Svegliandomi

 

Mi sono alzato con un pessimo stato d’animo. Raramente mi capita una cosa del genere, quando questo succede, il più delle volte è senza una ragione, almeno così sembra. Non è il caso di questa mattina.

Certo la mia non è una scoperta così nobile come quella di Copernico, di Galileo, di Newton, non pretende il Nobel, però è comunque una scoperta, la scoperta di aver preso coscienza d’una nostra inattaccabile realtà.

Tutto è esploso mentre ero seduto sul water. Di solito questo è un momento di piacere. Questa mattina si è trasformato in una spiacevole verità, una verità che fino adesso avevo ignorato, non ci avevo pensato, eppure è una verità capitale. Non è vero, mi sono detto. Non posso crederci. È uno scherzo, uno scherzo e basta.

Ma poi, è davvero uno scherzo? No, non lo è. A una data età, certe cose, certe funzioni inevitabili diventano faticose, pesanti, per non dire tediose, e non hai sempre voglia di stargli dietro, però devi!

Mi salta in mente. Ogni animale che nasce storpio morirà o sarà eliminato da altri animali; ogni animale quando diventerà vecchio e non potrà più procacciarsi il nutrimento, morirà, si decomporrà, sparirà o sarà mangiato da altri animali; la stessa sorte toccherà a tutti gli animali umani che non hanno da mangiare. Concludo. Tutto questo non è carino. La natura costruisce i suoi fenomeni non con la testa, ma col culo.

La vita è infinitamente complessa e ricca di risorse, però, nonostante tutta questa sua ricchezza, è alla mercé di queste due parole: del mangiare e del defecare. Infatti, se ci pensi, puoi facilmente ridurla a queste due mansioni: mangiare e defecare. Cosa fai quando ti alzi al mattino? Vai in bagno. E poi cosa fai? Vai in cucina. E poi? A lavorare. E perché vai a lavorare? Per mangiare e defecare. Grande!

Gli atomi, le molecole, le pietre, gli elementi, non hanno questo bisogno, non hanno nessun bisogno, non sono schiavi di questa necessità, tu sì. Sei il suo schiavo a vita. E io che pensavo di essere un uomo libero!

Certe idee non ti vengono in mente quando sei giovane. Infatti, quando sei giovane sei solo un fascio d’istinti famelici e bestiali che ti tengono occupatissimo nel cercare di soddisfarli, e altri grilli per la testa non ne hai.

Ma perché non ci ho pensato prima? Era così semplice. Sono letteralmente sbalordito da questa scoperta. Per me lo è. Nessuno mi ha mai parlato di questo fenomeno; nessuno mi ha mai detto che tutte le ricchezze del mondo non valgano una cagata; nessuno mi ha mai informato che sono alla mercé di questa macchinosa ruotine, quella di dover vivere solo per mangiare e per cagare anche quando non vuoi.

Più penso a quest’idea, più m’incavolo, più me la prendo con me stesso per non averci pensato prima. Me la prendo anche con la natura per non aver saputo costruirci meglio.

Da cosa nasce cosa. E se fossimo, mi è venuto in mente, e se fossimo solo un escremento della materia? Unicamente una deiezione del magma che ci ha creato? Dopotutto per l’universo noi siamo solo polvere, roba proveniente da stelle morte. Noi stessi siamo stati costruiti con questi materiali putrescenti.

No!, ho urlato. Mi rifiuto di pensare che la vita è morte e la morte è vita. Ridicolo! Non voglio crederci. E poi, è mai possibile che a tutti i grandi cervelloni del passato e del presente gli sia sfuggito questo particolare?

Come hai fatto ad arrivare fin qui? Cosa intendi? Stavi parlando di tutt’altra cosa. Di cosa? Eri infuriato col penoso problema del mangiare e defecare, ricordi? Sì, ricordo. Hai ragione. Infatti, cosa significa andare a lavorare? Fare soldi. E i soldi a cosa servono? Servono per andare dal macellaio, dal fornaio, dal pescatore, dal fruttivendolo, al supermercato, al ristorante. Quindi? Cibo. Quindi? Merda. Siamo la merda dell’universo. Grottesco!

La notte cosa fai? Non ti basta quello che hai già scoperto? No, non mi basta. Cosa fai la notte? Vado a letto. Certo, vai a letto. Però, una volta a letto, cos’altro fai? Dormo. Quindi? Mi rilasso. Dunque? Sogno. Perciò? Quando non dormo, non mi rilasso e non sogno, penso. Certo, pensi. E cos’altro fai? Non molli? No. Vuoi proprio saperlo? Sì. Faccio all’amore. Esattamente. Fai all’amore. E cosa vuol dire fare all’amore? Fare figli. E i figli cosa significano? Altro mangiare e defecare. Fantastico!

Trecentosessantacinque giorni all’anno schiavi della pancia e del cesso. Ora, supponiamo che vivrai 85 anni, quanti giorni all’anno devi mangiare e defecare? 31 mila e 25 giorni. Quanti? Hai sentito bene. La vita è una mangiata e una cagata unica!

Queste due funzioni del corpo sono alla base del nostro vivere, alla base della nostra società e alla base di tutto il nostro pensiero. Pensa, Bertrand Russell ha scritto “The History of Western Philosophy” mentre era un fedele lacché dello stomaco e del cacatoio; Martin Lutero ha scritto le sue 95 tesi contro il papa seduto sul cesso, come lo sei tu adesso aggredito da questa riflessione. E comunque, devi ammetterlo, è interessante vedere il mondo da questo pulpito. Molto!

Quante balle ci siamo raccontati e continuiamo a raccontarci l’un l’altro, noi umani, noi non nobile materia ma sozzura! Siamo fatti di spazzatura cosmica, solo un deposito di materiali bruciati e consunti provenienti da distanti oggetti come supernove e vomiti di buchi neri, tutta roba morta. Nessun scienziato sano di mente può negare questa nostra realtà.

Tutto quello che noi chiamano valori, principi etici, la Magna Charta, grandi imprese, la Costituzione, spiriti eccelsi, tutto è composto e dominato da queste due parole: mangiare e defecare. Quando ci penso, mi sembra che non siamo altro che a cosmic rubbish machine. Povero homo sapiens sapiens, tanto sudore e tanto rumore e per cosa?

Voilà la nostra storia, la nostra sublime passione e ambizione. Il resto, naturalmente, è un passatempo per gli eruditi o, se vogliamo essere più precisi, il resto, a lungo andare, è vento, vento che spazza nel vuoto, vento cieco, vento che brontola nel nulla.

Quando poi penso alla nostra brama di andare in giro per l’universo per portare ad altri extraterrestri la nostra merda, come se non avessero abbastanza della loro, mi viene proprio da ridere. Davvero, non riesco a trattenermi dal non ridere, ridere e ridere ancora, proprio come sto facendo adesso seduto sul water.

 

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.

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  1. By Roberto Filiberto Gorelli

  2. By Elisabetta Rosaspina

  3. By stefano c.

  4. By stefano c.

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