L’editoria italiana – 9 post, il quinto

La Papera d’oro

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Qualche tempo fa, una signora d’alta classe, ad un certo punto della sua vita, dato il suo status e i suoi averi, decise di darsi, tra tantissime altre cose (era una ministra), anche alla scrittura. Non scriveva lei. Questo, quelli che avevano fiuto, l’avevano annusato. Faceva fatica, dicevano, faceva fatica a tirare giù una sola riga senza sbagli e sbadigli (questo, per dire la verità, lo dicevano i suoi compagni di scuola), come avrebbe potuto scrivere libri? Secondo loro riusciva solo a balbettare qualche cosa a qualche giornalista o scribacchino privo di talento e che aveva la passion for anonymity, come dicono gli americani. Questi (lo scrittore ghost, fantasma, anonimo), geniale nell’arte dell’artificio, accettava l’incarico. E così, dopo avere, ovviamente, intascato una bella somma di denaro sborsato dalla Papera d’oro, si metteva all’opera.

Ah sì, certo, era stata fatta ministra, non perché avesse fatto delle campagne elettorali, vinto delle elezioni, non perché avesse un talento politico, per nulla, era stata fatta ministra per il suo status e i suoi averi, ecco come di solito si fa in Italia. Insomma, era stata fatta ministra stile il paese delle meraviglie.

In ogni modo, una volta che il ghost writer aveva terminato il lavoro, “La Papera d’oro” metteva il suo nome e cognome e il gioco era fatto. Quel “capolavoro”, ancora prima di arrivare nelle librerie, grazie ai mezzi, allo status e all’influenza della signora ministra, era già famoso, era già stato elevato alle stelle dai giornali, dalla radio, dalla televisione e in ogni recensione. Si elogiavano il genio, il talento, l’estro letterario della nuova signora autrice, “La Papera d’oro”. Il contenuto? C’era anche questo, of course: l’autrice lo rappresentava dalla testa ai piedi.

E così, ancora prima di uscire, quel minestrone di parole comprate, era già un best-seller, era già famoso. I suoi libri, infatti, quando uscivano, andavano subito a ruba. La gente, quella buona, quella tutta cuore, addirittura, dopo il lavaggio del cervello che gli avevano fatto i mass media circa l’uscita del famoso libro della signora, addirittura, anche quella che non sapeva leggere, gli analfabeti, gli illetterati, quelli che non avevano mai letto un libro in vita loro, tutti, tutti si precipitavano a rotta di collo nelle librerie per comprare il neonato best-seller della Papera d’oro, proprio come si va di corsa a comprare il pane dal fornaio prima che lo finisca.

Una volta che la gente aveva comprato quel mucchietto di carta ben stilizzato e ornato della signora Papera d’oro, se lo portava orgogliosa e trionfante a casa, lo piazzava sul tavolo, sul comodino, lo guardava, cercava di leggere qualche frase, qualche paragrafo, sbadigliava, niente, lo andava a piazzare subito nell’armadio a vetri nel salotto, oggetto di orgoglio e di decorazione domestica.

Coi romanzi de “La Papera d’oro”, la grande editoria italiana aveva toccato l’apice della sua nomea nazionale e internazionale, proprio come lo sono oggi all’apice della loro carriera artistica tutti quei grandi pittori e quei grandi autori che i famosi critici, lavorando in comunella e in collaborazione con famosissime gallerie d’arte e rinomatissimi editori, lanciano sul mercato dell’arte e della letteratura i loro cavalli vincenti.

Comunque, si sa, per ogni cosa c’è un inizio e una fine e così è stato anche per “La Papera d’oro”. Infatti, alcuni anni dopo il suo esordio trionfante, e non si sa esattamente il perché, fine dell’orgasmo pubblicitario, fine delle vendite e fine della signora scrittrice d’alta classe, la signora prima ministra. Certo, ne aveva pubblicati parecchi di capolavori, best-seller. Che perdita! Figurati, amico Rossi, tutto il paese, quello buono, sentimentalissimo, sempre pronto a sacrificarsi per i suoi padroni e signori, aspettava e aspetta ancora un altro suo capolavoro per aggiungerlo a quegli altri che onorano e fanno ormai parte della decorazione di casa. Ma non arrivava e non sarebbe mai arrivato. Cos’era successo?

Forse, pensano ancora quelli che hanno fiuto, forse quello che le scriveva i libri ha tirato le cuoia o si è stufato di fare lo scrittore ghost ed è difficile trovarne un altro con lo stesso stile. Lo stile è lo scrittore, è l’uomo, lo stile è difficile imitarlo senza plagiarlo. La scrittrice Papera d’oro, quindi, aveva deciso di ritirarsi dalle auliche lettere per non rischiare di essere scoperta se si fosse servita della penna di un altro scribacchino dell’anonimato.

Ecco, mio caro Rossi, ecco come si scelgono e si promuovono i geni sul suolo italico; ecco un altro candidato dal talento magico ch’è destinato all’immortalità, un altro tassello letterario nell’elevatissima cultura della Santa Santissima Terra dei meravigliosi.

Nel prossimo post, editori e scrittori nel Paese delle meraviglie

Tratto da Il Paese delle meraviglie

UN INVITO: passate parola, condividete, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comunicare, confrontarci, dire la nostra brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più! Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani! È questo ciò che raccomanda agli amici del Web, Orazio Guglielmini. E io aggiungerei un “Grazie!” per chi volesse tradurre questi post nella sua o in un’altra lingua.

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