semplici: leggono i fumetti, le riviste illustrate, gli opuscoletti della parrocchia, i rotocalchi pornografici. Io abito in una piccola città di provincia e, tutte le volte che prendo il treno, trovo raramente qualcuno che legge. Incontro gente che dorme, che chiacchiera e vedo sguardi inebetiti. Ci sono, a volte, studenti che leggono, ma sono muniti d’un evidenziatore e del solito libro scolastico: ecco cosa leggono! Nel Paese delle meraviglie non si studia per conoscere, si studia per prendersi un diploma, una laurea, sperando che poi, una volta laureati o diplomati, una volta muniti di questo pezzo di carta rilasciato dalle fabbriche scolastiche, si possa trovare un buon lavoro e fare molti soldi. Ecco lo scopo dello studio!

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Ringraziamenti

Vorrei ringraziare molto l’editore dell’ “Edizioni Demian”, il signor Nicola De Fabritiis e il suo staff per avere pubblicato questo mio racconto, “Il Contratto”, 94 pagine, scritto tanti anni fa quando vivevo ancora a Melbourne, in Australia.

Ecco un estratto:

“Era arrivato il momento, pensò, il momento di fare il salto. Perché non passare da una vita noiosa e sans souci ad una vita piena di impegni e di obiettivi? Perché continuare a vagare nel vuoto come un asteroide nello spazio, quando invece avrebbe potuto smettere di vagare per le strade della perdizione, deviare la sua traiettoria e puntare dritto dritto su un astro? Perché, per esempio, non fare un contratto, un contratto con la sua vita, scritto e firmato da lui medesimo, un contratto che l’avrebbe coinvolto, dall’oggi al domani, in un vortice di vincoli e di avventure? E, lì per lì, Max, Max Barnes, iniziò a escogitare un piano: il piano della sua vita.”

 

Chi desidera acquistarlo la e-mail è:  info@edizionidemian.it

 

 

L’Italia analfabeta – post 10 (parte II)

 Cultura  –  in 2 parti  (II)

 

“E non solo questo, signor Cipollina,” riprese a dire Davos, “perché, vede, anche gli animali domestici,  i cavalli, i cani, i gatti, sono acculturati.”

“Ma cosa sta dicendo, signor Davos?” fece Cipollina sempre più stupito.

Uno dei suoi figli si era sposato con una ragazza molto bella, ma anche molto diversa da lui. Cipollina diceva di lei che non sapeva fare nulla: né crescere i figli, né prendersi cura della casa, né cucinare, né risparmiare, né niente; sapeva solo comprarsi vestiti e andare a fare la cretina in giro. Una vera catastrofe. Suo figlio stava diventando matto a causa di quella stangona e lui, il Cipollina, la odiava, e odiava anche suo figlio per essersi sposato con lei.

“Come, cosa sto dicendo?” disse Davos irritato, perché avrebbe voluto vestirsi in pace e riflettere un po’ su ciò che doveva fare quel giorno all’università.

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Ringraziamenti

Vorrei ringraziare molto l’editore dell’ “Edizioni Demian”, il signor Nicola De Fabritiis e il suo staff per avere pubblicato questo mio racconto, “Il Contratto”, 94 pagine, scritto tanti anni fa quando vivevo ancora a Melbourne, in Australia.

Ecco un estratto:

“Era arrivato il momento, pensò, il momento di fare il salto. Perché non passare da una vita noiosa e sans souci ad una vita piena di impegni e di obiettivi? Perché continuare a vagare nel vuoto come un asteroide nello spazio, quando invece avrebbe potuto smettere di vagare per le strade della perdizione, deviare la sua traiettoria e puntare dritto dritto su un astro? Perché, per esempio, non fare un contratto, un contratto con la sua vita, scritto e firmato da lui medesimo, un contratto che l’avrebbe coinvolto, dall’oggi al domani, in un vortice di vincoli e di avventure? E, lì per lì, Max, Max Barnes, iniziò a escogitare un piano: il piano della sua vita.”

Chi desidera acquistarlo la e-mail è:  info@edizionidemian.it

 

L’Italia analfabeta – post 10

Cultura – in 2 parti  (I)

 

Questo racconto, Cultura, pubblicato nella collezione di racconti “Ribelli non si nasce” nel 2000, s’inserisce nella raccolta di post che sto pubblicando sul mio blog dal titolo “L’Italia analfabeta”.

 

“Signor Davos,” chiese una mattina Cipollina a Davos mentre si stava vestendo nella sua camera, “lei spesso usa la parola cultura  e io questa benedetta parola la sento più volte al giorno alla radio e alla televisione, ma non la capisco. Potrebbe spiegarmela, lei che va ancora a scuola?”

Davos studiava all’università di Perugia e aveva in affitto una camera a casa di Cipollina. Questi era un pensionato. Sua moglie lavorava ancora in una fabbrica di sigarette. Quando riusciva a portare a casa una stecca, la vendeva al suo affittuario col venti per cento in meno di quanto lui l’avrebbe pagata dal tabaccaio. I Cipollina avevano tre figli. Erano tutti sposati e raramente venivano a trovare i genitori.

“La cultura,” rispose Davos, “è tutto un complesso di tradizioni storiche, religiose, tecniche, scientifiche, artistiche, letterarie, filosofiche …”

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Il segno della croce tra gli atleti

La domanda è:

È eticamente tollerabile che gli atleti possano farsi il segno della croce quando sono in azione? Ad esempio, nel campionato di calcio Argentina vs Germania, brasile 2014, i calciatori argentini (io ne ho visti 4) si facevano il segno della croce prima di entrare in campo. Sappiamo com’è finita la partita. Però, supponiamo che avessero vinto gli argentini, avrebbero vinto loro o li avrebbe fatti vincere il loro dio?

E come la mettiamo poi fra quei calciatori che credono e quelli che non credono e fanno parte della stessa squadra? Il calciatore non credente, non pensa che sia stato dio a farlo vincere. Affatto. Quest’essere, per lui, non ha nulla a che vedere con la sua vittoria. E allora?

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I mondiali di calcio 2014 in Brasile

È stato straordinario ieri sera e, coi tempi che corrono, serate di questo genere in tivù non si vedono spesso.

Niente, essendomi perso, per futili ragioni, tutti i match del grande campionato dei mondiali di calcio 2014, in Brasile, non volevo proprio perdermi il finale: “Merinos contro Polwarths”.

Le Merinos e le Polwarths avevano fatto a pezzi le team Down, Romney Marsh, Corriedale e altre razze ovine e, ora, dopo tante battaglie, avventure e disavventure, dovevano affrontarsi fra loro. Il mondo intero aspettava questo evento col fiato sospeso.

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L’Italia analfabeta – post 9

Crescita biologica sì, crescita culturale no

 

Crescere, dunque, nel Paese delle meraviglie è dura, Rossi. Non sto parlando qui di crescita biologica, ovviamente, sto parlando di crescita culturale. Per quello che riguarda la crescita biologica, la natura, in un modo o in un altro, si prende cura di noi come fa con qualsiasi altro animale della terra.

La crescita culturale, invece, è difficile ed è difficile per parecchie ragioni. Prima di tutto perché bisogna vedere in che luogo uno nasce. Questo è importante, importante e determinante. Se uno nasce, ad esempio, nel Belpaese, la sua crescita culturale, come abbiamo visto e vedremo, è problematica se non impossibile. Nel Paese delle meraviglie c’è crescita biologica, almeno fino ad oggi, grazie a Bogududù, ma non c’è crescita culturale, eccezioni a parte.

Questa, la crescita culturale, è possibile solo in paesi democratici, dove esiste una buona istruzione e libertà di parola e non in paesi dogmatici, bigotti e teocratici.

Tratto da   Il Paese delle meraviglie

Nel prossimo post: cultura

 

Abramo, Isacco, Dio e i Palestinesi e gli Israeliani

Abramo, dunque, è pronto a sacrificare il suo unico figlio, Isacco, per dimostrare la sua totale obbedienza a Javhè. È vero, dunque, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E comunque, la mia vuole essere solo un’ipotesi e nulla più. Insomma, se mi è venuta in mente quest’idea, ci dev’essere pure una ragione, no? Vediamo.

Intanto, quello che sto per dire non vorrebbe schierarsi né dalla parte dei Palestinesi né da quella degli Israeliani, anche se leggendo l’articolo potrebbe non apparire così. Ormai ho perso ogni fiducia nelle istituzioni che ci governano. Per me sono la cuasa numero uno di ogni male e su tutto il Pianeta. Insomma, io so, so che sono pronte a tutto pur di abbattere ogni ostacolo che li contesti e continuare, a torto o a ragione, a perpetrare la loro criminale e vergognosa politica di sfruttamento.

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Brasile vs Germania, 2014

È ora di smetterla, è ora di aprire gli occhi e guardare in faccia i veri responsabili di questi giochi sportivi che giochi sportivi in realtà non sono: NON C’È PIU’ NULLA DI SPORTIVO NEL MONDO INTERO, È TUTTO POLITICA!

I politici puntano sullo sport per annebbiare la mente del popolo affinché sia distratto dai veri problemi sociali.

Non sono i calciatori brasiliani che hanno perso ieri sera, ma la politica in generale e quella brasiliana in particolare.

Per conto mio, in Brasile, ieri sera non hanno vinto i calciatori tedeschi, ma Angela Merkel.

Sono fortemente solidale con il popolo brasiliano e con i suoi calciatori. A tutti un abbraccio sentito e fraterno. Francis Sgambelluri

 

Papa Francesco e “dialogo aperto con i non credenti” – 4 post, il primo

Dopo che Papa Francesco ha scomunicato i mafiosi illegali, dimenticando però di scomunicare i mafiosi legalizzati che siedono al nostro governo, ripropongo i miei 4 post a lui dedicati.

 Intanto Papa Francesco ha fatto carriera nella Compagnia dei Gesuiti il cui motto è: “Dateci un bambino sino all’età di sette anni e poi sarà nostro per il resto della sua vita.” Cosa vuol dire questo? Vuol dire che l’imprinting nel bambino ossia il marchio cristiano se lo porterà addosso come le mucche dei cowboy si portano il loro. Cos’altro vuol dire? Vuol dire che il bambino-adulto non potrà più decidere su una sua scelta religiosa o meno: i preti hanno già deciso per lui. Cos’altro vuol dire? Vuol dire che la fede del gesuita, in realtà, non è una fede, non è neppure una religione, una spiritualità, è politica, politica a tutti gli effetti. Detto in parole povere, la religione di Papa Francesco è ideologia, è condizionamento, è indottrinamento, è depauperamento e, infine, è schiavitù mentale.

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L’Italia analfabeta – post 8

I signori al potere e la causa dell’analfabetismo italiano

 Pensa, Rossi, che per i monarchi ( i Borboni, i Savoia, i principi, il clero ), i Rossi, cioè i poveri, dovevano avere solo quel tanto di nutrimento che li teneva in piedi e pas du tout di educazione, sûr tout pas d’éducation! Se fosse stato necessario, per questi nobili signori, si sarebbe dovuto dare al popolo solo il necessario per la sopravvivenza, appena appena il sostentamento per tenerlo in vita, ma non un’istruzione, soprattutto non un’istruzione. Questa era rischiosa, anzi rischiosissima per il Regno e per la Chiesa.

Ovviamente, tu l’hai già capito, i monarchi che dicevano queste cose non ribadivano dei loro concetti ( e quando mai avrebbero avuto una testa tutta loro questi signori monarchi? ), ma cinguettavano e applicavano ciò che veniva impartito loro dal clero. La gente che pensava, secondo i preti, era pericolosa sia per la Monarchia che per la Santa Santissima Chiesa. Oggi lo è anche per il Santo Santissimo Stato Predatore. Quindi, è meglio lasciarla scema, stolta, appunto, analfabeta. Allora, dimmi tu, Rossi, dimmi tu quale chance poteva avere il popolo per migliorarsi economicamente e culturalmente? 

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Il Cerbiatto e la Coccinella

Disse il Cerbiatto alla Coccinella:

Sai cosa?

No. Dimmi.

Avremmo potuto fare tante cose insieme.

Per esempio?

Che so io, scalare monti, respirare l’aria pulita delle praterie, dedicarci a ideali superiori.

Quindi?

Per fare questo, mia cara amata Coccì, avremmo dovuto essere meno stolti, meno egoisti e più avveduti.

Noi?

Sì, noi.

Tutto qui?

E ti pare poco?

Affatto.

Cerbì spiccò un salto.

Coccì spiccò in volo.

Non si sono mai più rivisti.

 

L’Italia analfabeta – post 7

se Dio è morto, quindi, anche il Rinascimento  –   in 2 brani (II)

L’artista del Rinascimento, dunque, sempre se artista lo si vuol chiamare, dipingeva per i padroni, quindi, non era un artista libero (l’arte è freedom o non è arte), era un artista schiavo, schiavo dei signori, particolarmente schiavo della Chiesa. La sua, dunque, non è arte, se per arte intendiamo espressione libera, sangue che scorre senza coaguli, sangue libero, spirito libero, respiro libero, fonte cristallina, la sua in realtà è un’arte morta, perché gli manca l’alito della liberté. È un’arte della fame, arte coi paraocchi, arte che vedeva solo quello che gli dicevano i preti, i principi, i signori, i committenti d’allora. Masaccio, Raffaello, Michelangiolo, cos’altro erano se non servi della Chiesa?

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L’Italia analfabeta – post 7

Se Dio è morto, quindi, anche il Rinascimento  –   in 2 brani (I)

Da quando Dio è stato dichiarato morto o che non è mai esistito, e cioè da quando Jean Meslier, Kant, Schopenhauer, Feuerbach, Nietzsche, Darwin l’hanno dichiarato tale, d’allora in poi anche il Rinascimento, of course, è morto. Tutto quello che si è detto, fatto e costruito in questo periodo è stato costruito in nome di Dio. Infatti non c’è un solo schizzo di pittura, una sola immagine, un solo campanile, una sola statua o chiesa o pietra o intonaco o decorazione che orna i palazzi dei signori che non siano stati fatti ed eretti per la sua gloria. Solo che questo signor Dio, guarda caso, non esisteva allora e non esiste neppure oggi. Non è mai esistito, né mai esisterà un dio, il mondo è nelle mani del contingente. Quindi, tutto quello che si è creato e fatto in nome di questo fantoccio inventato, non ha nessun valore, nessun significato, nessuna identità tra gli esseri umani, eccetto che come testimonianza della bestialità e dell’ignoranza dell’epoca.

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L’Italia analfabeta – post 6

L’ignoranza virtuosa di san Francesco è dedicata a san Dario Fo

            Per san Francesco di Assisi, l’ignoranza è una virtù, capisci Rossi? Riesci a capire? Per lui, dopo aver abbandonato vigliaccamente l’esercito che stava andando a combattere i perugini, dopo quest’atto vile e indegno, il signor Francesco si era fatto santo e la stoltezza, la bestialità, la somarità, il non sapere né leggere né scrivere né contare né pensare né sapere di esistere (quelli che non sanno neppure di esistere, non sanno neppure giudicare i codardi), erano diventate virtù. E così, grazie a questo signore di Assisi, l’analfabetismo si trasforma in bontà, carità, sacrificio, fede, cieca obbedienza!

            Dobbiamo essere grati a lui e all’istituzione a cui appartiene, se oggi, nella seconda decade del terzo millennio, ci troviamo a vivere in un paese di analfabeti, di semi-analfabeti, di illetterati, di gente che non legge (nel diciannovesimo secolo, al tempo di Charles Dickens, gli inglesi leggevano molto di più di quanto leggono oggi gli italiani), di idioti di ogni calibro e dimensione che trotterellano sulle strade del Paese delle meraviglie e, of course, di furbi, molto furbi. Questi, i molto furbi, guidano il paese, il paese dove l’ignoranza è virtuosa. Questi virtuosismi asineschi li dobbiamo principalmente a mister san Francesco di Assisi.

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L’Italia analfabeta – post 5

Alle radici dell’analfabetismo italiano

Scrive Celso nel libro “Contro i cristiani”: “Il maestro della dottrina cristiana (Gesù) va dunque in cerca degli stolti e si comporta come uno che promette di sanare i corpi e nello stesso tempo distoglie dal dar retta ai medici sapienti (a scienziati e filosofi di quei tempi), perché questi potrebbero confutare la sua ignoranza. Perciò (i cristiani) ricorrono agli sciocchi ed ai villani ingenui dicendo loro: ‘State alla larga dai medici! Badate che nessuno di voi metta mai mano alla scienza, perché la scienza è male e la conoscenza fa perdere agli uomini la salute dell’anima. Molti sono stati rovinati dalla sapienza. Badate a me, perché io solo vi salverò. I medici invece rovinavano coloro che promettono di curare’ ”, pp. 141 e 143.

La testa della Chiesa non cambia: così era allora, così è oggi. Il suo ideale è avere un popolo analfabeta e ce l’ha!

Tratto da  L’Indifferenza divina

Nel prossimo post: l’ignoranza virtuosa

 

L’Italia analfabeta – post 4

Una nazione di analfabeti e illetterati

         “Un check-up inedito. Ma andiamo con ordine, dice il giornalista della Stampa, Raffaello Masci. L’Ocse, l’0rganizzazione dei Paesi più sviluppati, compie ogni quattro anni una rivelazione dei livelli di apprendimento della lingua madre, della matematica e delle scienze fisiche e lo fa su un campione di quindicenni di tutti i 29 Paesi dell’organizzazione. Gli ultimi dati, relativi al 2003, ci vedevano (a noi italiani) oscillare tra la penultima e l’ultima posizione a seconda delle tre aree disciplinari”, La Stampa, sabato 12 novembre 2005.

            Il disastro italiano, continua Masci, (è che il) 20-25% della popolazione che esce dalle scuole medie inferiori non sa leggere e non sa scrivere. 6.000.000 circa gli italiani completamente analfabeti. 36.000.000 sono complessivamente gli italiani illetterati (con il solo titolo della media inferiore), il 66% della popolazione dai 6 anni in su.

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L’Italia analfabeta – post 3

Muoiono corpi vecchi con cervelli di bambini

Eppure, ironicamente, i meravigliosi si riempiono sempre la bocca di arte, di cultura e adorano parlare. Parlano, non di libri, non di film d’essai, non di cose su cui riflettere, ma parlano di cose che li fanno solo blablaare. Come conseguenza, i telefonini nei negozi vanno a ruba. Le statistiche dicono che gli abitanti del Belpaese sono i più loquaci d’Europa; il popolo che più è armato di sputasentenze, eccezioni a parte, of course. Li si sente parlare sempre e ovunque: sui treni, sui bus, nelle sale di attesa, al mercato, nei cinema, al ristorante, sugli aerei. Insomma, i meravigliosi non possono stare zitti un secondo. Se vai in un ristorante all’estero, Rossi, lasciamo perdere quelli locali, e trovi i nostrani, stai pur tranquillo che non rimarrai deluso. Mentre tutti gli altri appena appena aprono bocca, il mandolino italiano sarà musica, dolce musica per tutti i presenti.

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L’inevitabile

A partire d’una certa età, ci investe/invade una certa presa di coscienza, una consapevolezza, come dire, scocca in noi l’idea dell’avvicinarsi all’inevitabile. Da questo istante in poi, istante gravido di conoscenza e fatalità, non è più facile vivere serenamente. L’inferno è qui e ora o mai più.

La morte, dunque, quando arriva, ci prende tutto: anima, spirito, mente e corpo; la vita, poiché la morte vuole tutto, anch’essa, mentre è in vita, richiede tutto. Agisci di conseguenza, lettore!

L’Italia analfabeta – post 2

Il dono della fede

 Il nostro paese, Rossi, è pieno di quelli che si vantano di avere il “dono della fede”. Fortunatamente, per quello che ho potuto capire dalla nostra esperienza epistolare, tu non mi sembri uno di questi, altrimenti scriverti questa Lettera sarebbe stato inutile.

Ebbene, quando sento gente che dice di avere il “dono della fede”, mi viene subito in mente un quadro di Goya, “Il colosso”. L’artista si è sicuramente divertito a dipingere, in un luogo vicino al mare, una di quelle fiere contadine dove la gente va per vendere o scambiare quel che produce. La giornata è bella e gli scambi sembrano andare bene. Poi, improvvisamente, succede qualcosa; c’è un trambusto, un terrore generale e tutti, animali e umani, corrono a destra e a sinistra a rotta di collo. Solo una bestia, tra tutti, non si muove, non si cura, non si fa neppure prendere dal panico all’avvicinarsi del mostro che arriva dal mare.

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L’Italia analfabeta – post 1

Piazzerò una serie di post sull’Italia analfabeta e cercherò di spiegare le cause del suo analfabetismo e le cause del suo analfabetismo non sono “casuali”, sono “causali”, hanno una causa ed un effetto ben precisi. Mi servirò d’un mio libro, “Il Paese delle meraviglie”, pubblicato nel 2009 a mie spese (sono un autore che si auto pubblica. Vorrei aggiungere che, grazie a questo libro, alcune persone hanno fatto la loro fortuna e il loro successo televisivo. Ne sono felice per loro). Utilizzerò anche degli scritti che sto preparando tutt’ora sull’argomento e altro materiale da me pubblicato. Le critiche sono ben venute. Iniziamo col primo. 

I superacculturati del Paese delle meraviglie

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“Irlanda sotto shock, fossa comune di bimbi illegittimi gestita da suore”

Cosa pensare? Cosa dire? Cosa fare? E, soprattutto, come comportarsi di fronte a questa nuova ignominia ecclesiastica?

Giorno dopo giorno scopriamo le mostruosità di quella che abbiamo considerato per secoli la nostra guida morale e spirituale, la chiesa cattolica. Oggi, invece, constatiamo che non è altro che una diabolica istituzione del male, la sua unica missione! E non ci crederete. Se leggerete l’articolo (“Irlanda sotto shock, fossa comune di bimbi illegittimi gestita da suore”), vedrete che ha anche il coraggio di proporre, essa, l’autrice di questa nefandezza, di proporre un monumento in memoria di quei bambini ignobilmente uccisi, morti, seppelliti, dimenticati!

È troppo, è troppo, è troppo. C’è una sola cosa da fare di fronte a questa mostruosità istituzionalizza e legalizzata: tirare giù tutte le chiese e i luoghi di culto del mondo come i rivoltosi parigini hanno tirato giù la Bastille e confinare tutti i preti su un’isola deserta vita natural durante.

Siamo stanchi, siamo stufi, siamo disgustati, siamo indignati di vederci continuamente presi in giro e insultati da impostori di ogni calibro e dimensione. Basta, basta, basta, per favore!

Le monarchie oggi

Ma che senso hanno? Che senso hanno ancora oggi le monarchie (spagnola, inglese, siriana, ecc.), quando sappiamo tutti fino alla nausea che hanno le mani, storicamente parlando, insanguinate e sporche con ogni immaginabile e inimmaginabile crimine? Cos’altro sono se non degli impostori e i massimi rappresentanti dell’egoismo elevato a sistema?

La loro presenza, comunque, nella nostra odierna società, conferma che, in realtà, il nostro mondo, in fondo in fondo, non è per nulla cambiato: puzza d’ignominia e di colosseo.

Voi cosa ne pensate?

2 giugno, giorno della Repubblica o giorno dell’analfabetismo nazionale?

Preso da noncensura.com

A chi dobbiamo questo ANALFABETISMO NAZIONALE? Allo stato predatore, alla Chiesa oscurantista, a chi? Una cosa è certa, questo non è il primo paese al mondo per cultura e per arte, ma uno degli ultimi, e questo grazie e grazie a coloro che ci governano. Vergogna!

Dati Wikipedia: il 47% degli italiani sono “analfabeti funzionali”

Posted: 01 Jun 2014 07:30 PM PDT

  Italia

47.0

  Messico

43.2

  Stati Uniti

20.0

  Ungheria

17.0

  Svizzera

15.9

  Canada

14.6

  Australia

13.9

  Nuova Zelanda

13.4

  Bermuda

12.5

  Paesi Bassi

10.3

  Norvegia

7.9

INCREDIBILE (ma non troppo…) SECONDO I DATI RIPORTATI WIKIPEDIA AL 2008 IL 47% DEGLI ITALIANI – quasi la metà – SAREBBERO “FUNZIONALMENTE ANALFABETI”!!!

“Con il termine analfabetismo funzionale si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. In generale, l’analfabetismo è l’incapacità di leggere o scrivere frasi semplici in una qualsiasi lingua. Si parla talvolta, meno comunemente, di illetteratismo, termine usato perlopiù in ambito scientifico.”

Agli amici del Web

Cerco un traduttore, qualcuno che mi aiuti a tradurre i miei scritti in inglese e anche in altre lingue volendo. Attualmente, alcuni dei miei articoli sono tradotti in inglese dalla professoressa Joy Elizabeth Avery, ma non posso gravarla con altri lavori di traduzione. Le sono già molto grato per quello che fa. Io stesso a volte traduco i miei post in inglese, purtroppo ho pochissimo tempo e questo vorrei dedicarlo alla scrittura. Sono certo che se qualcuno potesse aiutarmi, molti lettori del Web ne trarrebbero vantaggio.

Grazie, comunque, a tutti quelli che già condividono i miei post con i loro gruppi, con i loro amici e passano parola.

La donna

Non dovrebbe cercare di essere sempre un oggetto da museo casalingo, delle passarelle, della pubblicità, dei piaceri altrui, come la società maschilista l’ha formattata, voluta e continua a volerla. Affatto! Dovrebbe invece cercare di essere se stessa. Crearsi uno stile di vita che rifletta in modo naturale la sua età in tutte le fasi e le espressioni della vita e smetta, una volta per tutte, di essere solo un oggetto di desiderio.

Non sei d’accordo lettore/lettrice?

Ventimiglia-Nice – Nice-Ventimiglia

Lo si sente nell’aria, lo si vede in giro, tutto e ogni cosa cambia. Infatti, non appena si varca il confine italiano e si entra in Francia, ovunque c’è scritto, anche se non si vede: Godetevi la vita, siate voi stessi, siate liberi, amatavi, mangiate, bevete e fate all’amore, sorridete, esaltate i vostri cuori, la vita è una festa e liberté, egalité e fraternité per tutti.

Al ritorno, Nice-Ventimiglia, non appena si varca il confine francese e si entra in Italia, ovunque c’è scritto, anche se non si vede: “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate!”

Nascere in un paese piuttosto che in un altro non è solo una questione di caso è, soprattutto, una questione di fortuna, direbbe sicuramente Machiavelli.

L’Europa del capitale

“Lo spread: l’arma delle banche per condizionare i governi,” quindi, aggiungo io, i popoli, perché, come si sa, i governi fanno il gioco delle banche.

Pubblico qui, preso da “noncensura.com”, l’articolo di Magdi Cristiano Allam, che è stato preso dal suo Facebook.

Ecco cosa scrive Magdi:

“COME È POSSIBILE CHE LO SPREAD CALA A 153 PUNTI QUANDO TUTTI I DATI ECONOMICI PEGGIORANO? Quando nel giugno 2011 i poteri bancari forti decisero di sostituire Silvio Berlusconi con Mario Monti, lo spread (il differenziale tra i titoli di stato decennali italiani e tedeschi) era inferiore ai 200 punti. Il 12 novembre 2011 Berlusconi fu costretto a rassegnare le dimissioni quando lo spread schizzò oltre i 650 punti. Ora che Renzi ha stravinto alle elezioni europee, lo spread si riduce a 153 punti.

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