Il Personaggio – racconto

 

foto (3)Non appena si sentì male, prese l’elicottero parcheggiato insieme al suo pilota fuori in giardino che lo portò all’istante alla clinica del rinomato chirurgo, il professor Gardelli. Il professor Gardelli, vedendo arrivare il Personaggio, piantò in asso il paziente che stava visitando e si precipitò da lui. Dopo un breve esame, gli diagnosticò un attacco di appendicite e disse che doveva operarlo. Il Personaggio non volle essere operato dal professor Gardelli. Per lui il professor Gardelli era solo buono per curargli il mal di gola, non per operarlo. Quindi, dopo alcuni ordini, il Personaggio fu riportato di nuovo sull’elicottero e con questo andò all’aeroporto. Qui, che sapevano già il perché del suo arrivo, un aereo di linea fu immediatamente svuotato dai suoi passeggeri e messo a disposizione del Personaggio, di tutto il suo staff, incluso il professor Gardelli, e delle sue guardie del corpo. L’aereo di linea prese il volo all’istante, direzione New York.

Durante il viaggio si diedero ordini, si consultarono altri luminari, si raccolsero altre opinioni. All’aeroporto Kennedy era già pronto un altro elicottero che aspettava l’arrivo del Personaggio. Non appena l’aereo atterrò, il Personaggio fu immediatamente trasportato sul nuovo velivolo e via alla clinica del dottor Raine, chirurgo di fama mondiale. In questa famosa clinica, il Personaggio trovò al suo servizio, in men che non si dica, tutta una équipe di dottori, specialisti, tecnici, infermieri, i più qualificati e capaci del pianeta.

Dopo un accuratissimo esame, il dottor Raine gli diagnosticò la stessa cosa che gli aveva diagnosticata il professor Gardelli e che, ora, insieme a tutti quelli che avevano accompagnato in volo il Personaggio, aspettava fuori nel corridoio.

Il Personaggio, a questo punto, fu portato alla velocità della luce in sala operatoria. Qui trovò a sua disposizione la tecnica più avanzata e sofisticata al mondo che, adoperata dai cervelli più intelligenti e geniali della medicina, faceva miracoli, faceva al caso del Personaggio. Ci fu, per dire la verità, un secondo esame – il terzo se contiamo anche quello del professor Gardelli -, bisognava esser certi al mille per cento, non si sapeva mai, perché anche il grande luminare, il chirurgo di fama mondiale, professor dottor Raine, avrebbe potuto sbagliarsi. Così il Personaggio fu sottoposto a una nuova radiografia, e di nuovo questa confermò ciò ch’era stato diagnosticato nella prima e nella seconda radiografia: una semplice appendicite. Perciò, lo si doveva operare. Lo prepararono, anestetizzarono, operarono e gli asportarono l’appendicite. Tutto era andato benissimo.

Il Personaggio, dopo l’operazione, fu portato in una suite della clinica e qui rimase, con tutto il suo staff, guardie del corpo e professor Gardelli, per dieci giorni per riprendersi dopo l’intervento, usufruendo di ogni attenzione venticinque ore su ventiquattro. Dopo il tempo stabilito, il Personaggio poté finalmente ritornare a casa su volo privato, naturalmente, sano e salvo, e tutto questo grazie all’efficacia, alla professionalità e alla straordinaria tempestività dell’équipe del dottor Raine.

Da allora, da quell’intrepido valoroso viaggio a New York, erano trascorsi parecchi anni e la medicina e i grandi cervelli ch’erano al suo servizio, potevano continuare a fare miracoli per quello che riguardava operazioni di ogni genere, ma, ahimè, non si era ancora riusciti a trovare il modo per conservare la vita oltre una certa età, e ciò valeva anche per coloro che per una semplice appendicite, potevano permettersi di pagare cinque miliardi di vecchie lire, senza contare le mance.

Trascorsero altre primavere, altre estati e si era già in autunno. Le foglie dei faggi, delle betulle, delle viti canadesi e degli altri rampicanti, si staccavano pigramente dai rami e zigzagando, a volte, solo a volte e di notte, raggiungevano il suolo, perché i giardinieri – cui non era mai stato permesso di utilizzare utensili rumorosi, falciatrici o seghe meccaniche o altri strumenti simili -, quando ci riuscivano, prendevano le foglie al volo con le mani o con delle reti come quelle della caccia alle farfalle, ancora prima che toccassero il terreno. Il giardino doveva essere sempre super ordinato e pulito, e questo bisognava farlo senza produrre il minimo rumore: il Personaggio non lo tollerava. Era pulito, eccome, il giardino, perché c’era un esercito di giardinieri – invero di giardinieri giardinieri ce n’erano pochi, perché la maggior parte erano le guardie del corpo del Personaggio travestiti da giardinieri – che lavoravano lì e, anche se non utilizzavano mezzi meccanici, riuscivano lo stesso a tenere super potati gli alberi e super pulito il terreno, dal quale una vista stupenda si dischiudeva sulle montagne e sulla città ai piedi della collina.

In una camera della villa, che s’innalzava maestosamente nel mezzo di quel grande giardino, una camera molto ampia e luminosa, equipaggiata con tutto un arsenale medico di avanguardia da far persino ingelosire il dottor Raine, c’era un letto e sul letto un vecchio: il Personaggio. Il suo respiro era debole. Aveva capelli bianchi, labbra flosce, occhi stanchi, viso pallido, mani scarne e raggrinzite: l’aspetto però era ancora imponente, anche se di un moribondo. Un bottone vicino alla mano destra e un altro alla sinistra, dimostravano che bastava solo premerne uno in caso di bisogno.

Pian piano, il Personaggio, con un grande sforzo – il professor Gardelli gli aveva sconsigliato di fare anche il minimo sforzo, ma come si sa, il Personaggio raramente prendeva in considerazione quello che diceva il professor Gardelli, anche se ci teneva ad avere i suoi consigli – si girò nel letto prima da una parte, poi dall’altra e, infine, trovò un po’ di conforto tirandosi un po’ su e appoggiandosi alla spalliera. Allora prese dal pigiama una bustina di quella roba bianca, l’aprì e sniffò la polverina, naturalmente sempre contro il parere del professor Gardelli. Questa, la polverina, passò liscia liscia attraverso le narici d’oro e subito dopo sprofondò nella gola raggiungendo i polmoni. Che noia sarebbe stata la vita se non ci fosse stata quella polverina bianca!

Quel giorno in particolare, il Personaggio non voleva vedere nessuno, eccetto quelle persone di cui non poteva fare a meno: il professor Gardelli, il cuoco, le infermiere, il presidente dell’azienda. La moglie, il fratello e tanti altri della famiglia, erano parcheggiati lì nella grande villa, pronti, se fosse stato necessario, a precipitarsi dal Personaggio. Figli, nipoti e nipotini li vedeva solo per dieci minuti la sera e solo se aveva voglia ed era disponibile, poi li congedava. La sua vita era troppo ricca per trascorrerla in compagnia non gradita, famigliari o no. Preferiva stare insieme ai suoi ricordi piuttosto che sprecare quel poco di tempo che gli rimaneva con esseri che non gli interessavano.

Vide che sulla lista d’attesa, c’erano diverse personalità pronte a stringergli la mano, forse per l’ultima volta, c’erano i capi del governo – il presidente della repubblica, il primo ministro, il ministro delle finanze, il ministro della …, tutti, chi più chi meno, suoi dipendenti; poi c’erano molte eminenze – si era fatto persino confessare da uno di questi, non perché fosse credente, ma perché era importante sostenere quelle credenze che gli avevano dato tutto quello che aveva. Era questo che a lui importava, il resto erano chiacchiere per gli stolti. Poi c’erano, sempre sulla lista d’attesa, personaggi della cultura, dello sport, dello spettacolo, del … e non solo del suo paese, ma del mondo intero. Col suo biografo, aveva chiuso. La fine del racconto avrebbe dovuto inventarsela lui, così gli aveva detto. Il Personaggio sbadigliò e lasciò cadere la lista sul letto. Diede un’occhiata verso la luce che entrava decisa e abbagliante dalla finestra. Scosse la testa, un gesto questo che per descriverlo non sarebbe bastato un libro di mille pagine.

Poi, un giorno, una calma soprannaturale scese e abbracciò la villa situata sul fianco della collina. L’elicottero e il suo pilota erano parcheggiati lì, sempre pronti a dire “Sì, Commendatore!”, ma, in realtà, non volavano più da mesi. Così il pilota si annoiava e l’elicottero si arrugginiva; le guardie del corpo travestite da giardinieri, insieme ai giardinieri giardinieri, camminavano sulle punte dei piedi per non far rumore e guai a tossire, anche loro sempre pronti agli ordini del Personaggio e ad acchiappare le foglie prima che toccassero il terreno. Il professor Gardelli, anche lui, eccetto per qualche scappatella alla clinica, era di proprietà privata, anche lui attendeva come tutti gli altri, come tutto il paese, le notizie di Colui che ormai non c’era più.

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, allora passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che parla agli amici del Web, Orazio Guglielmini.

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  1. By giusy

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