Parigi Archive
In due parole: fabbriche della mente e dello Stato. Vediamole un po’ più da vicino. Intanto, quando io scrivo dicendo che le università sono fabbriche della mente, che poi siano fabbriche dello Stato, della Chiesa, del Capitalismo, delle Accademie Militari, della scienza in generale, ecc., questo non cambia la loro servile funzione. Inoltre, io
Compiuti i sedici anni, confuso e smarrito fra tanti desideri, incomprensioni e idee, ma deciso e contro la ferma volontà della Mamma, me ne sono andato via da casa, lasciando la mia famiglia, le mie bestie, la mia Timpa (montagna), i miei sogni da bambino e adolescente insieme al luogo dov’ero nato
Dedico questo racconto a tutte le donne. Era primavera e gli orti i campi le colline le montagne erano tutti coperti di verde e di colori; era primavera e i fiori sbocciavano, gli insetti pullulavano e gli uccelli cinguettavano; era primavera e tutto prendeva vita, cresceva, maturava. La giornata era bella, piena di
La storia made in Italy Chi ha ucciso il Duce? Mettiamola così, Rossi, nello stile dei meravigliosi. Allora, chi ha ucciso il Duce? Tanto per cominciare, diciamo che l’ha ucciso il partigiano Giacomo. E tanto per contraddire, diciamo che non è stato lui, che è stato il colonnello Valerio. Neppure per sogno! Né l’uno né
Ann Ann aveva un viso malinconico, gli ricordava Dorothy. Max aveva un debole per questo tipo di ragazze, una specie di attrazione incosciente per i moribondi prematuri. L’aveva incontrata una sera durante l’intervallo in un teatro di Carlton. Ambedue erano andati a vedere Amleto. Ad Ann piaceva molto Amleto, l’aveva visto parecchie volte e lo
II Ricevette una lettera di sette parole dalla sua amica australiana: “You’re always in my mind, Judy,” 1. Sheryl e Gaby gli avevano spedito delle cartoline. Erano ritornate a Sydney, ripreso il lavoro, la routine, la vita là. Queste notizie delle girls risvegliarono in lui quell’altro mondo, oltre il mare. Ricordò Sylvia, la loro casetta,
XIII “È squisito questo capretto,” fa Nicolò. “Sono contento che ti piaccia,” dice Amedeo, di nuovo di buon umore. “Non solo a me, spero.” “Affatto. Io me lo godo due volte: la prima perché adoro il capretto e la seconda perché mi piace mangiare con te.” “Anche a me.” “Sei tu però quello che condisce
III “T’aspettavo,” dice Nicolò. “Lo spero bene,” fa Amedeo mettendo sulla tavola di fronte a lui un cesto coperto da un tovagliolo bianco. Nicolò immagina cosa contiene. Annusa. È già raggiunto da un’ondata di aromi. Poi, con un gesto teatrale, tira via il tovagliolo e vede che c’è pasta al sugo, melanzane ripiene, coniglio in
I “Mamma, mamma!” grida la bambina correndo in casa, “su per la strada sta venendo un signore con una valigia in mano.” La madre apre la finestra, sporge la testa e vede l’uomo avanzare. Non le sembra di conoscerlo e si domanda chi mai sia. Il forestiero, alto, brizzolato, cucito in un vestito scuro, non ha l’aria di appartenere
Chi ha ucciso il Duce? Mettiamola così, Rossi, nello stile dei meravigliosi. Allora, chi ha ucciso il Duce? Tanto per cominciare, diciamo che l’ha ucciso il partigiano Giacomo. E tanto per contraddire, diciamo che non è stato lui, che è stato il colonnello Valerio. Neppure per sogno! Né l’uno né l’altro. L’ha ucciso, non il