Rossella

 

ERA UNA SARTA. Aveva un negozio di abbigliamento. Era sposata. Aveva tre figli, due maschi e una femmina. Li aveva cresciuti come aveva potuto. Il marito lavorava nel tessile. I lavori di casa non erano il suo forte. Rossella portava avanti, prima da sola e poi insieme a sua figlia quand’era un po’ cresciuta, la famiglia e il negozio. Questa era la sua vita. Non ne aveva un’altra e tanto meno, anche se l’avesse voluta, avrebbe potuto permettersela. La sua esistenza era dominata da tre parole: casa, famiglia e negozio.

Poi, una mattina, e senza un perché, si era sentita male. Andò dal dottore. Le fu diagnosticato un cancro. Aveva 63 anni. Fece, nel giro di qualche mese, tutti gli esami e le cure che ha potuto fare. A un certo punto, mentre veniva sbattuta da un ospedale all’altro e da un dottore all’altro, capì come stavano le cose.

Un pomeriggio, in un momento di lucidità o di follia, mentre era al negozio e la figlia non c’era, Rossella prese le forbici ch’erano sul tavolo di lavoro e con furia se le piantò nel cuore.

 

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