Interstellar: un vero e proprio capolavoro di nonsenso stellare

 

L’ammetto, non capisco un accidente di buchi neri e di buchi bianchi, di wormholes e di spazio a cinque e undici dimensioni, di viaggi spaziali e di navicelle interstellari, di gravità e di relatività, di materia oscura e di energia oscura, di particelle wimps e di bosoni, di materia fantasma e di materia reale, di big bang e di multiverso, di galassie e mondi virtuali, ma capisco quel tanto che mi basta per dire che il film “Interstellar” è una grande boiata ossia, detto in belle parole, “Interstellar” è un vero e proprio capolavoro di nonsenso stellare.

Fare simulazioni al computer, giocare col pc con buchi neri e wormholes è una cosa, nella realtà, sempre ammettendo che questi fenomeni esistano per come la scienza teorica li interpreta, è tutt’altra cosa. È vero, lo sappiamo ormai benissimo, è stato sempre così, la realtà non piace a nessuno, o solo a pochi e io faccio parte di questi pochi e me ne vanto. Però, a Christopher Nolan, il regista di Interstellar, sicuramente la realtà non piace e, infatti, non la rappresenta affatto per quello che riguarda l’infinito.

Ripeto, so quel tanto per sapere che ancora oggi nessuno sa veramente che cos’è un buco nero, nessuno sa che cos’è un wormhole, nessuno sa che cos’è l’energia oscura, nessuno sa che cos’è vaggiare nello spazio e forse Apollo 11 non è mai arrivato sulla luna. La scienza speculativa, teorica e i giochetti al computer non hanno nulla a che vedere con la realtà vera e propria che è lì nello spazio.

E la storia? Anche questa poi… In breve, uno scienziato (Michael Caine) che pur di salvare l’umanità dall’imminente morte del pianeta Terra, dice il falso e manda tra le stelle un team di scienziati in cerca di altri pianeti abitabili. Questi, i componenti della navicella spaziale, lungo la loro odissea trovano modo di litigare, di non intendersi, di uccidersi, di gridare amore amore ma solo una volta che l’amore non c’è più, oppure si trova dietro il muro d’un wormhole trasformato in un fantasma! Insomma, ci chiediamo noi, perché, sempre ammettendo che si potesse, perché voler fertilizzare l’universo con una specie tanto litigiosa, negativa, malvagia, criminale e violenta?

E comunque, anche se fosse tutto così, dovrei, dici tu lettore, dovrei pur sempre e in ogni modo elogiare lo sforzo fatto, il gesto, l’impegno del regista e degli attori per avere prodotto il film. Non la vedo così, io. Interstellar oggi viene buttato in pasto ad un pubblico quasi innocente in materia spaziale, cosmica, un pubblico che è assetato di novità, questo sì, ma cieco come una talpa per le conseguenze che questa novità crea nel suo cervello.

Che cos’è, allora, Interstellar? Realtà? Fiction? Fantascienza? Abracadabra? Un puro prodotto della mente? Che cos’è? Oppio, ecco che cos’è. Cosa? Su, dai! Vivremo tutti meglio, molto meglio se investissimo i nostri soldi e i nostri sforzi nella pulizia del nostro Pianeta, è così sporco!, e nel vero amore e nella comprensione di noi stessi, ne abbiamo così bisogno!

Alan Cromer, ne “L’eresia della scienza”, spiega la faccenda dello spazio in tutt’altro modo. Secondo lui, la stella più vicina a noi che potrebbe ospitare la vita non è Alfa Centauri, a 4 anni luce da noi, ma la stella di Barnard, a sei anni luce ossia a 53 miliardi di chilometri. Cromer dice che è solo una questione di aritmetica. Dopo aver calcolato tutto quello che c’era da calcolare, conclude dicendo che l’esperienza umana ci mostra che le nuove tecnologie raggiungono presto il limite del loro sviluppo. Viaggiare sicuri e tranquilli nelle profondità oscure dello spazio e più velocemente della luce è un bel grattacapo, per non dire impossibile.

Sostiene che la piramide di Cheope e l’atterraggio di Apollo 11 sulla Luna si assomiglino. La piramide di Cheope è stata costruita nel 2680 avanti la nostra era; Apollo 11, la missione spaziale che per prima ha portato gli uomini sulla Luna, Armstrong e Aldrin, è avvenuta il 20 luglio del 1969. Gli egiziani hanno continuato a costruire piramidi per altri mille anni, ma non sono mai più riusciti a costruirne una più grande di quella di Cheope. Gli uomini sono atterrati sulla Luna solo otto anni dopo il primo volo orbitale di Yuri Gagarin. Lo sbarco sulla Luna, sempre se è vero che gli astronauti americani ci siano arrivati, potrebbe essere la nostra piramide di Cheope, dice Cromer, un risultato destinato a non essere mai più superato. E se Alan Cromer avesse ragione e noi vivessimo per davvero in un pozzo cosmico dal quale non ne verremmo mai fuori? Ah, ah, ah!

Nella Grecia antica il soprannaturale era rappresentato dalla mitologia, nel Medioevo dalla religione ebraico-cristiana, oggi da Hollywood. Certo, mi rendo conto che c’è molta differenza fra le prime due e l’ultima. La mitologia greca e la mitologia ebraico-cristiana sono a un miliardo per cento pura invenzione, la fantascienza astrofisica è tutt’altra cosa. Però, però, però. Su, dai, diciamocelo tutto in una volta. Non sono un cretino, io. Lo so benissimo che lassù nello spazio c’è una miniera di sogni, è stato sempre così ed è ancora così, ma soprattutto c’è una miniera di quattrini facili da fare e anche in modo piacevole, e allora? E allora, niente, il mondo va così!

Questo però non esclude il fatto che ieri sera, io e Lorenza, andando a vedere Interstellar, abbiamo perso 14 euro, 3 ore della nostra vita e siamo ritornati a casa con una testa più confusa e inquinata di prima. La legge di Murphy però è chiara, almeno questa!, quando dice che tutto quello che può succedere nel mondo succederà, anche fare un film senza senso e venderlo al pubblico per un grande masterpiece.

Comments

  1. By lucy & roccia

  2. By Gianluca

  3. By francis

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