Lettera aperta a Giuliano Amato, politico

Avevo scritto, nel 2013, un post affrettato dal titolo “Il politico Giuliano Amato e il proletario Francis Sgambelluri”, che ora voglio ritoccare cambiando anche il titolo: “Lettera aperta a Giuliano Amato, politico”. Il post originale iniziava così, più o meno, e così l’ho lasciato.

foto (3)Con il capitalismo* monarchico, il capitalismo ecclesiastico, il capitalismo borghese e il capitalismo nazi-fascista, mister Giuliano Amato, ci siamo tutti nati. Oggi, agli albori del Ventunesimo secolo, si è aggiunto un altro tipo di capitalismo, il capitalismo politico. Naturalmente il capitalismo politico c’è sempre stato, ma mai prima si era manifestato così deciso, aggressivo e spietato. Sta andando infatti alla grande, particolarmente nel Belpaese – Craxi, Bossi, Berlusconi, Grillo, tanto per fare il nome di qualcuno. E non solo. Come conseguenza, vista la sua nuova funzione, il politico capitalista ha portato al minimo i suoi impegni lavorativi, li ha ridotti a solo due funzioni: fare false promesse al popolo e prendere per i fondelli i votanti. Aggiungerei una terza funzione. Non so come definirla di preciso, ma è ciò che io penso. Oggi il politico, questo signore da sempre creduto un paladino della patria, se fosse necessario, sarebbe pronto a mandare in rovina anche il suo paese, soprattutto il suo paese, purché lui non perdesse il suo carissimo e preziosissimo posto, quello del politico capitalista.

Io sono un lavoratore. Il mestiere del lavoratore e il mestiere del politico sono due occupazioni molto diverse. Il primo lavora sul serio, costruisce palazzi, strade, ponti, dighe, macchine, città; coltiva i campi, si prende cura delle bestie; fa funzionare la società nei suoi bisogni quotidiani, ecc, ecc.; il secondo invece raccoglie i frutti del sudore del primo. Detto diversamente e sinteticamente, il lavoratore esiste solo per coltivare e costruire il paese, per difenderlo con la sua vita in caso di necessità, per andare ai raduni ad ascoltare le bugie dei suoi futuri padroni, per andare a votare, vale a dire per scegliere democraticamente il suo sfruttatore politico e non importa di che colore, per pagare le tasse, per rispettare le leggi, leggi fatte, guarda caso, dai signori politici, per fare sacrifici, per abbassare la schiena, per tribolare, per farsi imbottire il cervello da una cultura spazzatura e bigotta 24 ore su 24, per vivere una vita da bestia da soma e per vedersi scomparire a poco a poco da questo favoloso mondo di vittime e carnefici manovrato astutamente e, dov’è necessario, anche con la forza e senza pietà dai signori politici come lei, mister Giuliano Amato.

Ho dato un’occhiata su Wikipedia e ho visto che lei si è laureato in giurisprudenza e ha 79 anni. Una bella età! Ho visto anche che prende, non una, ma 8 pensioni che, messe insieme, le rendono 33.000 euro al mese, più tutti i vitalizi, tutte le prebende, tutti i riconoscimenti, ecc, ecc, e questo vuol dire extra leggi da cui il popolo lavoratore è escluso, ovviamente. Di più. Vuol dire anche un fracco di diritti legali di cui il politico, e spesso anche la sua famiglia, gode. Secondo alcuni, questi diritti legali o vitalizi o prebende o come li si vuol chiamare, sono leggi a tutti gli effetti, leggi che danno diritti ai signori politici di avere super auto blindate col chauffeur, i migliori medici, the best cliniche e ospedali al mondo, guardie del corpo, palestre per loro e per i loro familiari, ogni sorta di immunità, primi posti all’opera, al teatro, ai concerti, al cinema, agli stadi e sempre gratis e in tribuna d’onore; autostrade, viaggi in Italia e all’estero in aereo gratis; in treno, in taxi, gratis; ristoranti gratis o quasi; appartamenti di lusso a prezzi stracciati; buoni di trasferta, di spostamenti, porta borse gratis; prestiti in banca con agevolazioni pazzesche; camere ardenti e funerali di stato, ecc, ecc, e tutto questo e molto altro significa, per quello che riguarda il politico Giuliano Amato, che ai 33.000 euro al mese bisogna aggiungerne almeno altri 100 mila euro che, sommandoli, fanno la modica somma di 133 mila euro al mese. Qualcuno ha detto o scritto, non ricordo bene, che se il politico italiano (dico italiano perché non c’è nessun altro politico nella comunità europea e forse nel resto del mondo intero che svuoti le casse dei contribuenti più selvaggiamente e indegnamente) avesse dovuto scegliere tra il suo onorario e i vitalizi, avrebbe scelto senza esitazione i vitalizi.

E non solo! Quanto costa ai contribuenti il mantenimento del Palazzo dove lei e i suoi compari vi incontrate? E cosa dire di tutti quegli altri Palazzi sparsi per il paese che voi frequentate? Quanto costa tutto il personale che si occupa della loro manutenzione? Quanto costano all’anno le persone che lavorano al Palazzo? Solo un esempio: I barbieri arrivano fino a 136 mila euro l’anno. Forse non tutti quelli che lavorano al Palazzo hanno la stessa paga dei barbieri, però! Certo, capisco che dovete tenerveli buoni, i barbieri, altrimenti rischiereste che vi taglino la gola mentre vi fanno la barba. Quanto costano i poliziotti che devono picchettare e sorvegliare il Palazzo? Ecc, ecc. E non dimentichiamo che lei, mister Giuliano Amato, bazzica luoghi di alto rango, di lusso, luoghi costosissimi (Rai3 ha fatto vedere un programma quando c’era ancora la lira mostrando che i signori politici pagavano fino a 128 milioni di lire per un solo pasto), di prestigio storico, signorili, aristocratici, artistici, d’un alto valore simbolico, sorvegliati e questi luoghi ovviamente hanno un loro prezzo, un prezzo molto diverso dai luoghi frequentati dal popolo, quello che paga sempre e comunque per tutte le spese che fanno i signori politici.

Alcuni anni addietro, un giornale inglese scriveva che il politico italiano costava ai lavoratori italiani 100 mila euro al mese. Si sbagliava. Il politico italiano costa ai lavoratori italiani, ai veri lavoratori italiani, quelli senza i quali nulla nasce, cresce o fiorisce, almeno il doppio di quello che pensavano gli inglesi.

Il filosofo tedesco, Karl Löwith, nel suo libro “Il nichilismo europeo”, scrive: “Lo Stato ha imparato dagli industriali a sfruttare il credito, e lo fa con l’ostinazione di chi sa che la nazione non può farlo fallire: ora lo Stato se ne sta lì, accanto a tutti i truffatori, come supremo capo-sfruttatore”, p. 21. Più capitalista di così non si può, n’est ce pas, mister Giuliano Amato? Infatti, il capitalismo politico, paragonato agli altri tipi di capitalismo, li batte tutti alla grande: non può fallire, non fino a quando il popolo lavoratore paga le tasse, mentre gli altri sì. Siete proprio in gamba, geniali, unici, voi politici. Con la res publica, poi, cioè con quella “roba” che appartiene a tutti e a nessuno, nulla da dire, ci sapete proprio fare!

Vede, io sono arci-convinto che voi politici, e intendo tutti i politici della storia passata e presente e dal primo all’ultimo (non è da me dare molta importanza a un solo filo di grano in un campo di gramigna, se lei intende ciò che voglio dire), consciamente o inconsciamente, in un modo o in un altro, non avete mai e poi mai lavorato per costruire degnamente, onestamente e umanamente il vostro paese e meno che mai per creare una società giusta e democratica, ma vi siete sempre applicati, anima e corpo, a realizzare una sola importantissima idea, quella che vi permette di incrementare solo e solo i vostri poteri, solo e solo le vostre ricchezze, solo e solo i vostri diritti, solo e solo la vostra immunità, solo e solo il vostro benessere.

In altre parole, l’idea era di creare un Sistema sociale che desse l’impressione che fosse giusto e democratico, umano e compassionevole, legale e morale, etico e politically correct, insomma un Sistema sociale che desse da credere al popolo che fosse giusto anche il crimine (infatti il popolo lo si manda in guerra facendogli credere che va per difendere la sua patria, quando in realtà il popolo non ha una patria, quando in realtà il popolo va in guerra ad ammazzare i miserabili come lui o farsi ammazzare da loro e tutto questo per difendere i poteri e le ricchezze dei suoi padroni, quelli che lo sfruttano). Un Sistema sociale, dunque, che apparisse perfetto e sacrosanto, ma in realtà avrebbe dovuto essere manipolatorio e diabolico alla massima potenza, un Sistema il cui scopo era di brutalizzare e impoverire, con ogni mezzo e con ogni artificio, il corpo, il cuore e l’anima al popolo lavoratore e al mondo.

Chapeau!, ci siete riusciti alla grande. Ecco la vera arte, mister Giuliano Amato, che non è quella, come si vuol far credere, dei così chiamati “artisti”. Questi voi li utilizzate, strumentalizzate, usate e spesso senza neppure che loro se ne accorgano, gli infelici, a divulgare il vostro mostruoso fare (state distruggendo il genere umano e il pianeta Terra insieme a tutte le sue altre specie: se questo non è un mostruoso fare, allora qual è il mostruoso fare?) e i vostri gesti da primadonna. I veri artisti, per quelli che sanno leggere la realtà storica e politica per ciò che è, siete voi, voi i politici capitalisti!

Eccetera, eccetera, eccetera.

Sento che inizio a irritarla. È meglio che mi fermi qui. Solo una domanda ancora. Lei trova corretto, mister Giuliano Amato (e non mi dica, please, che dopo tutto quello che le ho scritto in questa lettera, sono un innocente a farle questa domanda), che un politico riceva dallo Stato una pensione di 200 mila euro al mese e un lavoratore solo 263 euro al mese?

Mi faccia sapere cosa pensa di questa lettera, se ne ha voglia, e mi creda comunque sinceramente suo.

Francis Sgambelluri

*      Il capitalismo, per come l’intendo io, è un’organizzazione criminale, banditesca e legalizzata a livello planetario, sostenuta dalle istituzioni politiche altrettanto criminali e banditesche. Questo significa che noi non viviamo in una società giusta e democratica, come i venduti al Sistema vorrebbero farci credere, ma viviamo, in realtà, in una società dispotica e sanguinaria che più dispotica e sanguinaria non si può. Il re è nudo e il suo regno non è quello della pace e della giustizia, ma quello della violenza e dell’assurdità.

UN INVITO: Se l’articolo è stato di vostro gradimento, passate parola, condividetelo, criticatelo, dite ciò che pensate. Per crescere e maturare culturalmente (non biologicamente, di questo si occupa la natura), abbiamo bisogno di comprendere, di comunicare, di confrontarci, di dire la nostra, brutta o bella che sia. Fatelo! La vita è qui e ora e poi mai più. Non perdetevi questo confronto con voi stessi e coi vostri simili. Siamo tutti degli esseri umani. Vale a dire, nessuno uomo è più che un uomo. È così che Orazio Guglielmini parla agli amici del Web.

 

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