La storia stile il Paese delle meraviglie (1)

Chi ha ucciso il Duce?

Mettiamola così, Rossi, nello stile dei meravigliosi. Allora, chi ha ucciso il Duce? Tanto per cominciare, diciamo che l’ha ucciso il partigiano Giacomo. E tanto per contraddire, diciamo che non è stato lui, che è stato il colonnello Valerio. Neppure per sogno! Né l’uno né l’altro. L’ha ucciso, non il partigiano Giacomo, né il colonnello Valerio, ma il partigiano Roby. No, forse l’ha ucciso il partigiano Johnny. Neppure lui. L’ha eliminato il canadese Lauren. No, il meraviglioso Giacomino l’ha fatto fuori. Chiacchiere. Se volete sapere veramente chi ha ucciso il Duce, ve lo dico io: Hitler, ecco chi l’ha ucciso! No, no e no, è stato un australiano a dargli il colpo di grazia. Not at all! Chi allora? Aspetta, è stato catturato a Dongo. Giusto? Pare. Fucilato a Como. Giusto? Pare. Appeso gambe in aria e testa in giù in una piazza di Milano come un maiale al macello. Giusto? Pare. Pare pare pare, è vero invece! Se lo dici tu! Sì, lo dico io! Calma! Insomma, chi l’ha ucciso: gli americani, i russi, gli inglesi, i francesi, i tedeschi, gli arabi, i

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Nel segno del grottesco ovvero l’anima del parassita

Orazio Guglielmini interroga Rossi.

Dimmi, Rossi, e dimmelo in tutta sincerità, se tu guadagnassi 27mila euro al mese pulitissimi, se diventassi una star internazionale, se usufruissi dell’immunità sui crimini che commetti, se avessi teste di cuoio che ti proteggono il culo notte e giorno, se avessi uno stuolo di chauffeur privati e un fracco di auto blindate tutte per te, se ti sentissi, giorno dopo giorno, menzionato in tutti i telegiornali, se ti vedessi sempre in tv, se disponessi di ville e appartamenti di lusso, se potessi avere un aereo a disposizione per portarti dove desideri, se avessi a disposizione i medici più brillanti del paese pronti a curarti il raffreddore, se vivessi in un castello corazzato con tutti i confort del mondo;

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Il mondo creato dai parassiti

Guglielmini spiega a Rossi com’è avvenuto, in nuce, lo sviluppo storico dell’umanità.

Ecco a te, amico mio, cinque scenari.

Il primo: il passaggio dall’animale naturale all’animale culturale.

Il secondo: il passaggio dall’uomo culturale al dispotismo dell’uomo bestiale.

Il terzo: il passaggio dall’uomo bestiale all’uomo che eregge istituzioni criminali.

Il quarto: il passaggio dalle istituzioni criminali ad una barbarie avveduta e spietata.

Il quinto: Lo Stato predatore al servizio dei parassiti. Questi esultano: il mondo è nostro, ce l’abbiamo in pugno!

Ecco, Rossi, come si possono riassumere i nostri millenni di storia; ecco la nostra così chiamata “democrazia!”

Vedere Lo  Stato predatore.

 

Schegge di pensiero

Blaise Pascal, ne “I pensieri”, si esprime così: “Ci si figuri un gran numero di uomini in catene, tutti condannati a morte, alcuni dei quali siano sgozzati ogni giorno sotto gli occhi degli altri, dimodoché i superstiti vedano la propria sorte in quella dei loro simili e aspettino il loro turno, guardandosi l’un l’altro con dolore e senza speranza. Tale l’immagine della condizione degli uomini”, p. 182.

Louis Althusser, citato nell’introduzione di “Jacques il fatalista” di Denis Diderot, scrive: “Pensavo allora, usando una metafora che vale quello che vale, che un filosofo idealista è come un uomo che sa in anticipo sia da dove parte il treno su cui monta, sia dove il treno va. Il materialista, al contrario, è un uomo che prende il treno in corsa (il corso del mondo, il corso della storia, il corso della vita), ma senza sapere da dove viene il treno, né dove va. Egli monta su un treno a caso, quello che gli capita, e vi scopre le installazioni fattuali del vagone e da quali compagni egli è fattualmente circondato, quali sono le conversazioni e le idee dei suoi compagni di viaggio e quale linguaggio determinato dal loro contesto sociale essi parlano,” p. 8.

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Viva l’Unione Europea!

I parassti di tutta l’Europa distruggono l’Europa.

Evviva!

La mia scuola

È tutto vecchio ormai il nostro mondo. Vecchissimo, un dinosauro che barcolla a destra e a manca per le strade di New York. Le vecchie idee non reggono più, proprio come le vecchie e stravecchie strutture, iniziate all’alba della nostra civiltà, non reggono più. È giunta la loro ora. Fanno già parte dei “furono” della storia: c’erano una volta i Kennedy.

Per quello che riguarda le fabbriche scolastiche (collegi, università, istituti), queste sono da riformare sistematicamente. Dopo tutto, non sono mai state degne fino in fondo della loro funzione. Al loro posto propongo la mia scuola.

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God save the Queen! – Dio salvi la Regina!

God save the Queen! – Dio salvi la Regina!

What a nonsense! Che bestialità! C’è qualcosa in tutto questo business del pensiero umano più grottesca di questa invocazione che il popolo fa: Dio salvi la regina! Vuole, lui, proprio lui, il popolo, che Dio salvi proprio colei che più lo umilia e lo annulla!

Come puoi tu, io mi chiedo, come puoi tu schiavo augurare al tuo peggior nemico, a colei che rende la tua vita un inferno e la sua un paradiso, che Dio la salvi? Con quale criterio, con quale criterio puoi invocare che God save the queen quando questa non fa altro che umiliarti e succhiarti il sangue? Inaudito, la vittima che implora Dio di salvare il suo boia!

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Esiste o non esiste l’ “io” ?

Sì, esiste. Non esiste come esiste un albero, una pecora, un pianeta, ma esiste come cosa impalpabile, spettro, agente invisibile. Non parla una lingua, ma tutte le lingue; non ha una conoscenza, ma tutte le conoscenze, non ha una forma fissa, perché non ha, all’apparenza, nulla di solido, ma può prendere, per contro, tutte le forme. Infatti è un io senza forma capace di prendere tutte le forme. L’io, il mio “io”, è tutto ciò che io rappresento, sono, ho e so.

L’ “io” è una trasformazione dell’istinto di sopravvivenza e qualsiasi cosa faccia, buona o cattiva, cerca sempre di giustificarla. Non vuole conoscere colpa. La razionalizza, la giustifica, non l’accetta. La colpa ce l’hanno sempre gli altri. Come l’istinto di sopravvivenza non viene mai a patti, così l’io; come l’istinto si sveglia quando il corpo gli sollecita qualche bisogno, così l’io si fa avanti tutte le volte che viene chiamato in causa, altrimenti lui c’è ma non si vede né si sente. L’ io è al servizio dell’auto-conservazione.

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La noia

La noia, Rossi, non la noia alla Pascal, alla Schopenhauer, ma la noia alla Guglielmini; la noia, dunque, questo sentimento di vuoto e di insoddisfazione, è una specie di malattia metafisica. Ce la troviamo dappertutto. Non ci abbandona mai. Ogni volta che spegniamo un desiderio, eccola apparire, insidiosa e carica di sbadigli, pronta ad avvolgerci, a farci sentire nauseati e inutili.

Sono affamato e, finito di saziarmi, mi annoio; ho un desiderio bestiale di fare all’amore e, finito di farlo, mi annoio; ho una voglia matta di andare in vacanza al mare e, una volta che mi sono comodamente piazzato sotto l’ombrellone, mi annoio.

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Il flusso naturale dell’uomo

Se cerchi di vedere l’uomo nello scorrere del suo flusso naturale, dice Guglielmini a Rossi, che poi è il suo vero movimento, corrente, ordine, e cioè big bang > espansione dell’universo > evoluzione chimica > evoluzione biologica > evoluzione delle specie > evoluzione antropologica dall’homo habilis all’homo sapiens > evoluzione culturale, evoluzione scientifica ecc., se cerchi di vederlo in questo flusso, capirai che lui, in questa realtà, si sente a suo agio, integrato, partecipe e non obietta sul suo destino finale. Anche l’assurdo gli è congeniale. L’accetta di buon animo, perché sa che fa parte della sua natura e che ogni atomo del suo corpo appartiene a questo flusso.

Il problema nasce quando l’uomo sposta il suo pensiero dall’evoluzione naturale ad un altro tipo di pensiero (aldilà, nirvana, dèi, ad esempio), estraneo alla sua natura. Questo pensiero lo aliena, lo rende malato, schizo, in breve, lo priva della sua vera identità, che è quella di appartenere al regno della fisica e della biologia. È questa la realtà condizionante della sua esistenza.

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La Chiesa odia il genere umano; Berlusconi odia gli italiani

La cultura italiana è dominata dal Papato, dal Cattolicesimo, dall’Inquisizione, dall’Indice, dal Fondamentalismo, dal Vaticano, dall’Integralismo, dal Confessionale, dal Bigottismo, dall’Oscurantismo, dal Nazionalismo, in breve, dal Medioevalismo. È questa la sua divisa, il suo abito culturale. La Chiesa è una fucina d’indottrinamento biblico. Berlusconi è un suo prodotto, strumento, portavoce e forse senza che lui se ne renda conto. È stato costruito dalla cultura dell’acquasanta. Se uno lo esaminasse al microscopio, troverebbe che il suo dna è tutto composto dalla Santa Santissima Chiesa Cattolica Romana.

Infatti, ha tutto in mano lei. Tutto ciò che succede nel Paese delle meraviglie, è lì, nel centro della penisola che succede, a Roma. Già Machiavelli diceva “Abbiamo adunque con la Chiesa e con i preti noi Italiani questo primo obbligo: di essere diventati senza religione e cattivi: ma ne abbiamo ancora uno maggiore, il quale è la seconda cagione della rovina nostra: questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questa provincia divisa”, e diceva giusto.

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Che cos’è il Concordato?

Ti sei mai chiesto, chiede Guglielmini a Rossi, ti sei mai chiesto che cos’è il Concordato? Non fa niente. Te lo dico io. È l’intesa tra due potenze, istituzioni, ideologie, cioè accordo, cioè scambio di poteri, cioè “io Chiesa aiuto te Stato, tu Stato aiuti me Chiesa”, cioè noi, insieme, cioè io Chiesa e tu Stato, unendo le nostre forze, governeremo il mondo e faremo a pezzi, a torto o a ragione, chiunque si metta contro di noi. Einigkeit macht stark – l’unione fa la forza; l’unione getta le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki con la benedizione di Dio. La nostra sarà una Santa Santissima Forza, una vera e propria benedizione di Dio.

Non per nulla, tutti gli Stati predatori europei hanno “intese” di questo genere con la Santa Santissima Chiesa di Roma e la sostengono con i loro eserciti ed economicamente, anche se poi in realtà è più ricca di tutti loro messi insieme.

Ecco, Rossi, al nocciolo, il Concordato e il senso del Concordato. Noi, comunque, l’abbiamo sempre detto e continueremo a dirlo: i preti e i politici sono fatti della stessa e medesima pasta e finché ci sarà un solo prete o un solo politico sulla faccia della terra, l’umanità non troverà pace.

Vedere L’Indifferenza divina

 

Qual è la differenza tra religione e superstizione?

Nessuna, risponde Orazio Guglielmini. Proprio così, nessuna. Tutto cibo preso dallo stesso desco. Tra superstizione e religione c’è solo una differenza di opinione, non di contenuto. Entrambe, religione e superstizione, si nutrono del soprannaturale: ossia, da una parte si crede a Dio e dall’altra a Satana.

“Il legame tra superstizione e religione è costante e forte in ogni epoca e in ogni religione, ma lo fu particolarmente nella vicenda delle streghe, che erano un’altra faccia della religiosità. Sia le streghe (o i “maghi”) sia i religiosi partono dal principio che la vita è dominata da forze superiori, spiriti, dèi. Streghe e futuri santi sono in contatto diretto con queste forze superiori e ne ricevono poteri soprannaturali. Ma i religiosi, garantiti dalla Chiesa, hanno il monopolio delle forze buone, alle streghe restano solo quelle cattive”, Giordano Bruno Guerri, “Gli italiani sotto la Chiesa”, p. 111.

In altre parole, se si crede in Dio o in san Rocco, allora la si chiama religione; se si crede all’astrologia o al gatto nero, allora diventa superstizione. In realtà chi dice religione dice superstizione e chi dice superstizione dice religione, il resto è retorica, retorica vuota.

Vedere L’Indifferenza divina

 

Il credente e l’ateo

C’è differenza tra il credente e l’ateo? La risposta è positiva: sì, molta. Ad esempio, per essere ateo uno ha bisogno d’un minimo di conoscenza critica, d’intelligenza, d’interessamento. Non è il caso del credente. Costui crede e basta. Crede ciecamente. È inghiottito da un mare di sentimenti oscuri che subisce ma non capisce. L’ateo è più razionale, di ampie vedute, ha un cervello più vivace. Essere ateo vuol dire negare qualcosa e per negare qualcosa bisogna essere informati su questo “qualcosa”. L’ateo è un ribelle; il credente un conformista. L’ateo nega l’esistenza di Dio su basi razionali; il credente la conferma su basi irrazionali. “Non si può sostenere un’idea se non la si conosce”, sostiene l’ateo. “Io so che Dio esiste”, dice il credente, anche se tutto intorno a lui testimonia la sua assenza. L’ateo è un figlio della natura; il credente è l’asino di Dio.

È anche vero che ci sono diversi tipi di credenti e di atei che vanno dai più rozzi ai più raffinati, ma, nell’insieme, la qualità del credere o del non credere è sempre più alta in quella dell’ateo. L’ateo intuisce, capisce, sa che l’idea di un dio è falsa. Il credente non ha bisogno di cultura per credere: crede e basta.

Anche il mio porco credeva, credeva che quella mattina di febbraio, come tutte le mattine alla solita ora, il porcaio sarebbe andato a portargli il cibo. Non è andata così, quella volta. Quella volta è stato portato al macello per diventare lui stesso cibo per altri. Il credente ha qualcosa in comune con la credenza del mio “fu” porco.

Vedere L’Indifferenza divina

 

 

Parassiti e lavoratori

Non vedo perché fanno tanto chiasso nelle tv, non vedo neanche dove sia il problema. È tutto chiaro. Si sa, si è sempre saputo, tutto appartiene a coloro senza cui nulla nasce, cresce o fiorisce. È loro. Forse che i parassiti lavorano? Hanno mai lavorato? E allora? Insomma, dov’è il problema? Infatti, proprio così, il problema non c’è. E non c’è più nulla neppure da discutere. Ci siamo capiti. Questo vuol dire che i luoghi di produzione, le fabbriche, i cantieri, le fattorie ecc, sono loro, dei lavoratori. Che aspettano allora?

 

Quando entriamo in una libreria, cosa compriamo?

Vogliamo dare ora, lettore, dato che ci siamo, una sbirciata in una libreria? Può darsi che, dopo aver letto questo scritto, ti venga la voglia di entrare in una libreria o può darsi che tu sia già un abituè. Comunque, per me, è stato sempre un piacere entrare in una libreria. Ma, ecco, bisogna fare attenzione a quello che si compra, perché entrare in una libreria è come entrare in un terreno insidioso, pieno di sabbie mobili, di sirene ammaliatrici, di virus e di malattie contagiose. Non lo si direbbe, ma è così. Alcuni sostengono che qualsiasi lettura è utile per avvicinare il lettore alla “buona letteratura”. Conosco tanta gente che non riesce a leggere altro che libri nocivi.

I libri, come le prostitute che si mettono sulla soglia della porta per attirare i clienti; così i libri vengono esposti nelle vetrine e sugli scaffali per attirare i compratori. La differenza è d’ordine fisico e mentale. La prostituta ti prende i soldi e ti calma il prurito, ma può anche rifilarti l’aids; un libro, invece, oltre a rubarti i soldi, il tempo e annoiarti a morte, può infettare anche la tua mente, quindi la tua vita. Viviamo in una società fatta di trappole e falsità. Bisogna stare attenti, pronti, tenere gli occhi bene aperti. La vita potrebbe accorciarsi drammaticamente e questo può succedere anche in un luogo di cultura.

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La commedia dell’arte

Quando Papini scriveva sul buffonismo, non stava scrivendo solo sull’opera buffa del Paese delle meraviglie, stava scrivendo anche sulla commedia dell’arte, un fiore all’occhiello della Santa Santissima Terra Meravigliosa.

Ma poi, la commedia dell’arte, è veramente un fiore all’occhiello? Trasformare tutto ciò che arriva sul palcoscenico in una buffonata è l’obiettivo della commedia dell’arte; far ridere i mezzi dei mezzi più indegnamente pagati al mondo è l’obiettivo della commedia dell’arte; trasformare ogni attore in un buffone è l’obiettivo della commedia dell’arte; scrivere farse per divertire i parassiti è l’obiettivo della commedia dell’arte; scrivere libri sul bambin Gesù è l’obiettivo della commedia dell’arte. In nuce, lo scopo della commedia dell’arte è di divertire i lupi a due zampe e dimenticare o prendere in giro coloro che essi sfruttano: ecco il nobile obiettivo che si è data questa gran signora dell’arte del Paese delle meraviglie!

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La papera d’oro e le auliche lettere nel Paese delle meraviglie

Qualche tempo fa, una signora di alta classe, ad un certo punto della sua vita, dato il suo status e i suoi miliardi, decise di darsi, tra tantissime altre cose, anche alla scrittura. Non scriveva lei. Questo, quelli che avevano fiuto, l’avevano subito capito. Faceva fatica a tirare giù una sola riga senza sbagli e sbadigli, come poteva scrivere dei libri? Secondo loro, secondo quelli che avevano fiuto, riusciva solo a balbettare qualche cosa a qualche giornalista o scribacchino privo di talento e che aveva la passion for anonymity, come dicono gli americani. Questi, lo scrittore ghost, geniale nell’arte dell’artificio, accettava l’incarico. E così, dopo avere, ovviamente, intascato una bella somma di denaro sborsato dalla papera d’oro, si metteva all’opera.

A lavoro compiuto, la papera d’oro metteva la sua firma, il suo nome e il gioco era fatto. Quel “capolavoro”, grazie alla pubblicità, ancora prima di arrivare nelle librerie, era già famoso, era già stato elevato alle stelle dai giornali, dalla radio, dalla televisione e in ogni recensione. Tante, tantissime recensioni, tutte che vantano la nuova star delle auliche lettere. Si elogiavano il genio, il talento, l’estro letterario della nuova signora autrice. Il contenuto? C’era anche questo, of course. Era quello dello status che la papera d’oro rappresentava nel Paese delle meraviglie.

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The greatest happiness for the greatest number of people

The old young utilitarian adage is always of an amazing interest: the greatest good of the greatest number. Better: the greatest happiness for the greatest number of people.

I really can’t understand, I just can’t understand why why why a ridiculous number of parasites should use, exploit, destroy the life of billion people with the only purpose to satisfy their vices, greedness, egoism, their mean inhuman ambition. It’s so, and everydody knows it, above all the parasites, the rest is rhetoric.

People, People, People, People of all ages and all over the world, wake up, wake up, your time has come, your time is ripe, your time is the Time, don’t miss then this date: get what belongs to you!

Il vecchio giovane adagio utilitarista è sempre di un’attualità strabiliante: “Il maggior bene per il maggior numero di persone.” Meglio: “La maggior felicità per il più grande numero di individui.”

Io veramente non riesco a capire, non riesco proprio a capire come mai un numero ridicolo di parassiti può permettersi di usare, sfruttare, distruggere la vita di miliardi di persone solo per soddisfare i loro vizi, la loro ingordigia, il loro egoismo, la loro meschina inumana ambizione. È così, e tutti lo sanno, soprattutto i parassiti, il resto è retorica.

Popolo, Popolo, Popolo, Popolo di tutte le età e di tutto il mondo, svegliati, svegliati, il tuo tempo è arrivato, il tuo tempo è maturo, il tuo tempo è il Tempo, non perderti questo appuntamento: prendi ciò che ti appartiene!

 

Guglielmini parla con Rossi di poliziotti e manifestanti

Ti sei mai chiesto, Rossi, quando vedi scioperi, dimostrazioni, proteste, chi sono gli scioperanti, i manifestanti e chi sono i poliziotti? Incredibile, roba da non crederci, amico mio. È tutto paradossale e diabolico.

Dimmi, ora, chi sono, in realtà, i poliziotti?

“Figli di poveretti”.

Chi sono, in realtà, i manifestanti?

“Figli di poveretti”.

Due volte bravo, Rossi! Proprio così, figli di poveretti. Tutt’e due figli dei Rossi; tutt’e due lì ad uccidersi a vicenda per arricchire e proteggere chi?

“Che domanda! Ma i parassiti, naturalmente!”

E non è da escludere che, in ogni manifestazione, ci siano, da una parte e dall’altra della barricata, due fratelli, due persone dello stesso sangue, della stessa famiglia, vero?

“Probabilmente”.

I poliziotti, questi figli di poveretti, lì a difendere i beni e i diritti delle loro sanguisughe!

I lavoratori, coloro senza cui nulla nasce, cresce o fiorisce, lì a protestare contro leggi ingiuste e indegne.

Poliziotti e lavoratori, creature condannate a soffrire la fame e l’ingiustizia sociale, lì ad affrontarsi e a macellarsi tra di loro. E per che cosa, poi? Per difendere i beni e le leggi dei loro carnefici!

Vedere Lo  Stato predatore

 

 

L’editoria nel Paese delle meraviglie

Quando un editore pubblica col sudore dei contribuenti, quando un editore viene pagato dallo Stato per pubblicare libri, quando un editore fa il gioco dei potenti, uno ha il diritto di chiedersi che tipo di editore possa essere. È quello che succede nel Paese delle meraviglie. Molti editori ricevono denaro sborsato dai lavoratori per propagandare la cultura di regime.

Quando compri un giornale, amico lettore, tu pensi che sia pubblicato coi soldi del proprietario del giornale. Dovrebbe essere così, almeno per un prodotto degno di questo genere; dovrebbe essere così, almeno per un editore degno di questo nome, ma non lo è. Invece si pubblica coi tuoi soldi, coi miei soldi, coi nostri soldi, coi soldi dei contribuenti, coi soldi di quelli senza cui nulla nasce, cresce o fiorisce. Di più. Lo Stato predatore sponsorizza case editrici, giornali, riviste e, naturalmente, com’è ovvio, dice loro anche chi e ciò che devono pubblicare. Meraviglioso, non è vero?

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What a fantastic world

He bought them all. Nobody excluded. This is called democracy. Clear? Democracy! Full stop. What a disgusting thing just to think that one belongs to this kind of democracy. People, People, People, you are the only one, the only one in the whole planet, the only one in which there is still a bit of hope. Wake up, wake up, wake up or otherwise go to hell!

Li ha comprati tutti. Nessuno escluso. Questa si chiama democrazia. Chiaro? Democrazia! Punto. Che ribrezzo pensare che si fa parte a questo genere di democrazia. Popolo, Popolo, Popolo, sei l’unico, l’unico in tutto il pianeta, l’unico in cui c’è ancora un filo di speranza. Svegliati, svegliati, svegliati o altrimenti vai al diavolo!

 

 

Orazio Guglielmini chiede ai “Meravigliosi” di fare un ultimo sacrificio: impiccarsi

L’anima del Paese delle meraviglie è un’anima oltraggiata, sfiduciata, disperata, ribelle, pronta a scoppiare. Prima che scoppi, voglio proporre, Rossi, dato che mi ritengo un gentiluomo, three options per risolvere, in un modo o in un altro, il problema.

Prima option. Se vogliamo fare le cose per bene, democraticamente, allora facciamo un plebiscito chiedendo ai Meravigliosi, dato che l’economia del paese va sempre di peggio in peggio, se vogliono sostituire i mezzi dei mezzi (i parassiti, i demagoghi) più pagati al mondo con degli “amministratori stranieri”. È stato ampiamente dimostrato, lungo tutta la storia, che i nostri regnanti e politicanti sono incapaci di governare il paese. Uomini che siano stati all’altezza di questo compito, non ce ne sono mai stati fin’ora. Uno scrittore ben conosciuto dice che il Paese delle meraviglie va avanti con la testa volta all’indietro, e dice giusto. Quindi, presto finirà in un burrone. Per evitarlo io propongo gli “amministratori stranieri”.

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Non tutto ciò che succede nel Paese delle meraviglie viene per nuocere

Orazio Guglielmini scrive a Rossi.

Vorrei iniziare questo racconto, Rossi, raccontandoti, anche se brevissimamente, per quali vie ardue sono arrivato a conoscerti. Lo so, ti avevo dato altre spiegazioni, ma questa, credimi, è stata determinante. Tu sei, e non ci crederesti, tu sei la mia fortuna! Sì, Rossi, è stata una vera fortuna incontrarti. Se non ti avessi incontrato, quella sera fuori dalla scuola, pensi che avrei scritto questo libro?

Ebbene, prima d’iniziare a distribuire io stesso i miei libri a chi li voleva leggere, ho provato a farlo fare alle case editrici, loro compito e mestiere. Queste, però, nel Paese delle meraviglie, pubblicano solo i geni, quelli all’altezza di scrivere auliche lettere e, dato che io non appartengo a questa casta, non hanno mai pubblicato un mio racconto. E come avrebbero potuto? Forse sono un genio, io?

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L’MG ovvero il Mostro Giustiziere

 

Gli homo camminavano per le strade tesi e circospetti. Se qualcuno si avvicinava a qualcuno, il suo cuore era già in subbuglio. Ai semafori, gli automobilisti, nonostante avessero i finestrini ermeticamente chiusi, si guardavano nervosi intorno, pronti a passare anche col rosso. Quando uno entrava in un negozio, in un bar, ovunque, se non era conosciuto, si creava subito un’atmosfera inquieta, di allarme. Nella testa dei presenti balzava la domanda: “Può essere lui?” Tutti avevano paura di tutti, il terrore si era ormai impadronito delle loro anime. L’Mg, infatti, avrebbe potuto essere chiunque e ovunque e, con lui, c’era poco da scherzare.

In una metropoli, in un lussuoso appartamento, due esseri si guardano in cagnesco. Parlano.

“Tu non sai neppure cosa siano i valori!”

“Di cosa stai bofonchiando?”

“Di valori, valori, valori! Conosci questa parola?”

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Orazio Guglielmini intervista Cisibibi, il presidente del Paese delle meraviglie

“Signor presidente, so che lei è sempre superoberato di impegni. Le farò solo qualche domanda. Sappia che sono un portavoce del Popolo e che cercherò di porle quel tipo di domande che il Popolo avrebbe voluto porle, se gli fosse stata offerta questa possibilità. Detto questo, possiamo iniziare”.

“Inizi, allora”.

“Se un poveretto le chiedesse l’elemosina per strada, gliela farebbe?”

“Altroché!”.

“E qual è, secondo lei, la differenza tra una persona che chiede l’elemosina e un lavoratore?”

“Tanta, direi”.

“Non sempre. Può darsi che la persona a cui lei ha fatto l’elemosina fosse un ex-lavoratore. Uno di quelli che si trova economicamente all’ultimo gradino della scala sociale”.

“Può darsi”.

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Sesso o amore?

Orazio Guglielmini scrive a Rossi.

Ti ho parlato di tante cose in questa Lettera, Rossi, ma non mi sono ancora espresso sull’amore. Neppure tu, se ben ricordo, me ne hai parlato nella tua lettera.

L’amore o ciò che viene chiamato amore, con poche eccezioni, nel Pdm (Il Paese delle meraviglie) funziona, grosso modo, in questa maniera: il maschio vede nella femmina, non un essere umano, ma un buco: la vagina; la femmina, a sua volta, vede nel maschio, non un essere umano, ma uno spiedo: il pene. Quando lo spiedo e il buco si scontrano, lo si chiama, non sesso, ma amore. (altro…)

La vuotaggine è l’identità degli esseri umani

La biologia e la cultura sono diverse per molti aspetti, anche se si appartengono. La prima, la biologia, ha una storia di miliardi di anni; la seconda, la cultura, solo di alcuni milioni di anni. Biologicamente parlando, ogni parte del nostro corpo è ben distribuita, compatta, perfetta, pronta. Non è la stessa cosa con la cultura. Questa, oltre a cambiare da persona a persona, è anche zeppa di buchi, di imperfezioni, di incomprensioni ed è ben lungi dall’essere perfetta.

L’uomo, alla nascita, non potenzialmente, ma culturalmente, è tabula rasa, un baratro liscio, profondo, vuoto: vuoto di ideali, di ambizioni, di desideri, di tutto. Per quello che si sa, nessun bambino nasce gridando: “Io voglio essere da grande questo e quest’altro!”, perché, in quella fase della vita, un solo impulso lo domina: quello della sopravvivenza. La sua identità culturale non esiste. È un animale come tanti altri. Via via che cresce, però, riempie il suo vuoto culturale prendendo a prestito la vita e la storia dei suoi simili.

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Seconda definizione dello Stato predatore

Scrive Agostino di Ippona: “Una volta che si è rinunciato alla giustizia, che cosa sono gli Stati, se non una grossa accozzaglia di malfattori? Anche i malfattori, del resto, non formano dei piccoli Stati? Si tratta infatti di un gruppo di uomini comandati da un capo, tenuti assieme da un patto comune e che si spartiscono un bottino secondo una legge tacita. Se questo male si allarga sempre più a uomini scellerati, se occupa una regione, fissa una sede, conquista città e soggioga popoli, assume più apertamente il nome di regno, che non gli viene dalla rinuncia alla cupidigia, ma dal conseguimento dell’impunità.”

Scrive Proudhon: “Esseri ‘governati’ significa essere controllati a vista, ispezionati, spiati, diretti, legiferati, regolamentati, parcheggiati, indottrinati, pregati, controllati, soppesati, apprezzati, censurati, comandati, da esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù. Essere ‘governati’, significa essere, a ogni operazione, a ogni transazione, a ogni movimento, annotati, registrati, recensiti, tariffati, timbrati, tosati, quotati, patentati, diplomati, autorizzati, ammoniti, impediti, riformati, raddrizzati, corretti. Significa, col pretesto dell’utilità pubblica e in nome dell’interesse generale, essere messi a contribuzione, addestrati, taglieggiati, sfruttati, monopolizzati, concussi, spremuti, mistificati, derubati; poi, alla minima resistenza, alla prima parola di protesta, repressi, multati, vilipesi, braccati, strapazzati, picchiati, disarmati, legati, imprigionati, fucilati, mitragliati, giudicati, condannati, deportati, sacrificati, venduti, traditi e, come se non bastasse, presi in giro, beffati, oltraggiati, disonorati. Ecco il governo, ecco la sua giustizia, ecco la sua morale!”

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La vita è bella

Siamo all’inizio della seconda guerra mondiale, lettore. Siamo anche alla fine di settembre 2004. Serata un po’ fredda. Mia moglie ed io decidiamo di guardare in televisione La vita è bella. Non l’avevamo ancora visto. Era ora di vederlo, dopo tutto è stato un film da Oscar.

Inizio hollywoodiano: l’ebreo Guido coi piedi fuori dal finestrino dell’auto e il suo amico al volante scarrozzano per le strade e i prati della Toscana. Americanata perfetta.

Le avventure di La vita è bella, dunque, prendono il via, anzi hanno già preso il via. Una principessa piove dal cielo… Girasoli che s’inchinano al Sole… Biancaneve e i sette nani… Poeta poetico… Allora signora… Io credo… Biancaneve in mezzo agli insani… No, volevo dire i sette nani… Patate imburrate… Ebrei gassati… Fascisti goderecci… Un medico nazista fissato per gli indovinelli… Le biciclettate… Le risate… Le coglionate… Guarda quanto è bello quel tricolore… La scuola… Lo spogliarello stile circo equestre Tutte queste immagini e molte altre vengono tinte dall’inconfondibile stile comico equestre di Guido, Guido l’ebreo… È molto bravo lui nel fare il comico equestre, l’attore-regista…

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L’inesistenza di Dio dimostrata matematicamente

Il paragone che voglio farti qui, lettore, è tra “un concetto astratto utile” e “un concetto astratto inutile”, oltre che nocivo. Il concetto matematico, che prendo come esempio, è anch’esso un concetto creato dal nulla, proprio come quello religioso. Solo che tra i due c’è un abisso. La matematica, anche se è un concetto astratto, è un concetto astratto utile, anzi molto utile, particolarmente nella formulazione logica e nel campo scientifico. Comunque, piaccia o no, la matematica appartiene anch’essa alle creazioni inventate, alle creazioni pure, anche se, per Galileo Galilei, la natura è scritta in formule matematiche. Io, però, negli atomi, nelle molecole, nei pezzetti di carne che ci compongono, non ho mai visto un numero, una formula matematica. Of course, io non sono un Galileo!

In ogni caso, per me, come l’Indifferenza divina non ha concetto fisico, così la matematica; come l’Indifferenza divina è schiava delle sue stesse affabulazioni, così la matematica è schiava delle sue stesse formule, equazioni, simboli. Della matematica, se togli i campi in cui essa viene applicata, non rimane niente; dell’Indifferenza divina, se togli tutte le invenzioni fantastiche, altrettanto. Ambedue, in questo senso, sono realtà, sì, ma realtà vuote di contenuto. Sono invenzioni astratte. La matematica, però, è pur sempre un percorso logico, il più logico che l’uomo sia riuscito a crearsi, quindi positivo; l’Indifferenza divina è un percorso assurdo, il più assurdo che l’uomo ha abortito, quindi negativo: ecco cosa le distingue. (altro…)

Prima definizione dello Stato predatore

Con Stato predatore, mi riferisco sia a un solo Stato che a più Stati predatori. A questo proposito, voglio fare tre considerazioni.

La prima è che se questi, Stato o Stati predatori, non sono all’altezza di governare il mondo, non sono capaci di darci leggi giuste e funzionanti, di darci una società pulita, perché averli, pagarli, mantenerli, dargli da mangiare a sbafo?

La seconda considerazione è che, per quello che io so, non ci sono Stati democratici sul pianeta terra. La democrazia è una finzione, una presa in giro, funziona solo per i poverelli. Forse la Svizzera e qualche altro paese scandinavo potrebbero avvicinarsi all’idea di democrazia, ma ne sono ancora ben lungi. In Cina Russia India Giappone America Spagna Africa Portogallo Germania Italia Egitto, insomma, dappertutto nel mondo, lo Stato è un organismo predatore, parassitario, nocivo, distruttivo.

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Betty e il senso della vita

Era nata e cresciuta in una famiglia di periferia. Dura da bambina, dolce da adulta. Anche se era carina con lei, la madre non le piaceva, adorava il padre. Una volta gli chiese, doveva avere dodici anni, di insegnarle cos’era il sesso. Lui, come risposta, le aveva dato uno schiaffo. Non se l’era presa, aveva capito di aver fatto uno sbaglio. Aveva chiesto qualcosa alla persona sbagliata.

Fece la stessa richiesta, qualche tempo dopo, ad un amico e coetaneo del genitore. Questi non se lo fece ripetere due volte. Dopo averle fatto inghiottire il suo sesso, la sverginò. Betty, felice e contenta per aver soddisfatto la sua prima curiosità sessuale, era ritornata a casa in uno stato di euforia.

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L’inesistenza di Dio dimostrata evoluzionisticamente,storicamente,linguisticamente

Che cos’è un concetto? “Un concept n’est ni un mot, ni une chose, ni une image, ni un signe. C’est une idée produite par l’esprit pour penser une partie de la réalité. Concevoir une chose, c’est comprendre ce qu’elle est, c’est construire l’idée de cette chose dans la pensée” – “Un concetto non è né una parola, né una cosa, né un’immagine, né un segno. È un’idea prodotta dallo spirito per pensare una parte della realtà. Concepire una cosa è comprendere ciò che essa è, è costruire l’idea di questa cosa nel pensiero”, Bruno Giuliani, “L’amour de la sagesse”.

Il concetto d’una cosa ha a che fare con la “verità” di questa “cosa” che ci siamo creati noi lungo la storia. Te ne darò quattro esempi, lettore, due astratti e due concreti. Nel primo ti parlerò di come si è formato il concetto di “Dio”, nel secondo di come si è formato il concetto di “America”, nel terzo del concetto di “pige” e nel quarto del concetto di “Gud”. Prima, però, voglio descriverti, in nuce, un personaggio molto importante della nostra evoluzione.

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L’arte di vivere ha un prezzo (2)

Come tutte le cose degne di rispetto, anche l’arte di vivere ha un prezzo: si manifesta solo a colui che si è emancipato culturalmente da ogni cosa. Non ci può essere un’arte di vivere per un soggetto che subisce il pensiero altrui. Un pensiero estraneo al suo, che si insinua in lui, che gli ordina direttamente o indirettamente di vivere così e così, non lascia spazio ad un’arte di vivere. Che arte di vivere ci può mai essere per colui che vive secondo le idee degli altri? Un “io” dipendente è come un burattino manovrato da un burattinaio.

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Per un’arte di vivere (1)

Da giovane, volevo possedere un’arte. Non un’arte come quella che si trova nei dipinti, nei romanzi, nelle composizioni musicali; tanto meno un’arte di vestire, di abbuffarsi, un’arte dei gesti calcolati, delle battute argute. Nulla di tutto questo. La mia voleva essere un’arte di vivere che fosse conforme alla natura delle cose e all’essenza dell’uomo visti come realmente sono. Era questa l’arte che cercavo e questo tipo di arte non poteva nascere che da una conoscenza del reale e non del fantastico.

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Gli emeriti nullità

Di questi Il Paese delle meraviglie straripa. Sono dappertutto. Una gramigna appiccicosa, con radici profondissime, non facilmente sradicabili, quasi indistruttibili. Per gli emeriti nullità, cioè i parassiti d’alta classe, i loro “diritti” sono tutto; i loro “doveri”, non menzionarli neppure! Gli emeriti nullità hanno il diritto di violare le leggi, il diritto di rubare, di sfruttare, di ingannare, di bastonare, di dire menzogne, di prendersi gli onorari più alti del paese, dell’Europa, del mondo; di non sentirsi responsabili di tutto ciò che combinano, pasticciano, fanno;

gli emeriti nullità hanno il diritto all’immunità, il diritto di prendersi una pensione da capogiro, di avere guardie del corpo, di fare guerre, di avere, da un momento all’altro, nel caso prendessero un raffreddore, i dottori più brillanti al mondo; di avere a loro disposizione i migliori cuochi del paese, di avere funerali di stato, il diritto di farsi leggi su misura, a pennello, come si dice;

gli emeriti nullità hanno il diritto di sprecare il sudore dei lavoratori come gli pare e piace; di andare a Bruxelles e dire balordaggini a tutto spiano, di aprire le casse di quelli senza cui cui nulla nasce, cresce o fiorisce e di servirsi a loro modo e piacere; gli emeriti nullità sono degli onnipotenti e come tali si comportano. Bogududù nei loro confronti è nulla e loro sono tutto.

Una volta il paese dei meravigliosi aveva un “re”, un solo “emerito nullità”, un solo parassita; oggi, grazie a mio nonno, ne ha a migliaia!

Vedere Il Paese delle meraviglie

 

 

Credere è un business

Credere è un business, un business fantastico, metafisico, ingenuo, tutto quello che si vuole, ma pur sempre un business e una fuga dalla realtà. Ma che cos’è poi che spinge la gente a credere, prima i rappresentanti ufficiali della Chiesa e poi i comuni mortali?

Per quello che riguarda i primi, i preti, non ci sono dubbi: il loro credo è un business, uno sporco business, il più sporco business della terra: insegnano il falso e la morte, ma è pur sempre un business. E, fino a quando ci sono degli ingenui che abboccano, che comprano il loro prodotto, perché dovrebbero, loro, i preti, farsi scrupoli di coscienza? Non sono forse anche loro creature fragili, con dei vizi e corruttibili come tutte le altre? Non sono anche loro toccati dalla mala fede, dall’interesse materiale, dal piacere, dall’avere, dal voler vivere alle spalle degli altri, dall’egocentrismo, dal fanatismo, dalla megalomania, dall’infantilismo, dal dire menzogne, come tutti gli altri? È chiaro che loro ci credono, ma lo fanno per interesse, per el particulare loro, direbbe Guicciardini, in breve, per business.

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Che cos’è il battesimo?

Infatti, che cos’è il battesimo? Intanto gli apostoli non sono stati battezzati e Gesù stesso (ammesso che sia esistito), anche se è stato battezzato da Giovanni, non ha mai impartito il battesimo. Allora? E cosa vuol dire poi essere battezzati? Lavarsi dal peccato. E quale peccato? E che peccato ha mai potuto commettere un bambino ancora in fasce? Ma insomma, stiamo dando i numeri? E in ogni modo, al tempo degli apostoli, si battezzava gente già adulta, gente che aveva avuto il tempo di pensare e scegliere se voleva o non voleva essere battezzata; se voleva o non voleva credere in un dio. Gesù stesso è stato battezzato a vent’anni e più.

Ancora oggi, nel linguaggio della Chiesa, il battesimo è rimasto una confusione totale. San Bernardino da Siena, e prima di lui Agostino, diceva che i bambini appena nati non avevano un’anima e quindi non meritavano il regno dei cieli. Oggi la Chiesa, dimenticando tutto il suo sanguinolento e mostruoso passato, sostiene che lo zigote, l’embrione, il feto, la vita biologica sono sacri, mentre fino a qualche secolo fa i bambini non battezzati non erano neppure degli esseri umani, neppure degni di essere seppelliti cristianamente! Le monache, infatti, nei monasteri, come li partorivano li buttavano nelle fogne, li seppellivano in cimiteri improvvisati, ovunque ma non come esseri umani e battezzati.

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Un incubo che si trasforma in un sogno

Sogni. Sogni che stai cadendo. Prendi coscienza. Stai cadendo di brutto. È già confusione. Ti senti invaso dall’ansia, scattano le mani. Si dimenano. Cercano di afferrare qualcosa. Non trovano nulla. Cadi. Sei già nel vuoto. Tutto il tuo corpo entra in azione alla ricerca d’una presa. Niente, non trova niente. Ti dimeni, ti contorci, precipiti. Senti, senti che stai schizzando nel vuoto ad una velocità pazzesca; senti che presto ti sfracellerai al suolo. E dove? Non lo sai. Non vedi niente. Sprofondi, divori l’aria a testa in giù. Stupendo! Cadi cadi cadi! Dove andrai a sbattere?

Non riesci ad urlare; vorresti ma non riesci. Ancora ti dimeni. Ti dimeni nel vuoto, nell’aria, nel nulla. Sei nudo, sei vestito, sei come? Che importa? Importa. A volte ti sembra di essere nudo, altre volte di avere qualcosa addosso, ma questo non cambierà comunque il tuo destino finale. È ormai segnato. Ne sei conscio. Addio! Fuck you all! Doveva pur finire prima o poi, ma così non l’avevi mai pensato. Cadi cadi cadi!

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