150 anni o 1535? Orazio Guglielmini’s Risorgimento

L’ “Io” del Paese delle meraviglie nasce con Roma, ma ufficialmente nasce con la caduta dell’Impero, cioè con la deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augustolo, da parte del barbaro Odoacre, nel 476 dell’era bogududiana (vedere la favola di Bogududù). Fin dal suo inizio, l’ “Io” meraviglioso è stato nutrito con le idee strampalate dell’Indifferenza divina e con dei governanti che, prima di scoreggiare, dovevano chiedere al monarca del Vaticano il permesso. Questo “Io”, quindi, si erge sull’irrazionale.

“Essendo sempre stati il corpo della Chiesa, gli italiani sono stati sempre il corpo di un sistema irrazionale, perché qualsiasi religione è irrazionale. Per reazione all’irrazionale, gli italiani si dividono quasi sempre – irrazionalmente – in due o più fazioni preconcette … Per gli italiani, perciò, è quasi impossibile un ragionamento obiettivo, non falsificante, perché la cultura opera a livello epigenetico, ovvero si eredita”, l’antropologa Ida Magli, “Per una rivoluzione italiana”, p. 50.

Dentro questo corpo “irrazionale”, si è sviluppato l’ “Io” nazionale del Paese delle meraviglie, un “Io” che riflette la visione, appunto, assurda, dogmatica, irragionevole e folle dell’Indifferenza divina, un io che non conosce la libertà di pensiero, che non conosce l’essere umano in quanto tale.

Io definisco, quindi, irrazionale tutto ciò che non si confà alle leggi di natura e tutto ciò che non si confà ad un discorso logico, appunto, umano. L’Indifferenza divina, dunque i governanti, non entrano neppure minimamente nel parametro razionale d’intendere le cose. Il loro pensare è patologico. Questa dimensione umana, la dimensione patologica del pensare, i neurobiologi la conoscono molto bene. Come ci sono in natura uomini alti e bassi, cretini e intelligenti, daltonici e sani di vista, così ce ne sono di razionali e irrazionali.

Il Paese delle meraviglie è il Paese dove l’irrazionale è diventato razionale. L’Indifferenza divina rappresenta l’irrazionale per eccellenza, quindi anche lo Stato predatore, perciò il popolo. Ecco il sillogismo: tutti i meravigliosi sono irrazionali, tu sei un meraviglioso, quindi irrazionale. Il popolo meraviglioso, essendo stato governato da un “Io” patologico, bogududiano, astratto, per forza di cose è diventato, dopo secoli di condizionamento, incongruente, incapace di pensare chiaramente. Il discorso dell’antropologa non fa una piega.

Il massacro mentale del popolo del Pdm (Paese delle meraviglie) ha continuato indisturbato attraverso i secoli e, ancora oggi, nel 2000, questo massacro mentale, grazie all’Indifferenza divina e allo Stato predatore, continua a martellare idee irrazionali nella testa della gente che lo abita. Si pensava che le idee antireligiose di Garibaldi, di Cavour e di altri protagonisti del Risorgimento avrebbero ridimensionato un po’ la prepotenza della Chiesa. Non è stato così, ahimè! La Chiesa continua, in un modo o nell’altro, a martellare i suoi dettami grotteschi nel cranio dei meravigliosi. Questo condizionamento all’irreale e al grottesco ha dato all’Io meraviglioso il colpo di grazia. Ne è sorto un anti-Io: un Io anti-cultura, anti-progresso, anti vita.

Ovviamente, all’inizio e per un certo tempo, l’Io nazionale dei meravigliosi ha avuto qualche pregio, qualche vantaggio sugli altri Io, perché, in quei tempi, le culture dei diversi popoli, cioè gli Io nazionali che andavano sviluppando, formando e delineando le proprie caratteristiche, erano ancora rozze, bestiali, si sviluppavano a colpi di spada, non erano inquadrate in strutture di pensiero forti e organiche.

L’Io del Paese delle meraviglie, ad esempio, ha trovato la sua massima fioritura nella cultura umanistica. Gli umanisti, sia chiaro, non erano per nulla i monarchi, i principi, i signori e, soprattutto, non erano i preti, ma erano coloro che studiavano l’eredità culturale greco-romana. Erano decisamente contrapposti ai teologi: questi trattavano materie religiose facendo riferimento a Dio; quelli erano interessati solo alle vicende puramente umane. I nuovi pensatori avrebbero dovuto essere la fiaccola e la speranza di quella umanità oltraggiata dai despoti e dai preti, ma lo sono stati?

L’Umanesimo, quindi il Rinascimento, è stato un periodo di massimo lustro della cultura del Pdm. Se, però, tralasciamo la tecnica pittorica e architettonica sviluppatasi in esso, la cultura rinascimentale è una cultura fatta di cristi madonne e chiese. È, come abbiamo già illustrato in qualche parte in questo nostro lavoro (La favola di Bogududù e La favola di Geova ne L’Indifferenza divina), una cultura dell’inesistente, morta, come sono morte, culturalmente parlando, le piramidi, la lingua latina e i monumenti Maya. Oggi, la cultura dell’inesistente del Pdm, si lascia dietro un immenso cimitero di artificio artistico, si lascia dietro anche dei piccoli “io” smarriti arroganti immaturi irrazionali furbastri disadattati stolti, che si fanno buttare fuori dal parlamento europeo, che trovano difficoltà ad adattarsi ad altri “io” di maggior potenza razionale.

Parlare, dunque, solo degli ultimi 150 anni del Pdm, è una vera e propria presa in giro, oltre a dare prova, ancora e ancora, d’ignoranza storica, d’ignoranza e basta. Questo paese, piaccia o non piaccia, è una continuazione dell’impero romano. Semplice: il cesarismo si è trasformato in papismo, il console romano in prete cristiano e il soldato ammazza tutto in credente cieco. Chiaro? In altre parole, il Risorgimento non ha unicamente 150 anni, ma minimo 1535!

Vedere Il Testamento di Orazio Guglielmini

 

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