Heidegger “essere-gettato”

 

Questo concetto tipicamente esistenziale che tutti gli uomini condividono e che il filosofo tedesco, Martin Heidegger, definisce “essere-gettato”, e cioè l’uomo è buttato, sbattuto, scaraventato su questo pianeta, non perché l’ha voluto lui, deciso lui, ma per un caso inspiegabile, senza ragione.

Questo concetto, che si trova nel suo libro “Essere e Tempo”, è al cuore di tutta la filosofia esistenzialista e come scrive Sartre nel suo “L’esistenzialismo è un umanismo”, esistenza significa che prima viene la vita, poi l’essere, in seguito la sostanza e poi e solo poi l’essenza, cioè solo dopo esseri venuti al mondo ci definiamo scimmia, sapiens o quel che vogliamo, ma non prima.

L’esistenza, dunque, precede l’essenza. È l’uomo che parla di divinità, e non le divinità dell’uomo (Kant). L’uomo prima esiste, prende coscienza della sua vita e poi si auto-definisce.

Secondo questa concezione di vedere l’uomo come un niente, solo come un oggetto buttato, scarta ed elimina ogni illusione di un qualche disegno. Una volta che uno ha capito questo, a capito anche l’assurdo (Camus) mondo in cui vive.

Per Schopenhauer, se uno potesse scegliere fra nascere e non nascere, dovrebbe scegliere di non nascere.

Peccato che non posso riferire personalmente a Heidegger, Sartre, Camus, Kant e Schopenhauer che io provengo dal nulla del nulla e tutto ciò che nasce dal nulla del nulla, ritorna nel nulla.

Se qualcuno, fra quelli che hanno letto l’articolo, la pensasse diversamente da come la penso io, potrebbe credere che io sia un pessimista, un cinico, uno senza senso né valori, inumano. È un suo diritto pensare questo di me e molto altro. Però, io non sono questo. Dentro di me sono tutt’altro. Quest’ “altro” non condivide il mondo di falsità e di imbrogli in cui viviamo. Inoltre ho sempre cercato di vivere la mia vita nel migliore dei modi possibili e mai alle spese degli altri. Credo, però, credo ciecamente che per poter vivere bene ci vuole la CONOSCENZA, perché solo questa ci toglie le bende dagli occhi e ci dà una vita avveduta e degna di essere vissuta. Detto in nuce, per me un solo minuto di conoscenza e di consapevolezza scientifica, esistenziale, sociale, nazionale, mondiale, universale, dico un solo minuto, è più importante che vivere un milione di anni da ignorante, perché so cosa vuol dire essere privato, d’un modo o di un altro, d’un sapere che ci appartiene!

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