Le cose devono cambiare, ma non per restare le stesse

I frutti bisogna raccoglierli quando sono maturi. Il tempo è arrivato.  È il tempo della ragione, non quella dei parassiti e tanto meno quella degli intellettuali al loro servizio, ma il tempo della ragione popolare. Il popolo è cresciuto, è diventato saggio ed è l’unico ad avere una morale sana e umana.

La ragione popolare dice che noi viviamo in un mondo capovolto: quelli che non lavorano, i parassiti, hanno tutto; quelli che lavorano, il popolo, non ha niente. Ora, quale ragione ragionante potrebbe ammettere una tale assurdità? Nessuna! Coloro senza cui nulla nasce, cresce o fiorisce non posseggono neppure le loro vite; invece coloro che vivono solo per alimentare il loro egoismo, hanno tutto! Su, dài, qui c’è qualcosa che la ragione e l’umano non accetteranno mai!

Lei usa spesso la parola “parassita” nei suoi scritti. Vuole dirci chi sono questi signori?

La chiesa cattolica è un organismo parassitario, lo stato predatore è un organismo parassitario, il capitalismo è un organismo parassitario, la monarchia è un organismo parassitario; i mass media sono un organismo parassitario. Tutti questi organismi parassitari vivono sulle spalle del popolo, non producono nulla, prendono e basta, e prendono molto, si prendono tutto! Per proteggere il loro fare, i parassiti si sono creati un esercito, si sono creati delle guardie del corpo, esercito e guardie del corpo formattati da loro e che ubbidiscono solo a loro. Sono stato chiaro?

Chiarissimo.

I parassiti, oggi nel 2011, ci urlano addosso giorno dopo giorno che viviamo in una crisi globale. Bene, noi ci chiediamo allora: Chi l’ha creata questa crisi? E la risposta è: Sicuramente non i popoli lavoratori. I popoli lavoratori non creano crisi, creano nutrimento, creano opere, benessere, vita. La crisi l’hanno creata i parassiti. Sono loro, sempre loro, unicamente loro gli autori e i forgiatori di crisi, di ogni crisi e le crisi sono sempre esistite ed esisteranno sempre e questo fino a quando un solo parassita su tutta la faccia della terra resterà in vita. Ci siamo fin qui?

Sì, tutto chiaro.

Il genere umano, sin dalla sua nascita, ha sempre subito questa ingiustizia e mostruosità storica. Certo, non si può pretendere molto da un bipede, ma ci dovrebbero essere dei limiti. Il parassita non li conosce. Li ignora. La bestia in lui è diventata troppo bestia e se non la si ferma saranno guai per tutti; guai per il pianeta e per tutte le specie che lo abitano. Non c’è più tempo da perdere. Se vogliamo aggiustare le cose, dobbiamo fare un po’ di lavoro. Non un lavoro sporco. Il lavoro sporco lo fanno i parassiti. Non sanno fare altro che questo. Il lavoro del popolo non è un lavoro sporco, è un lavoro pulito. Questo consiste nel ribaltare radicalmente la situazione economica e sociale in cui viviamo. In altre parole, dobbiamo fare in modo che le cose camminino nel giusto senso: piedi per terra e testa in alto e non come si cammina ora, testa per terra e piedi in alto. Non è così che ci ha fatto la natura. Non è chiaro?

Spieghiamoci meglio. Ad esempio, quale ragione darebbe ragione al lupo quando dice all’agnello: “Tu mi stai sporcando l’acqua!” Attenzione! Il lupo è a monte, l’agnello a valle, come potrebbe sporcare l’acqua al lupo? È lui, il lupo, che sporca l’acqua all’agnello e non viceversa. Esopo conclude la favola dicendo che non c’è difesa che valga di fronte alla bestialità. Ed è così che stanno le cose tra parassiti e lavoratori. C’è, però, una bella differenza tra lupo e agnello e parassiti e lavoratori. Il lupo è il lupo, applica la legge della giungla, mentre il parassita applica la legge sociale. Questa, per com’è stata escogitata dai parassiti, è un milione di volte più brutale e mostruosa di quella del lupo. Chiaro fin qui?

Chiarissimo, grazie.

Il lavoro che i popoli devono fare, è prendersi tutto ciò che gli appartiene. Ed è tutto loro. Tutto quello che posseggono i loro nemici, i parassiti, l’hanno rubato a loro, ai lavoratori. Anche le loro vite appartengono al popolo. Che se le prenda, è un suo diritto. È lui, col suo lavoro e con la sua bontà d’animo, che le ha ingrassate!

Se si vuole respirare dell’aria pulita e vedere i bambini giocare e i vecchi sorridere e la pace e la giustizia e l’amore sulla terra, ci si deve tirare su le maniche e pulire il mondo. Pulirlo! E una volta pulito si dovrebbe fare in modo che l’ “Umano” non sia solo una parola e basta, ma una realtà di cui si può andare fieri. La massima dovrebbe essere: Fino a quando una sola persona nell’intero pianeta viene ingiustamente maltrattata, tutte le istituzioni che lo governano non sono degne di esistere. Vedere Lo  Stato predatore.

Buon lavoro!

 

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