Il lavoratore – The worker

Ogni lavoratore è un esecutore del pensiero scientifico. Non c’è proprio nulla nel suo lavoro che non sia connesso alla scienza. Il lavoro del contadino ha a che fare con la scienza agraria; quello del meccanico con la scienza meccanica; quello dell’edilizia con la scienza edile; quello del minatore con la scienza mineraria e così via. Il lavoratore è gravido di scienza anche se lui non lo sa.

Si dice che abbiano chiesto alla madre di Einstein se conoscesse la teoria della relatività. La vecchia signora rispose energicamente dicendo: “Ma che mai dite? È mio figlio. L’ho fatto io. L’ho cresciuto io. Tutto conosco io di lui, anche la sua relatività!”

La stessa cosa si può dire del lavoratore: ogni macchina, edificio, prodotto, cibo, utensile è una sua creatura. Conosce il suo contenuto e il lavoro che ci vuole per crearla. Il contenuto della signora Einstein era suo figlio, quello del lavoratore è l’oggetto della sua produzione. Il lavoratore rappresenta le cose concrete, utili, indispensabili. Il suo frutto è ovunque e in ogni casa. Con lui gli alberi fruttificano, i fiori sbocciano, i prati si tappezzano di verde, di giallo, a seconda della stagione. È lui che produce le energie fisiche (il cibo); è lui che costruisce il mondo col suo sudore (gli edifici, le strade, i ponti); è lui che crea il benessere meccanico (le macchine); è lui che permette ai dottorandi di studiare e ai vecchi di prendere la pensione pagando le tasse. Tutto parte dalla sua busta paga, dalla sua vita.

Il lavoratore, per rendere bella la vita degli altri, è obbligato a rinunciare alla sua. Cosa mai cucinerebbe la cuoca d’un parassita se non andasse dal macellaio, dal fruttivendolo, dal pescivendolo, al supermercato? E chi fornisce tutti i beni che ci sono al supermercato se non il lavoratore? Che tipo di mobili metterebbe nel suo appartamento il signor sanguisuga, senza il suo lavoro?

Il lavoratore è lì per realizzare le ambizioni degli altri e rendere loro la vita facile e piacevole. Non lavoratore, non ambizioni, non vita agiata. Tutti mangiano e si divertono partendo dal suo sudore. Senza di lui, i parassiti, i predatori, i nulla andrebbero a pezzi in brevissimo tempo.

Il lavoratore però svolge un lavoro duro, penoso, umiliante che gli preclude qualsiasi soddisfazione estetica, intellettuale, conoscitiva, artistica, filosofica. Immola la sua vita per nutrire gli altri e costruire il mondo. Se qualcuno non ci crede, faccia la prova, vada a lavorare, come fa lui, in una fabbrica, in un podere, in un edificio in costruzione, in una miniera e poi vedrà. È lui che sacrifica la sua vita per rendere bella quella degli altri.

Il lavoratore non va in giro per il mondo a 80 e più anni a raccontare storie, perché il lavoro che fa determina la qualità della sua vita, della sua vecchiaia. La sua vita è povera, senza cultura, senza qualità, senza interessi, decrepita, desolata. Si muore come si vive e il lavoratore vive male e muore ancora peggio. Ecco come la società dei parassiti lo ricompensa dopo un’esistenza da cani.

Vedere Lo  Stato predatore

 

 

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