Il Paese delle meraviglie (6)

Stupori a non finire

Il presidente del Pdm visita la città dei Montagnini

Non ti dico, Rossi, non ti dico cosa questi non hanno fatto per costui. Altro che papa, monarca, principe! Hanno tolto o spianato i dossi della strada dove passava la sua auto; hanno saldato tutti i tombini che si trovavano sul suo passaggio per paura che venissero fuori i topi di fogna con delle mitragliatrici; hanno eliminato i cassonetti dell’immondizia; scopato le strade; transenne e cordoni di polizia su ogni lato della strada; sui tetti cecchini ovunque, nel cielo rombavano gli elicotteri pronti ad intervenire nel caso ci fosse un attacco di topi di fogna al presidente del Pdm, intorno a lui centinaia di guardie del corpo, sulle finestre delle case, sugli alberi, sui pali della luce, sulle insegne stradali, dappertutto sventolavano le bandierine tricolori nuove di zecca.

Il ristorante in cui quel giorno il presidente ha posato le sue preziosissime chiappe e si è ristorato, dopo la faticosissima parata carnevalesca del mattino, aveva preparato un tale pranzo in suo onore e del suo numeroso staff, tutti degnissimi parassiti di piccolo, medio e alto rango, che i Montagnini, poi, per pagarlo insieme al resto dello show, hanno dovuto lavorare a più non posso per mesi e mesi.

Pare che il signor presidente del Paese delle meraviglie, tra pensione, onorario statale, infiniti privilegi e bonus, guadagni oltre centomila euro al mese, consumi più di 150 milioni di euro all’anno per i suoi show e svaghi internazionali e goda di un numero incalcolabile di body guard, carri armati, elicotteri armati, insomma, una vera e propria fortezza ambulante.

Il Paese delle meraviglie, Rossi, come tu sai, si spaccia per uno dei paesi più democratici al mondo. Nonostante questa sua fama democratica, ogni suo nababbo statale non percorre cinque centimetri di strada senza essere scortato dal suo esercito privato. Un muro di carne umana che lo protegge da ogni parte. Niente da dire, un paese veramente democratico!

Però, e questo devo proprio dirtelo, i Montagnini se la ricorderanno per il resto della loro vita la visita del buon presidente del Paese delle meraviglie. E non solo questa. Si ricorderanno anche altrettanto bene il conto che devono ancora pagare, grazie a lui!

 

Prima si scopre l’inganno e poi si fa la legge

Hai capito, Rossi? E non il contrario, cioè si fa la legge, si scopre l’inganno. Molti proverbi, amico mio, sono un vero e proprio insulto all’intelligenza. Questo è uno di essi.

Ma poi, chi è che deve scoprire l’inganno prima di fare la legge? Tu? Su, dai, Rossi, non farmi ridere. Cosa vuoi scoprire tu? Se scopri la causa della tua disgrazia, credimi, è già una gran bella cosa. Lo scoprono, l’inganno, prima di fare la legge, proprio loro, quelli che la legge la fanno! Ti è chiara l’idea? Infatti, i signori che fanno le leggi, prima di approvarle e di metterle in giro, prima di inculcarle ai Rossi, devono conoscere già l’inganno, devono sapere come possono aggirarle, al bisogno. Proprio così, Rossi, altrimenti non le avrebbero fatte, messe sul mercato, le leggi. Scherzi? Fare una legge senza conoscere come aggirarla in caso di bisogno? Sarebbe un controsenso. Potrebbe essere molto pericolosa anche per coloro che l’hanno escogitata. Mai al mondo! Prima si scopre l’inganno, lo si conosce bene, lo si annota nel caso uno se lo dimenticasse e poi, solo poi, si parte con la legge. Capito? È così che funziona la cosa nel democraticissimo Pdm.

A questo riguardo, c’è una storiella molto carina, che ormai conoscono cani e porci tanto è diventata popolare.

Si dice che un giudice, uno di quelli che ci lavora con le leggi, sia stato scoperto mentre stava giocando sporco sull’esito d’un processo. Chiedeva, alla parte perdente, in cambio del rovesciamento della sentenza, un piccolo regalino di un milione di euro. Non di più, solo un milione. Pare che questi soldi servissero al giudice per comprare una villa alla figlia sulla Costa Azzurra. Coloro che stavano perdendo il processo, possedevano i soldi richiesti (si era prima informato) ed erano disposti ad accontentare il giudice, quindi la cosa era fattibile, come era fattibile anche il rovesciamento della sentenza.

Ma, guarda caso, un collega del signor giudice in questione, forse più per scherzo che per altro, gli aveva giocato un brutto tiro. Aveva piazzato un microchip nel suo ufficio, registrato le sue losche conversazioni e, poi, coi fatti alla mano, l’aveva accusato di “lavoro sporco”.

Il giudice non se l’era presa. Figurati, era un giudice, uno di quelli che conosceva l’inganno. Decise, in tutta tranquillità, dato che la legge, appunto, glielo consentiva, di andare in pensione un po’ prima degli anni richiesti, evitando così danni professionali e altri problemi.

Il giorno del suo retirement aveva dato un gran party, invitando tutti i suoi colleghi e particolarmente colui che l’aveva denunciato. Lo ringraziò pubblicamente dicendo che, grazie a lui, gli era venuta in mente quella bellissima idea, l’idea di andarsene in pensione in anticipo!

Quando poi, più tardi, c’era stato il processo contro di lui, il giudice ne era venuto fuori a testa alta. Cos’era successo? Nulla. Niente di niente. Lui conosceva l’inganno, quindi aveva fregato la legge.

Ah, cosa dici? Oh, scusa, dimenticavo. Certo, certo. La pensione, la pensioncina del giudice. Ebbene, questa era solo di novemila euro al mese e la buona uscita di settecento e rotti milioni di vecchie lire!

 

Gli europarlamentari

Nel 2004, i mass media e i mezzi dei mezzi più indegnamente pagati al mondo, hanno preso di mira le nostre dimore con ogni sorta di propaganda elettorale. Sulle piazze e in televisione non si parlava che di questo. C’erano in ballo, tra l’altro, i “seggi” degli europarlamentari, quelli che noi dovevamo votare.

Voglio riportarti qui, Rossi, un articolo pubblicato dall’Espresso del 3 giugno 2004, che parla proprio di loro, dei signori demagoghi del Pdm al parlamento di Strasburgo e di Bruxelles.

Punto n° 1: “Gli eurodeputati italiani sono i più pagati. Ma anche i più assenteisti”.

Punto n° 2: “Gli italiani hanno fin qui ricevuto uno stipendio di oltre 11 mila euro netti al mese (contro i meno di 3 mila degli spagnoli). Ma poi ogni giorno di presenza è premiato con una pingue diaria di 262 euro … netti. Altri 12 mila vengono incamerati per le spese di segretaria (diffusa è la pratica dell’assunzione incrociata di parenti tra due parlamentari), 3,700 per spese di segretaria da non documentare e 3.652 all’anno servono per altre spese generali. I viaggi aerei vengono comunque rimborsati in business class (secondo l’ “Herald Tribune” in un anno, tramite il sistema dei rimborsi, un deputato può aggiungere al suo stipendio 100 mila euro). La pensione arriva ancora a 60 anni. E lo statuto dell’europarlamentare prevede anche una larga immunità giudiziaria”.

Punto n° 3: “Anche questa volta ci siamo fatti riconoscere. Gli italiani, nella legislatura che si chiude in questi giorni, sono stati gli europarlamentari più pagati e meno presenti a Strasburgo. Secondo il sito europarliament.net, basato sulle firme di presenza degli eurodeputati, la media delle presenze, da luglio 1999 fino al 17 maggio scorso, è stata dell’82,69 per cento, mentre la percentuale italiana è stata del 68, ultimo posto con 12 punti di distacco dal penultimo”.

Punto n° 4: “Voto sugli Ogm del febbraio 2001: partecipano 46 italiani su 87, contro 77 tedeschi su 99 e 62 francesi su 87. Voto sul cioccolato (marzo 2000): 55 italiani presenti, 91 tedeschi e 78 francesi. Voto sulla clonazione umana del settembre 2000: 58 italiani, 87 tedeschi, 70 francesi. Complessivamente, su dieci voti cruciali, mentre l’Italia avrebbe avuto un peso potenziale del 23,6 per cento, ne ha di fatto esercitato uno pari al 19, 6. Viceversa, la piccola Olanda ha avuto un peso reale del 9,5”.

Punto n° 5: “Altri indicatori della ricerca, riferiti al primo anno e mezzo della legislatura, ci dicono che 15 eurodeputati non hanno mai preso la parola in aula, 13 non hanno mai presentato un’interrogazione e “solo 34 deputati hanno partecipato a più del 50 per cento dei lavori delle commissioni di cui sono titolari”: in tutti questi casi si distinguono negativamente gli onorevoli con ‘doppio lavoro’ ”. Il grassetto e i numeri sono miei.

Ora cerca di immaginarti, Rossi, questi nostri signori eurodeputati, europarlamentari ecc., che arrivano al parlamento di Strasburgo, di Bruxelles, timbrano, forse, solo il cartellino e poi se ne vanno in giro per la città o ritornano in albergo a trovare le loro segretarie o rimangono seduti in parlamento senza dire niente, senza farsi notare, forse non sanno neppure cosa sta succedendo lì dentro, perché non capiscono la lingua, ma sono lì, come se fossero fantasmi; puoi immaginarteli? E poi, alla fine del mese, eccoli prendersi 11 mila euro puliti, cioè ventiduemilioni di vecchie lire, più tutto il resto!

Adesso ascolta, Rossi. L’altro giorno, in portineria, ho incontrato uno dei tanti giovani che distribuiscono volantini per reclamizzare supermercati e altre aziende. Tra una parola e l’altra, mi disse che aveva una laurea in economia e quello che stava facendo era l’unico lavoro che aveva trovato. Gli davano 20 euro al giorno e lavorava dalle 8 del mattino fino alle sette di sera. Certo, prima aveva cercato e cercato, niente, le porte si erano chiuse una dopo l’altra davanti a lui. Non gli era rimasto che accettare 20 euro al giorno o ammazzarsi. 20 euro al giorno, per 5 giorni alla settimana, fanno 100 euro, al mese 400, all’anno 4,800, lordi. Un operaio in fabbrica guadagna 900 euro al mese, 10,800 all’anno. Un impiegato del comune ha lo stesso stipendio dell’operaio, più o meno. Un eurodeputato 11 mila al mese, puliti, più tutto il resto. Ti pare giusto?

Ma poi, io mi chiedo, Rossi, io mi chiedo con quale spirito si può chiedere alla gente del Pdm di andare a votare questi signori? Io mi domando, Rossi, per quale ragione si dovrebbe andare a votare uno che guadagna in un solo mese ciò che un operaio non guadagna in un anno intero? Io mi chiedo, Rossi, con quale etica, morale, coscienza, animo, auto-rispetto si dovrebbe andare a votare uno che disonora il paese e, per di più, guadagna una barca di soldi? Io mi domando, Rossi, con quale diritto, con quale faccia tosta si può chiedere al popolo di andare a votare per codesti parassiti, per codesti singori incapaci e scialacquatori?

E questo sarebbe il democraticissimo Paese delle meraviglie? E questi deputati europei sarebbero i democraticissimi mezzi dei mezzi del paese?

Io ti dico, Rossi, che questi signori deputati europei sono un insulto non soltanto alla democrazia, ma sono un insulto anche alla sensibilità, all’intelligenza, al popolo del Paese delle meraviglie, all’Europa, al mondo, al sistema solare, alla Via Lattea, all’intero Universo e, in ultimo e soprattutto, un insulto a tutto il genere umano!

 

La grande abbuffata

“Un esercito di 500 mila persone che ogni anno costa (ai contribuenti) fino a 4 miliardi di euro. Troppi sono gli Eletti della Repubblica. Eletti in tutti i sensi: o perché insediati in cariche pubbliche con il voto popolare o perché premiati con una di quelle consulenze che lo spoil system consente di distribuire tra colleghi di partito e amici degli amici. Tutti comunque privilegiati perché dipendenti della florida azienda italiana: la Politica Spa. che ogni mese, non importa quel che succeda, guerre, tagli di bilancio, crolli azionari, continua ad elargire stipendi lautissimi a spese dello Stato e della pubblica moralità… E con questo andazzo che i costi del Parlamento sono lievitati molto più velocemente dell’inflazione. Il Senato è passato da 298 milioni di euro del ’95 ai 551 milioni dell’ultimo anno (155 dei quali per l’indennità e vitalizi dei senatori). La Camera spende 980 milioni, 291 dei quali destinati proprio ai compensi degli onorevoli… Altrettanto lauto è il trattamento che si riservano i consiglieri regionali (beneficiari anch’essi di una ricca pensione), i cui compensi sono ancorati all’indennità parlamentare in percentuali che vanno dal 65 al 100% (Sicilia)”, eccetera eccetera eccetera, L’espresso, articolo di Primo Di Nicola, 24 novembre 2005.

Pensa, Rossi, che dal 2000 al 2005 i parlamentari hanno avuto un aumento di 5.000 euro. Insomma, diciamocelo tutto in una volta, presto, tutti i lavoratori del Paese delle meraviglie non basteranno, anche se lavorassero 24 ore su 24, per pagare gli stipendi a questi nobili signori del Palazzo dell’Eldorado!

 

Ancora qualche giro di vite

“L’Italia, l’ultima in Europa per crescita, al 47° posto nel mondo, accanto al Botswana (stato dell’Africa meridionale), per competitività, col terzo debito pubblico più alto del pianeta… Un paese in caduta libera a rischio tracollo economico.

“Negli ultimi dieci anni è stata l’ultima della classe in Europa nel promuovere deregulation e soluzioni di mercato. E per questo il fallimento dell’economia oggi è il suo più grande problema… La crisi economica dovuta alla stagnazione non è lontana ma non è ancora tanto tragica da portare la popolazione a capire che non si possono più evitare delle riforme radicali. Questo è vero anche in Francia e Germania, ma i problemi dell’Italia sono più gravi per questo le riforme sono più urgenti. Il crescente deficit delle finanze pubbliche sta nascondendo l’ampiezza del problema in alcune regioni. Si sta usando denaro pubblico per sostenere alcune industrie, alcuni settori. Ma questo non è sostenibile a lungo termine. Nell’ambito dell’euro non si può pompare il deficit a dismisura. Chiunque vinca (le elezioni) nel 2006 sarà costretto a smettere di spendere a più non posso e dovrà alzare le tasse, e questo affosserà l’economia ancora più rapidamente… È un processo inarrestabile. La gente vedrà il crollo del tenore di vita nell’incapacità di permettersi di andare in vacanza o comprare una macchina. Apparirà anche con chiarezza che l’Italia sarà sorpassata dagli altri paesi europei…

“La quota di investimenti stranieri in Italia è ridicola. E la ragione è che all’estero vi è una totale sfiducia nel sistema di corporate governance delle aziende italiane. Gli scandali (Cirio-Parmalat) hanno evidenziato l’assoluta inadeguatezza delle leggi che regolano le aziende. Come quella sul risparmio che giace in parlamento. Senza regole nessuno all’estero si arrischia a mettere i soldi in Italia…  …il fatto che Fazio non abbia pagato in nessun modo i suoi errori dimostra che non c’è nessuna assunzione di responsabilità ai più alti vertici del paese. Se il governatore della Banca d’Italia gode della totale impunità è la credibilità dell’intero sistema che crolla. È stato un po’ come la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’inaffidabilità italiana. Dopo la disinvoltura con la quale Berlusconi ha cambiato le leggi a suo piacimento, dopo gli innumerevoli condoni che incoraggiano l’evasione fiscale o l’abusivismo edilizio, il messaggio è che non esistono regole. È lo smantellamento dello Stato di diritto.

“Con un deficit crescente, l’aumento delle tasse, la disoccupazione in salita, la realtà non tarderà a prendere il sopravvento sulle illusioni”, colloquio di Annalisa Piras con Bill Emmott dell’Economist, L’espresso, 24 novembre 2005.

 

Gli emeriti nullità

Di questi il Paese delle meraviglie straripa. Sono dappertutto. Una gramigna appiccicosa, con radici profondissime, non facilmente sradicabili, quasi indistruttibili. Per gli emeriti nullità, cioè i parassiti d’alta classe, i loro “diritti” sono tutto; i loro “doveri”, non menzionarli neppure! Gli emeriti nullità hanno il diritto di violare le leggi, il diritto di rubare, di sfruttare, di ingannare, di bastonare, di dire menzogne, di prendersi gli onorari più alti del paese, dell’Europa, del mondo; di non sentirsi responsabili di tutto ciò che combinano, pasticciano, fanno;

gli emeriti nullità hanno il diritto all’immunità, il diritto di prendersi una pensione da capogiro, di avere guardie del corpo, di fare guerre, di avere, da un momento all’altro, nel caso prendessero un raffreddore, i dottori più brillanti al mondo; di avere a loro disposizione i migliori cuochi del paese, di avere funerali di stato, il diritto di farsi leggi su misura, a pennello, come si dice;

gli emeriti nullità hanno il diritto di sprecare il sudore dei lavoratori come gli pare e piace; di andare a Bruxelles e dire balordaggini a tutto spiano, di aprire le casse di quelli senza cui cui nulla nasce, cresce o fiorisce e di servirsi a loro modo e piacere; gli emeriti nullità sono degli onnipotenti e come tali si comportano. Bogududù nei loro confronti è nulla e loro sono tutto.

Una volta il paese dei meravigliosi aveva un “re”, un solo “emerito nullità”, un solo parassita; oggi, grazie a mio nonno, ne ha a migliaia!

 

Per capire la cultura del proprio Paese, per conoscere la sua storia, il suo spirito, la sua anima, per essere un cittadino informato e avveduto, leggere e rileggere Il Paese delle meraviglie

 

 

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