“Se” “Quando” e “Come” cesseremo di esistere

 

foto (3)Il “se” sta per un interrogativo: “Cesseremo veramente di esistere?” Il “quando” sta per “Quando cesseremo di esistere?” Ovvero, quanto tempo passerà prima che il genere umano scomparirà dalla Terra? E il “come” sta: In che modo, oppure “Come cesseremo di esistere? Bruciati, congelati, in un cataclisma cosmico, ci autodistruggiamo, come?”

Partiamo col primo, il “se”, e eliminiamolo subito dal nostro pensiero. È un se retorico. Si sa, non ci sono più dubbi, la scienza astrofisica non è fantasia. È inutile quindi usare il nostro cervello pensando se possiamo o non possiamo vivere per sempre, se possiamo o non possiamo viaggiare in eterno nell’universo, se possiamo o non possiamo spostarci all’infinito da un pianeta all’altro e altri sogni e fantasticherie, perché, in realtà, queste possibilità, non esistono, sono solo assurdi e irrazionali pensieri e esternazioni di quelli che ancora oggi fanno fatica ad accettare il mondo per com’è. Noi, oltre ad essere esposti a un’infinità di pericoli cosmici e fatali di cui non conosciamo neppure la natura, viviamo anche in un pozzo cosmico, il pozzo creato dal sistema solare con la sua massa e, da questo pozzo, non ne verremo mai fuori.

Il pozzo, poi, non è un pozzo buio, come il nostro immaginario ci spingerebbe a pensare, affatto. Il pozzo è stato creato dal Sole e dal Sole è illuminato. Il Sole, dunque il pozzo (ogni stella ha il proprio pozzo relativo alla sua massa), è il nostro datore di vita, il nostro nido, la nostra casa e la nostra oasi nell’universo, ma è anche la nostra prigione e, infine, la nostra tomba. Qui siamo apparsi e qui spariremo. È scritto così, la fisica non sbaglia.

Insomma, sappiamo che l’universo è fisico, che ha una nascita, un’evoluzione, una storia, un inizio e una fine. Insomma, conosciamo ormai tutto su questo signore, abbiamo visto e passato ai raggi X ogni suo angolino, grazie ad Einstein, ma anche grazie a quelli che l’hanno preceduto, a partire da Anassimandro e Aristarco, tanto per fare qualche nome, e a quelli che sono venuti dopo di lui, Steven Weinberg, ad esempio. Insomma, sì, sappiamo tutto su questo signore. Sappiamo che è piatto, che è fatto di particelle corpuscolari, che è un pullulare di quanti, che è ondeggiante come le onde del mare, che si gonfia e si sgonfia e che assomiglia ad una medusa gigante. E non solo. Sappiamo che è fatto di materia visibile e materia invisibile, oppure di una sola, quella che si vede, che è olistico, che è curvo e rettilineo, che è infinito e finito e che è, ahimè, mortale!

Veniamo al “quando”. Il “quando” periremo non lo sappiamo di preciso. Domani, questa notte mentre dormiamo, il mese prossimo, l’anno prossimo, fra 100, 1000, un milione di anni? Non lo sappiamo, ma sappiamo, matematicamente sappiamo che saremo comunque distrutti e che di noi e del nostro fare e del nostro esistere non resterà nulla, niente di niente: ce ne andremo come uccelli che volano nel cielo senza lasciar traccia.

Per me, in ogni modo, il “quando” saremo distrutti è adesso. Voglio dire, è come se fosse adesso, tutto qui. So che succederà, quindi, ora o fra un milione di anni, cosa cambia? Nulla. Non per me, comunque. Il tempo è psicologico e, a volte, un minuto può sembrare un milione di anni e un milione di anni un minuto.

Può succedere che una di queste mattine, quando ci alziamo e accendiamo la radio, le ultime notizie ci informino che, in quello stesso e medesimo istante, un meteorite grande tre volte la città di Parigi, sfuggito ai telescopi a causa della luce solare, si sta dirigendo dritto dritto verso la Terra a 100 mila chilometri all’ora. Una splendida notizia, prima di fare colazione, vero?

Quindi il “come” cesseremo di esistere. “Come” saremo distrutti allora? Anche in questo caso abbiamo delle difficoltà a saperlo di preciso. Inghiottiti da un buco nero? Dall’esplosione d’una caldera, quella di Yellowstone, ad esempio? Da una nuova glaciazione planetaria? Dai raggi gamma d’una supernova? Da un meteorite gigante? Dall’effetto serra? Da una mega eruzione solare? Insomma, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, se elencassimo tutti i modi in cui potremmo essere distrutti.

Nell’immediato, però, a uno come me, viene da pensare che saremo distrutti, non da qualche fenomeno naturale, ma per mano del così chiamato homo sapiens sapiens!!!, cioè per mano della 193esima scimmia senza peli o scimmia nuda, giustamente come la definisce e la chiama Desmond Morris. È questa, la scimmia sapiens sapiens sapiens!!!, che ha più insultato, calpestato, infestato e portato in fin di vita il Pianeta e che, infine, molto probabilmente, sarà lei a mettere fine a tutto.

Ai benpensanti dico solo questo: le eccezioni fra gli esseri umani, vale a dire fra le scimmie che si credono più sagge, più buone e più virtuose delle altre, per me, in questa faccenda, non contano. Le loro sono spesso posizioni di comodo. Comunque, i buoni, i saggi e i virtuosi, io li vedo come degli ipocriti, dei perdenti, dei vigliacchi, ovvero quelli che non hanno le palle di ribellarsi apertamente, non a parole, molto facile, ma coi fatti, contro i banditi e gli assassini legalizzati che governano il mondo!

La probabilità che sia la scimmia homo a dare il colpo di grazia a se stessa e a tutto ciò che geme e respira sul pianeta Terra, è grande, e lo farà, forse, molto prima d’un disastro naturale. E con questo? Tanto meglio! Non darà la chance di farsi distruggere dagli elementi che l’hanno creata: si autodistruggerà. La si può vedere anche così, la fine, no?

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.

 

 

 

Comments

  1. By antonio giorgio de matteis

  2. By Nicola Pacelli

  3. By luciano casari

  4. By eumeme

  5. By Daniel

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *