Sfida agli editori doc del Bel Paese – 5 post, il quarto

Io sono uno scrittore che si auto-pubblica, self publishing author dicono gli inglesi, e cioè prima vivo i miei racconti, poi li scrivo, poi scelgo chi me li può stampare, decido il formato, la copertina, il titolo, cosa scrivere sul retro di copertina e sulle alette, decido il prezzo, correggo le bozze, pubblico, pago e mi leggo. Sono, come si dice, non un mozzicone, un quarto o un mezzo scrittore, ma uno scrittore totale, intero.

Questo però non vuol dire che i miei racconti, scritti, romanzi siano inferiori a quelli che vengono congeniati, abborracciati, elaborati dall’editore doc, dal disegnatore doc, dal tecnico doc, dal titolo doc, dallo stampatore doc, dal bozzettista doc, dal critico che fa una critica a pagamento doc, dal divulgatore doc, dalla copertina doc, dal prezzo doc, dal distributore doc,  da da da, affatto, non lo penso. Infatti, i miei racconti, scritti, romanzi, anche se non godono di tutti questi “doc”, ciò non vuol dire che siano meno “doccati”.

Per dimostrarlo, sfido qualsiasi editore doc della carta stampata del Bel Paese a prendere uno dei suoi romanzi, a sua scelta e piacere, e io ne prendo uno dei miei e li facciamo poi leggere dal popolo, è l’unico degno di questo compito, e vediamo quale dei due ha meglio carpito l’anima e il cuore della società nazifascista e capitalista in cui viviamo, quale dei due viene compreso, apprezzato e amato di più; quale dei due resterà più a lungo nella mente dei lettori, quale dei due, infine, avrà più contribuito a sensibilizzare e far nascere nei lettori nuovi e positivi valori.

Non posso farci nulla, sono un romantico, uno che crede nel fair play, nell’essere, com’è di moda dire oggi, politically correct. Voilà. La sfida è lanciata.

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