Il suicidio filosofico è una ribellione contro il mondo assurdo e vuoto in cui viviamo

 

Io non sono un pessimista, né un idealista

e non ho assoluti. Sono un naturalista, ac

cetto la realtà per quello che è e cerco di

vivere in essa come meglio posso. *

 

Quest’atto triste e drammatico, ha un mare di spiegazioni, ma ce n’è una che ci pare, almeno logicamente, tollerabile. Nasciamo piangendo e moriamo piangendo. Potremmo accettare la nascita perché, anche se nasciamo piangendo, a quell’età non capiamo le ragioni, e poi i nostri genitori si prenderanno cura di noi e questo fino a quando non siamo pronti a prenderci cura di noi, noi stessi.

Ma cosa dire della vecchiaia? Possiamo accettarla come accettiamo la nascita? No, non possiamo. Questa, la nascita, ci porta passo dopo passo, lungo tutta la vita, a capire che prima o poi, se abbiamo la fortuna o la sfortuna di diventare vecchi, diventeremo anche come quando eravamo bambini: dipendenti dagli altri. I bambini appena nati non sanno, ignorano tutto; i vecchi sanno, non gli sfugge più nulla. La vecchiaia, ai loro occhi, è vista come una sconfitta esistenziale e totale, perché è mostruosa: diventiamo degli oggetti poco piacevoli alla mercé altrui.

Ora, non tutti hanno una famiglia, ma anche quelli che ce l’hanno, i vecchi coscienziosi si sentiranno sempre colpevolizzati per i problemi che creano con la loro dipendenza ai familiari già stressati con tutti i loro impegni. E non solo. E se uno poi non ha nessuno che si possa prendere cura di lui/lei e non ha neppure i soldi per andare in uno ospizio o in una casa della salute, come si sentirà nelle condizioni in cui si trova?

Aggiungiamo, e dobbiamo farlo, aggiungiamo che noi nasciamo dal nulla e alla nostra morte ritorneremo nel nulla. Diversamente detto, siamo buttati nel mondo senza averlo chiesto e siamo cacciati via dal mondo senza volerlo. Come agire, allora, quando uno è a conoscenza di tutta questa impostura chiamata vita? Non si sa. La cosa è individuale. Potrebbe affacciarsi l’idea del suicidio. Questo, visto da questa angolazione, non è un gesto né eroico né vile, è una inevitabile ribellione contro la ridicolaggine dell’esistenza.

Detto questo, tutto verrei eccetto che essere frainteso. Intanto non sto invitando nessuno al suicido filosofico o non filosofico. Tutt’altro. La mia idea è che noi viviamo in una cultura falsa. Io sono convinto che se noi vivessimo in una cultura sana e reale e conoscessimo il mondo per com’ “è”, noi ci rispetteremo, apprezzeremo, ameremo e ci godremo la vita molto di più. Noi siamo conoscenza o non siamo niente e una vita degna di essere vissuta non può che essere costruita sulla conoscenza, una conoscenza reale. Questa farebbe di ogni essere umano un dio che nasce e un dio che muore. Ecco il tipo di vita che potrebbe contrastare il mondo irrazionale in cui viviamo e la vuotaggine ragionata degli uomini che avvolge la vita dalla nascita alla morte.

Io credo, ecco il mio ottimismo, io credo ciecamente che una vita saggia, illuminata, vera, umana tutta umana, potrebbe farci migliorare a tal punto da farci sentire dei veri signori di questo mondo.

 

*          Queste poche parole in questo articolo, non vogliono essere né una scusa né un vanto, ma dire solo che io cerco nei miei scritti di essere fedele alla mia età. Sto per compiere 80 anni e questo mi spinge a parlare di ciò che mi frulla in testa a questa mia età. Così facendo mi sembra di essere più onesto sia nei confronti di quelli che mi leggono sia con me stesso. Credo in una letteratura scientifica e filosofica, perché è questa che ci insegna l’arte di vivere e morire e sicuramente non una letteratura fiction che ha poco o nulla a che vedere con la realtà.

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  1. By Pina zito

  2. By Silvano Fasan

  3. By Filomena

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