La Grande Guerra

 

“Abbasso gli assassini legalizzati e istituzionalizzati, abbasso il marcio che si trova, non alla base della piramide, ma alla sua sommità.”

Orazio Guglielmini

 

SE GLI TOGLI LE GUERRE AGLI ASSASSINI LEGALIZZATI E ISTITUZIONALIZZATI, cos’altro gli rimane? Le guerre, piccole o grandi che siano, sono sempre guerre, sono sempre bagni di sangue innocente. Innocente perché i veri responsabili di tutte le guerre sono sempre loro, gli assassini legalizzati e istituzionalizzati. e questi le guerre non le fanno, le ordiscono e le fanno fare agli altri per i loro ignobili interessi e ambizioni.

Le guerre, piccole o grandi che siano, le fa il popolo e i figli del popolo e non quelli che le tramano. Questi sono dotati di patenti divine, date loro personalmente dalla santa divina merda, patenti che si auto-rilasciano, patenti ottenute tagliando teste a destra e a manca sempre con la benedizione della santa divina merda, patenti da killer legalizzati e istituzionalizzati. Non ho mai visto sui campi di battaglia, eccetto per sbaglio, per propaganda o per eccezione, un reale, un generale, un signore, un politico, mai uno di loro col fucile in mano che sfidava le pallottole del nemico tra una trincea e l’altra. Per questi distruttori dell’umanità e del mondo le guerre sono ozio, ricchezze, poteri, un gioco grottesco e criminoso oltre che dilettevole.

Le guerre, piccole o grandi che siano, le fa e le subisce il popolo. Questo, forzato a farle dai suoi carnefici, gli assassini legalizzati e istituzionalizzati, è anche spinto a dover uccidere o essere ucciso dai suoi stessi fratelli di sorte, quelli che combattono dall’altro lato della trincea per difendere, a loro volta, gli interessi e le ricchezze dei loro carnefici. Ecco il cinismo elevato a sistema. Così abbiamo da una parte contadini italiani, francesi e inglesi contro, dall’altra parte, contadini ungheresi, austriaci e tedeschi; proletari italiani, francesi e inglesi contro proletari ungheresi, austriaci e tedeschi. Tutti lì, questi innocenti, a difendere con la loro vita, diritti, ricchezze, poteri e privilegi dei loro killer, killer legalizzati e istituzionalizzati!

Ci sono servizi militari di leva, tribunali dell’esercito, giurie improvvisate, leggi, obblighi che tutti, dai 18 ai 60 anni, devono seguire, devono, volenti o nolenti, andare in guerra. Partono, lasciano le loro famiglie, i loro figli, le loro case, le loro radici e marciano, marciano verso il fronte per ammazzare o farsi ammazzare. Se qualcuno di loro non accetta questo mostruoso contratto, quest’assassinio a cielo aperto, viene arrestato, condannato e imprigionato o fucilato come vigliacco o disertore.

Oggi, i figli di quelli che hanno fatto la Grande Guerra del 14-18 e morirono in situazioni atroci nelle più brutali e disumane condizioni, anche loro, cent’anni dopo i loro padri, fanno la Grande Guerra, non quella delle trincee questa volta, ma la guerra della disoccupazione, della fame, dello sfruttamento, della schiavitù elevata a sistema. I padri come i figli, i figli come i padri, muoiono in questo mondo banditesco e assassino per patrie che non hanno: i proletari, i morti di fame, gli zappatori non hanno una patria ne mai l’hanno avuta.

Dall’altra parte della barricata, oggi come allora, i figli di quelli che la Grande Guerra del 14-18 non la facevano, ma se la godevano da lontano e magari con un bel bicchiere di champagne in mano, continuano, proprio come i loro padri, a godersi lo spettacolo d’un pianeta in fin di vita e della battaglia che i nulla tenenti devono combattere giorno dopo giorno solo per tenersi in vita, loro che sono la vera causa di tutto questo sfacelo!

Il popolo le guerre non le vince mai anche quando le vince. Qualsiasi sia l’esito d’un conflitto armato, è sempre un perdente. Dopo le lotte sui campi di battaglia, i non uccisi si troveranno da lì a breve di nuovo su un altro campo di battaglia, quello nelle fabbriche, nelle miniere, nelle aziende agricole, sui cantieri edili, tutti lì, di nuovo, come ai vecchi tempi, a contendersi un posto di lavoro con altri poveretti come loro e a fare i lavori più disperati e meno pagati per i soliti carnefici!

“In questo mondo zio,”dice Tancredi al Principe di Salina ne Il Gattopardo, “se vogliamo che tutto rimanga com’è, allora bisogna che tutto cambi.”

Tutto cambia, infatti, ma per restare lo stesso. Bravo Lampedusa, con una sola frase hai descritto esattamente l’anima, il cuore e il cervello delle Grandi Guerre e della bestialità sociale in cui viviamo, ma soprattutto hai descritto l’anima, il cuore e il cervello della storia dei briganti al potere dai loro inizi fino a oggigiorno: TUTTO CAMBIA PER RESTARE GROTTESCO E CRIMINOSO COME SEMPRE!

Epicuro aveva visto giusto quando diceva che, grazie alle teorie idealistiche di Platone, il filosofo più nazi-fascista di tutti i tempi, i re, con le loro menzogne e coi loro soldati, avrebbero potuto governare la massa degli uomini impotenti e plagiati. Infatti, nel Sistema piramidale in cui viviamo, chi lavora, chi costruisce, chi ha un’etica e un’umanità fa la fame e fa le guerre; chi invece non lavora, non fa le guerre ed è da cima a fondo falso e disumano, il mondo lo governa e se lo gode.

Grazie a questo inumano “Contratto Sociale”, i popoli dell’intero Pianeta non hanno storia, non hanno patria, non hanno dignità, non hanno in realtà niente, niente di niente, hanno solo le loro catene, la loro miseria e la loro carne da cannone. Non hanno neppure un nome e un cognome, sono degli esseri fantasma, corpi non identificabili, cadaveri putrefatti, roba irriconoscibile e ignota.

Ecco il senso del milite ignoto: un NESSUNO! Un nessuno che rappresenta i nessuno, quelli che muoiono combattendo per coloro che creano le guerre e i disastri planetari e sociali per il particolare loro. Il milite ignoto, simbolo di barbarie e di ingiustizia, scolpisce in lettere universali il cinismo e il nichilismo della società bestiale in cui viviamo.

La storia?

Un incubo a occhi aperti.

 

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Nessuno uomo è più che un uomo.

 

Comments

  1. By Daniel

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