Fiori di sierra, romanzo, i fantasmi della fanciullezza, parte prima (3)

III

“Allora,” dice Amedeo, “lasci a me la scelta?”

“Puoi dargli fiducia, cugino,” fa la moglie Lucia. “È un esperto in questo genere di cose. Ha passato più tempo a combinare matrimoni che a fare il suo lavoro.”

“Proprio così,” conferma lui. “Non so come, ma mi viene facile maritare la gente.”

“Perché non metti su un’agenzia matrimoniale?” suggerisce Nicolò.

“Qui non è il posto,” fa Lucia.

“Io, in tutti i casi, non sono venuto qui per sposarmi. Le donne di questo posto non le conosco, non saprei come vivere con una di loro, se non come maschio e femmina.”

“Bravo!” esclama Amedeo. “È tutto quello che hai bisogno di sapere. Forse è il modo più saggio di vivere con una donna, perché quando tra i coniugi la chiacchiera abbonda, l’appetito sessuale diminuisce.”

“Predichi bene e razzoli male. Fra noi non c’è quasi più né l’una né l’altro,” scappa di bocca a Lucia.

Sedeva diritta. Sembrava una foglia di ulivo tanto era sottile. Teneva i capelli in una reticella e, dato che ne aveva molti, la testa appariva troppo grande rispetto al corpo. Il suo viso era dolce, simpatico, rilassato, rassegnato. Aveva cucinato un’ottima cena, servito il cibo con garbo. Quando parlava, le parole le venivano fuori con naturalezza.

“Vedi,” ribatte Amedeo arrossendo, “basta solo aprire la bocca e sei subito un bersaglio, specialmente se c’è tua moglie che conosce tutte le tue debolezze.”

Lucia intuisce di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire e cerca di rimediare. “Il cugino ha girato il mondo e sa che stiamo scherzando.”

“Certo cara, certo che lui lo sa!” fa Amedeo con amara ironia.

In quel mentre giungono Erica e Pietro, i figli dei suoi cugini, venuti a dare la buona notte ai genitori e a quel loro zio piovuto dal cielo, di cui non ricordano di aver mai sentito parlare.

Avevano chiacchierato di tante cose durante la cena. Calvario, diceva Amedeo, l’aveva abbandonato molta gente. Alcuni, dopo essere stati nel nord Italia, all’estero e aver fatto qualche soldo, ritornavano per costruirsi una casa. Capitava che morissero prima di finirla, com’era successo al Malavoglia e al Barricchio; tutt’e due, quando avevano esaurito i quattrini, erano ripartiti per guadagnarne altri e continuare, poi, i lavori lasciati in sospeso.

“Morirono tutt’e due prima di finire di costruirle. Il Malavoglia schiacciato da una gru e il Barricchio morto in un ospedale e non si sa di cosa. Le case sono ancora lì, come le avevano lasciate, con i muri mezzi eretti.

“A Calvario non c’è niente. Si vivacchia strappando alla natura qualche frutto e un po’ di frumento.”

Tra i calvaresi c’era la famiglia del Dritto, diceva Lucia. Una famiglia numerosa. Quasi tutti i figli e le figlie erano sposati. Lui, il Dritto, venditore ambulante, era un uomo altezzoso, che si credeva chissà chi. Con costui era meglio non avere nulla a che spartire. La nuova casa, quella che Nicolò aveva visto all’arrivo, apparteneva a uno dei figli, il più grande, che si era sposato e viveva là con moglie e figlia.

Nicolò, a sua volta, raccontò del lavoro che aveva fatto quel pomeriggio nella vecchia casa, delle ragnatele, dei topi, della fotografia, del letto coperto di polvere e dell’impressione che aveva provato rivedendo quel luogo.

Lucia domandò se aveva bisogno di qualche cosa per quella notte e lui rispose che, per una notte, poteva dormire ovunque e che il giorno seguente sarebbe andato in paese per comprare il necessario.

Chiese ad Amedeo se conosceva qualcuno che potesse imbiancare la casa, fare un bagno, mettere una moquette nella camera da letto, perché a lui non piaceva la mattonella, darle un’occhiata dentro e fuori e riparare quello che c’era da riparare.

Il cugino promise che se ne sarebbe occupato.

La notte era serena. Sopra le loro teste un cielo profondo, lontano, carico di stelle che, a guardarlo, ci si perdeva nella sua smisurata ampiezza e nel suo mistero.

“Il giorno ci acceca,” venne da pensare a Nicolò, “e la notte ci illumina” e fece un sorriso a quelle fiamme rotonde che brillavano sopra di lui.

Una leggera brezza sfiorava le loro facce ancora sbalordite per quell’evento inatteso.

Amedeo continuava a dire “Chi mai avrebbe pensato!” senza osare fare a Nicolò le domande che avrebbe voluto fargli.

Poi si era fatto tardi. Ognuno intuì che la serata era ormai conclusa.

Qualche chilometro divideva la casa di Nicolò da quella dei cugini. Voleva farli a piedi, ma Amedeo insistette per portarlo in macchina. Si doveva pur utilizzare la strada appena fatta.

 

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