Successo straordinario per la prima serata del Festival di Sanremo

All the world is a stage. Si sa. Si conosce. È così. Ma c’è palcoscenico e palcoscenico. Quello dell’Ariston di Sanremo, dopo lo spettacolo di ieri sera, non so se si può continuare a definirlo palcoscenico. Sì, certo, palcoscenico è, ma di che sorta? Descritto in nuce, c’erano le montange rocciose di Las Vegas o che altro era. Mamma mia che immaginazione! Eppure, questa città, Sanremo, è conosciuta nel mondo per i suoi stupendi fiori e, guarda caso, non ce n’era neppure uno sul palcoscenico dell’Ariston. Che stranezza! Poi c’erano due becchini. Questi, ogni volta che un rumoroso si accingeva a fare rumore, apparivano, lo presentavano coi loro rumori e, poi, mentre il rumoroso faceva rumore, loro sparivavano per riapparire subito dopo che il rumoroso aveva finito di fare il suo rumore. Grande! Poi c’era l’audience. Il ruolo di questa lo si conosce: è lì solo per applaudire. E lo fa debitamente e generosamente. Altro scopo per essere lì non ne ha. Grande!

Ad un certo punto, mentre si svolgeva questa delizia sul palcoscenico dell’Ariston, è successo qualcosa. Improvvisamente, anche se tanto improvvisamente non era, e non lo era perché lo si sentiva, intuiva, era nell’aria, è apparso sotto le telecamere un parabolano. Grande! Proprio così, un parabolano, un parabolano dei nostri tempi! Incredibile! Grande! Non poteva esprimere meglio il suo genio quest’essere che indossando gli abiti del parabolano integralista, magari di uno di quelli che aveva preso parte all’uccisione della filosofa Ipazia. Grande! Veramente grande! Scusa lettore, mi sta chiamando Rossi. Ha detto che un parabolano, sai uno di quei monaci fanatici fondamentalisti assassini stolti, ebbene uno di loro non si sarebbe mai e poi mai espresso nel modo in cui si esprimeva il parabolano sul palcoscenico dell’Ariston, ma un milione di volte meglio. E, sai, quando Rossi dice certe cose, raramente sbaglia. Grande! Insomma, quante balle, quante assurdità, quante sirene, quanti aeroplani da combattimento, quanti colpi di mitragliatrici, quanta guerra, uccisioni, morti per terra, urla, fumo, molto fumo: l’apocalisse. Niente, era arrivato Rambo, il deficiente. Ma a proposito, non doveva questo luogo rappresentare, non gli spacconi parabolani, ma il Festival della Canzone?

Incredibile signori miei, proprio incredibile. Pagare tutti quei soldi per una testa di cazzo del genere è proprio il colmo. Non se ne può più! Ma insomma, c’è o non c’è un limite alla volgarità? Nothing. A head full of shit, mierda, scheisse, merde, skide o come diciamo noi qui in Italia: una testa zeppa di merda. Complimenti Rambo! Proprio un deficiente! C’è un proverbio, mi pare russo, che dice che gli uomini, come i pesci, iniziano a puzzare dalla testa. Beh, nulla di nuovo. Ma i paesi, i paesi, ci chiediamo noi, quando iniziano a puzzare? Quando organizzano cose meravigliose come il Festival di Sanremo. Grande! In fondo in fondo, poi, non c’è contraddizione se ci riflettiamo. Per nulla. Il popolo paga miliardi e miliardi di euro per avere dei deficienti che lo guidano, così per avere ignominie rumorose che lo inquinano a casa. Nulla da dire. Solo grande!

Popolo italiano, ascolta. Qui ti parla uno come te: anch’io ho sempre lavorato, anch’io ho sempre pagato le tasse, anch’io prigioniero della gabbia, come te, capisci? Bene, allora ci capiamo. Ascoltami dunque! Basta! Ora basta! Non pagare più il canone Rai. Nessuno può obbligarti a farlo. Solo un paese fascista, nazista e stalinista può. Non mi pare che sia il nostro. Potrà diventarlo, ma per ora non lo è. Ragiona allora, e tu puoi ragionare: sei la speranza e la saggezza della storia. L’unica! Ragiona. Dimmi, forse ti possono obbligare ad andare in chiesa? No, non possono. Forse ti possono obbligare ad andare ad ascoltare un demagogo in una piazza pubblica? No, non possono. Forse ti possono fare acquistare un oggetto che non vuoi acquistare? No, non possono. Forse ti possono fare bere se non hai voglia di bere? No, non possono. Lo stesso vale per la televisione, nessuno ti può obbligare a pagare il canone.

La televisione è lì per trasmettere e pubblicizzare prodotti in vendita. Devi tu, popolo, pagare anche per quelli che fanno pubblicità di se stessi e pubblicità capitalistica? Spero di no. In altre parole, la televisione è lì per trasmettere le idee dei politicanti. Pensi che tu devi pagare per ascoltare questi signori quando parlano e sparlano? Spero di no. La televisione è lì per farti ascoltare la messa del papa. Pensi di dover pagare per ascoltare i deliri e il nonsenso del papa? Spero di no. La televisione è lì per renderti più idiota di quanto sei. Pensi di dover pagare anche per qualcosa che ti rende ancora più idiota di quanto già sei? Spero proprio di no. Allora ci siamo capiti!

Ti prego, non perdere altro tempo. È inutile. Scrivi immediatamente alla Rai e chiedi che ti rimborsi i soldi che hai pagato quest’anno per il canone. Chiedi anche che, per l’insulto che hai ricevuto dal Festival di Sanremo 2012, tutti i dirigenti Rai vengano buttati fuori dal lavoro, vengano processati, e che li si faccia pagare anche per l’insulsaggine che ti hanno propinato ieri sera. Tu non sei un cesso dove ognuno può scaricare la sua merda. Difendi la tua dignità! Allora basta. Paga solo per quelle cose che ti sono utili. Che so io, l’acqua, l’elettricità, il gas, la sanità, ma non per la tivù. Questa è proprietà del prete, del politico, del capitalista, dei mass media, dei rumorosi, dei tiracalci. Non è il tuo palcoscenico, credimi. Basta dunque col canone Rai. A partire dall’anno prossimo, non pagarlo più. Non pagare neppure un centesimo. Non possono obbligarti a farlo, proprio come non possono obbligarti ad andare in chiesa se in chiesa non vuoi andarci. Ciao!

 

 

 

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