L’arte di morire – post 2

Essere sempre pronti *

 

“La morte non era inclusa nella mia educazione. In dodici anni di scuola e altri quindici in università diverse non ho mai ricevuto nessuna istruzione sull’arte di morire. Credo che addirittura la morte non sia mai stata nemmeno nominata… Vivere è una corsa ininterrotta verso la morte. La morte è l’unica cosa di cui ci dobbiamo preoccupare. Pensare a qualcosa di diverso dalla morte è solo una scappatoia… La società, l’arte, la cultura, la civiltà intera sono solo scappatoie, un unico gigantesco autoinganno il cui scopo è di farci dimenticare che incessantemente cadiamo attraverso l’aria e ci avviciniamo ogni istante di più alla morte.”

    Sven Lindqvist, “Sterminate quelle bestie” 

“Non c’è ‘arte di morire’ senza ‘arte di vivere’ né arte di vivere senza arte di morire,”   Orazio Guglielmini.

La morte, dunque. Questa, nonostante sia la padrona assoluta d’ogni nostro istante di vita, nonostante ciò, noi non l’accettiamo. È un fatto. Nessuno è mai pronto per questo inevitabile appuntamento. Essere pronti per la morte è accettare il fatto che noi siamo mortali e che su questo fenomeno non abbiamo nessun controllo, quando arriva arriva.

E allora? E allora niente. La domanda è: come potremmo essere sempre pronti a morire, anche se in realtà pronti non siamo?

Domanda infernale, atroce realtà. Però non disperiamo. Forse c’è una soluzione che vale quel che vale. Intanto dovremmo iniziare a conoscere, capire e interiorizzare sapientemente e razionalmente l’arte di morire. Questa preparazione per l’inevitabile avrebbero dovuto insegnarcela i nostri genitori e le nostre scuole sin dalla nascita, ma, come abbiamo visto, non è così.

E quindi? E quindi dobbiamo imparare con le nostre proprie forze e iniziative come succhiare il midollo e l’anima della vita mentre siamo in vita, perché la realtà ci insegna, e poco importa da quale angolo la si osservi, di non aspettare domani per ciò che possiamo fare oggi. Non aspettare di mettere quel bel vestito in un’occasione speciale, né rimandare una vacanza all’anno prossimo quando possiamo permettercela ora.

La realtà ci insegna che bisogna fare le cose quando uno ha voglia di farle e “qui e adesso”. Non bisogna procrastinare, rimandare, aspettare. Le frasi: “uno di questi giorni… un’altra volta… vedremo poi…, ci penserò sopra… per certe cose della vita, non per tutte, ma per certe cose della vita, bisognerebbe eliminarle dalla mente. Non dovremmo aspettare momenti speciali, perché ogni giorno, ora, minuto, secondo è già un momento speciale.

La realtà ci insegna che prima di uscire a comprare il pane sotto casa, dovremmo dare un bacio alla persona amata, ai figli, ai nostri cari, perché potremmo, secondo le leggi della natura e della cultura, non vederli mai più. Ecco, allora, cosa s’intende con l’essere sempre pronti per “la Signora delle tenebre”, anche se in realtà pronti non siamo!

E non dovremmo essere solo pronti a morire, dovremmo anche essere pronti ad amare, soprattutto ad amare tutto ciò che ci arriva, anche la morte. La morte poi non ha nulla a che vedere con le istituzioni, con la democrazia, con le orge del sabato sera, con le gite in montagna, ma ha a che fare con la nostra esistenza e, guarda caso, questa nostra esistenza è una cosa rarissima, preziosissima, unica e, quando la morte viene per prendercela, non possiamo dirle di passare un’altra volta, non possiamo mostrarle lo spessore del nostro portafoglio, non è interessata, quando arriva lei, siamo chiamati a risponderle in prima persona e siamo chiamati a farlo una volta sola!

Se “Vivere è una corsa ininterrotta verso la morte” come dice giustamente Sven Lindqvist, allora bisogna imparare in fretta e furia l’arte di morire, come dice Orazio Guglielmini, perché solo con quest’ “arte” possiamo affrontare l’invincibile nemica e, se non possiamo sconfiggerla, almeno possiamo renderla dolce e amichevole.

*  Intanto perché “essere sempre pronti” e non “sentirsi sempre pronti” per la morte? Per la semplice ragione che, nel modo in cui noi siamo strutturati biologicamente e psicologicamente, non potremmo mai essere pronti per la morte, il nostro istinto di sopravvivenza, i nostri sensi e i nostri attaccamenti si oppongono. Non resta allora che la ragione. Questa è calcolo freddo e matematico ed è quella che ci vuole per confrontarsi con la Signora delle tenebre. Noi siamo esseri per la morte dice il filosofo tedesco, Martin Heidegger, e dice giusto. La preparazione per questo passo fatale è, quindi, una preparazione filosofica e non sentimentale. La morte, infatti, potrebbe prenderci in qualsiasi momento lungo tutta la nostra vita. Stando così le cose, noi vogliamo, per vivere meglio e con mente lucida, vogliamo essere pronti, sempre pronti. E in ogni modo, perché, noi, noi mortali, dovremmo aver paura d’un fenomeno che ci rappresenta in tutto e per tutto?

Tratto da Ha un senso la vita?

Nel prossimo post Le due malattie

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