Zeitgeist

Una volta chiesi alla mia amica lucertola di spiegarmi che cos’è lo zeitgeist.

Rispose così: Lo zeitgeist non è mai a priori, ma sempre a posteriori.

Cioè?

Prima si fanno le cose e poi, volendo e potendo, si narrano. Detto diversamente, io ti posso parlare del mio zeitgeist di oggi, però, nel caso tu volessi conoscere quello di domani, dovrai aspettare fino a domani sera.

Raccontami quello di oggi.

La prima cosa che ho fatto questa mattina è stata quella di andare a mettermi su una pietra e prendere il sole, poi sono sfuggita per un pelo ad una serpe che voleva mangiarmi, in seguito mi sono nutrita di insetti, frutta e verdura, ed ora eccomi qua. Il mio zeitgeist di oggi è stato questo.

Sarebbe più corretto definirlo taggeist, spirito del giorno, vero? feci io.

Sì, penso proprio di sì, rispose lei.

Grazie amica lucertola, dissi io allora, grazie per avermi illuminato con la tua brillante spiegazione sullo zeitgeist.

Ma che cos’è, in realtà, lo zeitgeist? In nuce, è una parolona e le parolone fanno sempre colpo sugli imbecilli. Lo zeitgeist è solo confusione mentale, ma soprattutto è l’incontestabile arroganza asinina dei santoni.

Nella “Filosofia della storia”, il filosofo tedesco, Hegel, parla dello zeitgeist, spirito del tempo, dell’epoca, della storia; parla anche di autocoscienza e di spirito assoluto. Questo, alla fine della storia, guarda caso, si trasforma in uomo-dio.

Hegel, come tutti i creatori di dèi, dio, mondi immaginari, paradisi, nirvana ecc, parte dal concetto per arrivare al suo zeitgeist. Ora, però, e questo ormai lo sanno cani e porci, è l’uomo che ha creato il concetto e non il concetto l’uomo, chiaro?

 

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