Sport estremi (1, 2, 3)

 

Sport estremi (1)

 

Vi siete mai chiesto a cosa servono gli sport estremi? Vi siete mai chiesto perché nessuno altro animale della Terra, non soltanto non fa nessuno sport estremo, ma non fa nessun sport estremo o non estremo? Perché nessun’altra scimmia ha mai cercato di scalare l’Everest per il piacere di farlo? Perché non ho mai visto una mandria di ippopotami allinearsi e poi sferrare una corsa per chi arrivava per primo al lago più vicino e solo per il piacere della vittoria? Perché nessun’aquila vola in una caverna buia per poi comunicare alle sue simili “Io ho fatto questo”? Perché nessuno gnu ha mai cercato di attraversare un fiume su una corda tesa per il piacere di farlo? Perché fare immersione in un mare infestato dagli squali? Perché, insomma, perché tuffarsi dal cielo da un aeroplano senza paracadute?

Secondo Aristotele l’uomo è un animale razionale. Pascal non la vedeva così quando scriveva: «Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper restare tranquilli in una stanza”. Ecco delle ragioni per cui si fa sport estremo, uno sport questo che sai in anticipo che ti può costar la vita, eppure lo fai!

L’uomo, se vogliamo vederlo per com’è, è la creatura, tra tutte le altre creature del pianeta, la più squilibrata e pericolosa (nessuno gli nega altre qualità, ma queste vengono dopo se mai vengono), sia per se stesso che per tutti gli altri animali del pianeta e per la Terra stessa che lo ospita. È un essere senza senso e davanti a lui non ha che la morte e questa avverrà in un modo o in un altro, e lo sa. Questo sicuramente non aiuta la sua condizione già fragile e destinata a perire in un oceano di assurdità.

Io associo gli sport estremi a noia estrema, a un sentirsi inutile, a non volere adattarsi a una società colma di ingiustizie, a non sapere cosa fare della vita in un tal mondo. E così l’uomo scopre che non riesce a vivere la propria esistenza per come la natura gliel’ha data. Ecco, allora, che gli sport estremi si presentano come una sfida contro tutti e tutto.

E quando poi pensiamo che tutto questo sfacelo sociale e naturale sia dovuto, non a un cervello sano, buono e giusto, ma a un cervello creato passo dopo passo col solo istinto di procreazione e di dominio, allora, senza dubbio, ci rendiamo conto in che disastro evoluzionistico ci troviamo.

E tu cosa pensi lettore/lettrice?

Sport Estremi (2)

 Mi chiedevo in questi giorni, visto l’interesse che ha suscitato il primo post su Sport Estremi, pubblicato su Facebook, se il Colosseo, questa arena di urli di vita e di morte o di ammazza o sarai ammazzato, ha a che fare con Sport Estremi? E, per associazione di idee, anche con le guerre, con la violenza estrema, con l’Inquisizione, coi falò, coi campi di concentramento, con le pene capitali, ecc. Io sono incline a dire di “Sì”, e intendo questo “Sì” in questo senso: tra il gladiatore e Cesare vedo una certa affinità; tra le guerre e chi le organizza altrettanto, e così via. Il Colosseo, dunque, ha o non ha qualcosa a che fare con gli “Sport Estremi” ?

Mettiamo subito in chiaro questo: colui o colei che è alla mercé d’uno Sport Estremo ovvero d’una volontà ferrea di realizzare il suo “sogno” ad ogni costo, anche a costo della vita, e colui (lascerei colei in questo ramo fuori!) che ha il potere di creare un Colosseo, di creare l’Inquisizione, di fare guerre, di uccidere, di bruciare vivi i suoi simili, costui non usa il suo corpo come fa lo sportivo per realizzare il suo “sogno”, ma quello degli altri e in negativo! In altre parole, potremmo dire che abbiamo due tipi di Sport Estremi: uno che lo giudichiamo positivo e l’altro negativo.

E non solo. Sappiamo anche che gli sport in generale sono molto acclamati e privilegiati dai politici. E perché? Perché tengono attaccati alla tv milioni e milioni di persone. Non per nulla gli eroi dello sport sono pagati tonnellate di quattrini, mentre un operaio che lavora alla catena di montaggio guadagna sì e no quel tanto che lo tiene in vita. Il primo fa l’attore come il politico, il secondo si rende utile alla società come il muratore. Eccetera, eccetera, non si finisce mai, si trova sempre qualcosa in questa nostra meravigliosa società! In ogni modo, io penso che questi due “Sport Estremi”  hanno delle affinità in comune, affinità fisiche, psicologiche, culturali. Però, non sono sicuro. Potrei anche sbagliarmi e chiedo a voi, cari lettori e lettrici, qual è la vostra opinione? Così, eventualmente, sbaglieremo insieme, grazie!

 

Sport-estremi (3) 

Ci siamo sempre dati dei nomi e inventato dei nomi, milioni e miliardi di nomi, ma ce n’é uno che ci lega tutti insieme: siamo creature della terra e dell’universo privi di senso. Questo nome, il ”senso”, lo bramiamo ma non l’abbiamo. Nessuno nasce con un senso. Può solo conquistarselo, darselo, crearselo e solo vita natural durante. C’è un colpevole per tutto ciò? No. Per nulla. Non ci sono colpevoli né al plurale né al singolare. Le cose stanno così. Il pozzo nero senza fondo e senza senso a cui è legato il nostro destino, è la causa innocente e senza responsabilità di tutto il nostro fare, pensare e vivere.

Dover fare i conti con queste condizioni esistenziali, quelli che le capiscono, sanno che non si rischia mai nulla anche quando si rischia tutto. Ecco perché gli sport-estremi, nonostante a volte i protagonisti si spingono a rischi fatali e assurdi, per loro, comunque, il gioco è ormai fatto: vanno avanti nei loro obiettivi e, se necessario, avanti fino all’incontro con la morte a occhi aperti!

Un esempio. Un alpinista trentacinquenne si trova a settemila metri sul K2. Non ce la fa più. È sfinito. È mezzo congelato. È solo. Che fare? È la settima volta che prova a scalare il K2. Tornare indietro ancora una volta senza avere raggiunto la cima? Aveva promesso a moglie e figli che questa volta ce l’avrebbe fatta. E ora? E ora iniziare a scendere con tutto questo fiasco in testa?

Cosa dire poi della sua fama, dei suoi fan, dei suoi amici e a quelli che si aspettavano di più da lui? Al diavolo con queste idee! Sì, al diavolo, ma queste idee intanto sguazzano nel suo cervello e lui conosce fino alla nausea l’abc dell’esistenza. Morire da vecchio e da fallito? No, non vuole neppure pensarci!

La sua mente, in quel momento così drammatico e decisivo, diventa sempre più matematica, speculativa, spietata. Per la prima volta conosce il suo vero volto, il suo alter ego. L’io inflessibile, lucido e privo di feelings. Però, se non scenderà subito, non avrà scampo.

Gli uomini d’affare scommettono, non in un dio come Pascal, ma nel loro business. Ragionano così: se perdiamo, non perdiamo niente; se vinciamo, vinciamo tutto. Così lo spirito estremo, così quello dell’alpinista bloccato sul K2. Per lui, però, di fronte a sé, non c’era la vittoria, c’era la sconfitta che per lui, in quel momento, si trasformava in vittoria!

Dite la vostra

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