Benigni, il nuovo Evangelista e i cloni

Arriva! Sta arrivando. Da dove arriva? È lì. Lì dove? Puntate i riflettori da quella parte! No, da questa parte. Stupidi, è lì di fronte a voi. Ma non lo vediamo. Sì sì, si sta avvicinando. Evviva! Non lo vediamo! Silenzio! Chi deve arrivare? Sì sì sì, è venuto. Siamo salvi. Siamo onorati. È arrivato. Eccolo qua (i riflettori inquadrano una figura ancora poco visibile che sbuca da un varco verde costruito su un prato, ai lati del quale due mura di cloni gesticolanti). Quelli in lontananza guardano di qui, di là, ma non vedono niente. Comunque, la massa dei cloni guarda sul palco e qui c’è un essere immobile, silenzioso, voluminoso, di aspetto serio, che si contiene e aspetta un po’ nervoso. Aspetta che arriva. Arriva chi? Chi è che deve arrivare? Adesso lo vedrai. Shut up! Che pezzo di… Piantatela! L’essere che doveva arrivare, infatti, si è concretizzato per davvero, è arrivato, è uno che assomiglia, dal modo in cui cammina, più ad una scimmia che ad un essere umano, invece è per davvero un bipede e sta salendo sul palco a zigzag come i serpenti si muovono nel deserto. Quando ha superato l’ultimo gradino, spicca un salto da scimmia finendo nelle braccia del grande guru che lo tiene forte o l’abbraccia forte e per poco non finiscono tutt’e due per terra. Poi la scimmia si svincola e come un pagliaccio da circo, si mette a correre intorno al parco a grandi passi, poi si butta sul palco prono, gioca all’epilettico, e tutto ciò mentre la massa dei cloni lo applaude, lo applaude, lo applaude. E perché? Boh! Finalmente l’animale homo si alza e s’indirizza ai cloni così: “Se volete guadagnarvi la sbobba, amici miei, dovete lavorare, perché il lavoro è sacro, il lavoro è divino. Lavorate, miei cari, lavorate per i padroni, per i signori, per i santoni, per tutti quelli che senza di voi sono niente, sono perduti, non possono pagarsi le lussuose ville, i mega panfili, gli aeroplani privati, i body gard, le ricchezze che hanno; e lavorate anche, dato che ci siete, lavorate anche per noi che viviamo sui palchi come le scimmie sugli alberi per tenerci lontani dai cloni e dai padroni, lavorate, dunque, producete, perché il lavoro è sacro, è divino e che Dio vi benedica!”

Arriva! Sta arrivando. Sta arrivando Christus! No, non è vero. Allora sta arrivando Saulus! No, neanche lui. Augustinus? Neppure. Sicuramente sta arrivando Razzingus! Nemmeno. Ma vuoi proprio sapere chi sta arrivando? Sì, lo voglio! Te lo dico io allora. Sta arrivando il nuovo Evangelista. E cioè? Santo-papa-benigni! È lì, è già arrivato, è lì sul palco che sbraita insieme a santo-santo-travaglio, a santo-santissimo-santoro, alla santa-santerella-dandini, insomma, è lì insieme ai santos, tanti santos e basta. Ma, attenzione, attenzione amici cloni, amici padroni, amici santoni, attenzione, perché, se voi continuate a schiamazzare così dai palchi, arriverà anche qui, qui da noi, anzi è già dietro la porta, lui, il disastro, il disastro argentino, greco, irlandese, portoghese, e poi? E poi evviva “Il Paese delle meraviglie” insieme a tutti i meravigliosi!

 

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