“Se”, “Quando” e “Come” periremo – 3 post, il secondo

Il “Quando”

Il “Quando” periremo non lo sappiamo di preciso. Domani, questa notte mentre dormiamo, il mese prossimo, l’anno prossimo, fra 50/100/1000, un milione di anni? Non lo sappiamo, ma sappiamo, come sappiamo che viviamo in un pozzo cosmico, che saremo comunque distrutti e che di noi e del nostro fare e del nostro esistere non resterà nulla, niente di niente: ce ne andremo come uccelli che volano nel cielo senza lasciar traccia.

È scritto così.

Per me, in ogni modo, almeno per come io sono fatto e per come la penso, il “Quando” saremo distrutti è adesso. Voglio dire, è come se fosse adesso, tutto qui. So che succederà, quindi, ora o fra un milione di anni, cosa cambia? Nulla. Non per me, comunque. È come se the breaking news (le ultime notizie) del mondo intero, in questo stesso e medesimo istante, stesse annunciando che un meteorite grande tre volte la città di Parigi, sfuggito ai telescopi a causa della luce solare, si sta dirigendo dritto dritto verso di noi a 100 mila chilometri all’ora.

La morte non è una cosa fisica, è una cosa mentale. Gli oggetti non sanno che possono essere distrutti, frantumanti, ridotti in atomi, in particelle subatomiche. Così gli animali. Questi, infatti, anche se vivessero un miliardo di anni, è come se vivessero un istante, perché, anche se diamo per scontato che intuiscano il male, sono comunque privi d’una coscienza ragionevole e ragionante della morte. Gli esseri umani, invece, sono pienamente coscienti del loro destino e, perciò, non cambia proprio nulla se questo evento apocalittico e determinante avviene oggi o fra un milione o un miliardo di anni: sanno che muoiono, che periranno senza lasciar traccia.

Nel prossimo post, il “Come”

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