Uno per tutti e tutti per uno

Questo dovrebbe essere il motto dell’umanità, di quella specie che va sotto il nome di esseri umani, ma lo è? No, non lo è. In questo medesimo istante milgliaia di bambini, adulti e vecchi muoiono letteralmente di fame: nostri fratelli, nostri simili, nostri compagni di sorte; in questo medesimo istante la desertificazione avanza in ogni angolo della terra: sempre meno boschi, sempre meno vita, sempre più cemento; in questo medesimo istante il mare diviene più inquinato: sempre meno pesci, sempre più spoglio di vita, sempre più cimiteriale; in questo medesimo istante sull’intero pianeta l’odio tra i poveri e i ricchi cresce e l’ingiustizia aumenta. Ma cosa ci sta succedendo? Cosa siamo? Dove andremo a finire proseguendo di questo passo? E perché poi? Solo per sentirci la pancia più piena di quella dei nostri fratelli? Solo per questo? Si riduce unicamente a quest’ambizione l’essere umano? Mi rifiuto di pensarlo. Voglio credere che l’uomo sia al di sopra del suo egoismo, al di sopra del potere e degli averi. Dopo tutto, la condizione umana ci inchioda tutti alla stessa fine: moriamo. Questo dovrebbe bastare per farci sentire più solidali e vicini l’un l’altro: condividiamo lo stesso destino. Allora, è proprio necessario continuare questo macello? Necessario distruggere la Terra e noi stessi? Perché è così che andranno a finire le cose se continuiamo in questo modo. Questione di tempo, ma ci arriveremo. Forse non saremo noi a toccare il fondo, ma lo toccheranno i nostri figli. Il sipario si chiuderà su di loro. Ed è questo, proprio questo quello che vogliamo? E allora? E allora perché continuare nel nostro egoismo, perché non dare una sterzata, cambiare rotta, perché non sanare noi stessi e il Pianeta, il nostro blu bel Pianeta e stabilire una fratellanza tra di noi, perchè non creare un mondo di amore, di giustizia, di pace, perché non alzarci domattina, il primo giorno del 2012, e gridare con forza e con amore, gridare alle stelle più lontane e a noi umani: “Uno per tutti e tutti per uno!”

 

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